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Spleen (LXXVIII)
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Spleen (LXXVIII) |
Quando il cielo basso e
cupo pesa come un coperchio Sullo spirito che geme in
preda a lunghe noia E abbracciando il cerchio
di tutto l' orizzonte Ci versa una luce nera più
triste delle notti Quando la terra si muta in
umida spelonca Dove Va battendo i muri con la
sua timida ala E picchia la testa su
fradici soffitti Quando la pioggia distende
immense strisce Imita le sbarre d’una vasta prigione E un muto popolo di ragni
infami Nei nostri cervelli tende
le sue reti Campane a un tratto
scattano con furia E lanciano verso il cielo
un urlo orrendo Come spiriti erranti e
senza patria Che si mettono a gemere
ostinati E lunghi carri funebri
senza tamburi né musica Sfilano
lenti dentro la mia anima Vinta piange e l'Angoscia
atroce dispotica Pianta sul mio cranio
chino il suo nero vessillo Testo: liberamente tratto Musica: Paolo Monaco Napoli 1989 |
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