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Fare la tua volontà! La mistica trinitaria ignaziana come radice del discernimento
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L’indispensabile
fondamento trinitario La posizione
“mariana” del cristiano Discernere: sulla
base di un’esperienza mistica Il dono del discernimento: frutto |
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Una riflessione sul fondamento trinitario del discernimento
spirituale personale o collettivo alla luce dell’esperienza di sant’Ignazio
di Loyola e dei primi padri della Compagnia di Gesù. In ogni discernimento
bisogna situarsi personalmente e insieme nella posizione del Figlio di fronte
al Padre che nello Spirito rende partecipe la persona o il gruppo del sentire
della Trinità. Il discernimento spirituale personale o collettivo è
innanzitutto esperienza di grazia, iniziativa dello Spirito. Discernere significa preparare e disporre l’anima a cercare e trovare la volontà di Dio nella vita personale e collettiva[1]. Un atteggiamento fondamentale che presuppone la fede in Dio Trinità, presente e operante in me e in tutta la famiglia umana[2], che fa scendere i suoi doni dall’alto[3] per la mediazione di Gesù e Maria[4]. La prima persona che discerne il bene da fare qui e ora, considerando il bene mio e di tutti, le disposizioni di ciascuna persona, la situazione delle relazioni interpersonali, il vissuto passato, presente e futuro della storia personale e collettiva, è innanzitutto il Padre. Solo lui infatti conosce intimamente nello Spirito e per la mediazione di Gesù ciò che è bene per me e per tutti. Discernere è quindi partecipare al discernimento del Padre nella Trinità che guarda il mondo e fa la redenzione dell’umanità, operando la santissima creazione[5]. Cercare e trovare la volontà di Dio è ricevere un dono e una chiamata: come il progetto di bene per il presente, passato e futuro mio e dell’intera umanità si può realizzare qui e ora con l’adesione della mia libertà. In questo ambiente divino-umano, cioè nel mistero della vita trinitaria abitante e partecipante della mia/nostra vita personale e collettiva, avviene il dialogo in cui da una parte il Padre mi coinvolge nel suo discernimento e dall’altra Gesù mi rende partecipe della sua posizione di fronte al Padre da cui attende e con cui dialoga sul bene da fare qui e ora: «Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me» (Gv 17, 23). L’indispensabile fondamento trinitarioSenza la consapevolezza di questo fondamento trinitario della vita personale e collettiva qualsiasi discernimento spirituale corre il rischio reale di diventare un’illusione ideologica, una mascherata autorealizzazione psicologica, una vana ricerca di soluzioni scientifico-tecniche, comunque una sottile e potente manipolazione di sé e di altri. Tutte le scelte infatti entrano prima o poi in crisi. Si potrà ritrovare il senso di quelle scelte, e cambiarle se necessario, solo se il processo di discernimento spirituale è fondato sulla roccia del mistero trinitario nella mia/nostra vita e non su me stesso/noi stessi o peggio ancora sulla volontà di qualcun altro o di un gruppo/clan dominante. Solo abitando in quel mistero la mia libertà è libera, la mia coscienza può sentire la volontà del Padre e la mia volontà può compierla interamente. Perché tutta la mia persona, partecipando pienamente della natura divina e dell’amore che circola tra il Padre e il Figlio, è Figlio nel Figlio e quindi simile al Padre. Solo il Figlio, che è simile al Padre, conosce il Padre ed è conosciuto dal Padre (cf. Lc 10, 21-22). Così sant’Ignazio concludeva molte delle sue lettere: «Termino pregando la santissima Trinità che per la sua infinita e somma bontà ci dia grazia abbondante perché sentiamo la sua santissima volontà e la compiamo interamente»[6]. La posizione “mariana” del cristiano e della ChiesaSu questo fondamento il discernimento spirituale diventa un evento di grazia, un processo di guarigione e liberazione condotto dallo Spirito. Ma occorre essere vuoti, totalmente vuoti di sé/noi «stando nel mezzo»[7] per poter essere mossi dal Padre nello Spirito e ricevere ciò che lui vorrà mettere nella mia/nostra anima[8]. Questa è la posizione di Gesù di fronte al Padre ed è la posizione che sant’Ignazio negli Esercizi Spirituali chiede prima a chi dà gli Esercizi di fronte a chi li riceve[9], e poi a chi li riceve di fronte al Padre[10]. Questa in definitiva è la posizione “mariana” del cristiano e della Chiesa: essere nulla d’amore per far vivere un altro in sé. Se la persona o il gruppo sono in questa posizione la comunicazione/relazione/rivelazione immediata tra Dio Trinità e la creatura si realizza pienamente e si incarna nell’elezione/decisione. Nella mia esperienza di accompagnatore spirituale poche volte ho incontrato persone e gruppi che abitualmente si trovino in questa disposizione d’anima, liberamente scelta come posizione fondamentale di coscienza. Discernere: sulla base di un’esperienza misticaIl discernimento spirituale personale e collettivo è possibile se vissuto sul fondamento di un’esperienza mistica. Ne è un esempio egregio l’esperienza vissuta da sant’Ignazio a Manresa e che ha accompagnato tutto il processo decisionale di sant’Ignazio stesso, di ciascuno dei primi compagni e di tutto il gruppo verso la fondazione della Compagnia di Gesù[11]. Ascoltiamo il suo racconto: «Una volta se ne andava per sua devozione ad una chiesa distante da Manresa poco più di un miglio: credo che si chiami San Paolo. La strada correva lungo il torrente. E mentre così camminava assorto nelle sue devozioni, si sedette un poco con la faccia rivolta al torrente che scorreva in basso. Mentre stava lì seduto, cominciarono ad aprirglisi gli occhi della mente: non è che avesse una visione, ma capì e conobbe molte cose, sia delle cose spirituali che delle cose concernenti la fede e le lettere, e questo con un’illuminazione così grande che tutte le cose gli apparivano come nuove. Non si possono descrivere tutti i particolari che allora egli comprese, sebbene essi fossero molti, ma si può solo dire che ricevette una grande luce nell’intelletto. E questo di restare con l’intelletto illuminato si verificò in maniera così forte, che gli pareva di essere come un altro uomo e di avere un altro intelletto, diverso da quello che aveva prima. Di modo che, in tutto il corso della sua vita, fino ai sessantadue anni compiuti, mettendo insieme tutti e quanti gli aiuti ricevuti da Dio, e tutte e quante le cose che aveva appreso, anche riunite tutte insieme, non gli sembrava di aver imparato tanto come in quella sola volta. Questo durò un buon spazio di tempo; poi egli andò ad inginocchiarsi ai piedi di una croce che si trovava lì vicino, per ringraziare Dio. Lì gli apparve quella visione che molte volte gli era apparsa, e che mai era riuscito a comprendere, cioè quella cosa di cui già sopra si è parlato e che gli sembrava molto bella, con molti occhi. Ma ora, stando davanti alla croce, vide bene che quella cosa così bella non aveva più il colore di prima, ed ebbe una chiarissima conoscenza, accompagnata da un grande assenso della volontà, che quello era il demonio. Anche in seguito, per molto tempo, continuò ad apparirgli spesso, ma egli, in segno di scherno, lo cacciava via con un bastone che era solito portare in mano»[12]. Il dono del discernimento: frutto della trasformazione in CristoCommenta padre Pedro Arrupe, all’epoca preposito generale della Compagnia di Gesù: «L’illuminazione del Cardoner è virtualmente una convocazione. Ignazio passerà dalla contemplazione della Trinità alla contemplazione delle opere della Trinità per aspirare, infine, a essere ammesso a collaborare con questa azione della Trinità. È una mistica che lo conduce all’azione, perché ciò che gli appare con contorni imprecisi, che si andranno definendo e arricchendo progressivamente dal Cardoner (1522) alla Storta (1537), all’epoca del Diario (1544) fino alla morte (1556), è “la comprensione, nel seno della Trinità, del mistero annunciato da Paolo che le creature vengono da Dio e a Lui ritornano. Ignazio vede che da questo movimento di discesa e ascesa sono contrassegnati i misteri della creazione, della caduta dell’uomo, della redenzione e della Chiesa. Soprattutto è questa la prospettiva in cui si rivela il mistero di Cristo. Ciò che vede in Cristo non è il modello di questa o quella virtù, per quanto perfetta essa sia, quali l’umiltà, la povertà, la pazienza, lo zelo, ecc. Cristo, per Ignazio, è soprattutto colui che, essendo sempre cosciente di venire dal Padre e di ritornare a Lui, contempla continuamente i disegni del Padre per discernere, per così dire, in una perfetta indifferenza di cuore e apertura di spirito, senza limiti precostituiti, quello che il Padre aspetta da lui per il compimento della sua Opera e della sua maggior gloria”»[13]. Nella visione del Cardoner sant’Ignazio riceve da Dio il dono del discernimento spirituale come frutto della trasformazione in Cristo, operata in lui dallo Spirito Santo: reso Luce nella Luce, vede/sente la Luce in tutte le cose, riconosce la falsa luce del nemico ed è capace di compiere la volontà del Padre. Sant’Ignazio, fatto Anima di Cristo, sente come suo il sentire della Trinità. Se la persona singola o il gruppo/comunità si trovano nella giusta disposizione, cioè Anima di Cristo singolarmente e insieme, sentiranno per grazia come propria la volontà del Padre. L’esperienza personale e collettiva di questo fondamento trinitario e della trasformazione in Luce, insieme all’uso corretto degli strumenti adatti a preparare e disporre l’Anima (personale o collettiva) e all’onestà di colui/colei/coloro che svolgono un ruolo di accompagnamento o guida, permette la realizzazione di un autentico e libero processo di discernimento spirituale personale o collettivo. |
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[1] Cf. Esercizi Spirituali 1, in Sant’Ignazio di Loyola, Gli scritti, AdP, Roma 2007, pp. 182-183.
[2] Cf. Esercizi Spirituali 235-236, ibid., p. 273.
[3] Cf. Esercizi Spirituali 237, ibid., pp. 273-274.
[4] Cf. Esercizi Spirituali 218-225, ibid., pp. 268-269.
[5]
Cf. Esercizi Spirituali 106-108,
ibid., pp. 227-229.
[6] Cf. Esercizi Spirituali 106-108, ibid., pp. 227-229.
[7] Esercizi Spirituali 179, ibid., pp. 254-255.
[8] Cf. Esercizi Spirituali 180, ibid.
[9] Cf. Esercizi Spirituali 15, ibid., p. 189.
[10] Cf. Esercizi Spirituali 179, ibid., pp. 254-255.
[11] Si leggano a questo riguardo gli articoli di P. Monaco, in cui si descrivono anche i mezzi necessari per “prepararsi e disporsi”: Cercare insieme la volontà di Dio. Il primo gruppo di gesuiti, in «Unità e Carismi» 16 (2006/6) pp. 21-26; Sentire in sé la volontà del Padre, in «Unità e Carismi» 17 (2007/1) pp. 35-41; Il discernimento spirituale personale, in «Unità e Carismi» 28 (2018/3) pp. 17-23.
[12] Autobiografia, nn. 30-31, in Sant’Ignazio di Loyola, Gli scritti, AdP, Roma 2007, pp. 103-105.
[13] P. Arrupe, L’ispirazione trinitaria del carisma ignaziano, nn. 67-68, in «Appunti di spiritualità» 13 (1980) p. 31. La citazione è tratta da R. Cantin, L’illumination du Cardoner, Sciences Ècclésiastiques, Montreal 1955, p. 54.