LA MIA ESPERIENZA
Nel 2001 ho fatto il terz’anno in Cile. Dopo il mese di
esercizi, svolgemmo un seminario sugli Esercizi
spirituali. Un mio compagno della Spagna ci raccontò l’esperienza di un padre gesuita, di
cui non ricordo il nome, sui Tre modi
di pregare. Ne rimasi colpito e incuriosito.
Ritornato in Italia, e
precisamente a Reggio Calabria, nel 2002 accompagnai una decina di persone negli EVO (Esercizi nella vita ordinaria).
Iniziai dai Tre modi di pregare,
soprattutto per sperimentarli e capirli meglio io. Grande fu la mia
meraviglia nel vedere quanto fossero utilissimi
agli esercitanti.
Conoscevano di più se stessi in realtà, imparando a riconoscere
il proprio stato di salute spirituale, morale, psico-fisico, emotivo,
relazionale. Si esercitavano con frutto nella distensione, nel raccoglimento,
nella concentra-zione e soprattutto nel
dialogo con le Tre Persone divine e con Maria.
Pietro Favre, uno dei primi gesuiti, racconta nelle sue Memorie
spirituali che egli si esercitava costantemente con i Tre modi di pregare.
Poi ho letto il Cammino di perfezione di s. Teresa di Gesù e mi è sembrato di
riconoscere nella sua esperienza il Secondo modo di pregare.
Leggendo varie
pubblicazioni, mi sembra di poter dire che i Tre modi di pregare, in particolare il Secondo e il Terzo,
possono inserirsi tranquillamente nel
panorama delle proposte di meditazione e preghiera, per esempio
accanto a quelle dell’oriente cristiano e non cristiano.
Da una parte, ci
aiutano a sentire meno lontane da noi
e a capire il grande valore di quelle esperienze di preghiera e
meditazione. D’altra parte i Tre
modi di pregare ci aiutano a mantenere
viva l’identità cristiana del nostro pregare.
Mi domando: certi modi
di pregare che ritroviamo sparsi su tutta la terra, rappresentano quasi una
sorta di “grammatica universale”
del dialogo tra Dio e l’uomo?
Che i Tre modi di pregare sono utili a tutti. Perché da una parte
Ignazio desidera che i Tre modi di
pregare siano proposti a
coloro che desiderano aiutare, istruire e contentare la propria anima fino ad
un certo punto (cf. ES 18).
Nello stesso tempo essi
sono inseriti alla fine del libretto, come una proposta per chi ha percorso l’itinerario completo (cf. ES
4).
Per quanto è possibile
propongo sempre i Tre modi di
pregare agli inizi di un corso
di esercizi. Ho fatto questa scelta
+ per seguire le indicazioni
di Ignazio (cf. ES 18);
+ perché aiutano ad entrare
progressivamente nel clima di raccoglimento e silenzio (cf. addizione
[239])
+ perché l’esercitante è
coinvolto nella preghiera in tutte le sue dimensioni interiori ed esteriori:
molti dicono di riscoprire la corporeità nella e della preghiera (cf. sui
sensi del corpo [247-248]; secondo modo [252]; terzo modo [258]).
+ perché mettono al
centro della preghiera la relazione con la persona, purificando in
questo modo l’esperienza spirituale dalle tensioni/ bisogni emotivi e dai
ragionamenti intellettuali (cf. secondo modo [251] e terzo modo [258]);
+ perché aiutano a vivere
in profondità il dialogo con l’Altro/altro, sperimentando più liberamente
nella preghiera la propria affettività (cf. primo modo [243]; secondo modo
[257]).
Centro Ignaziano di spiritualità (C.I.S.),
Napoli 2001 (= Appunti di spiritualità, 51)
[4] La quarta: Per gli
esercizi che seguono occorrono quattro settimane, corrispondenti alle quattro
parti in cui essi si dividono. Precisamente: la prima riguarda la
considerazione e contemplazione dei peccati; la seconda, la vita di Cristo
nostro Signore fino al giorno delle Palme incluso; la terza, la passione di
Cristo nostro Signore; la quarta, la risurrezione e ascensione, aggiungendo i
tre modi di pregare…
[18] La diciottesima.
Questi esercizi si devono adattare alle disposizioni delle persone che vogliono
fare gli esercizi spirituali, cioè alla loro età, istruzione o intelligenza;
affinché a chi è poco colto o debole di fisico non si diano cose che non
possa portare agevolmente e dalle quali non possa trarre profitto. Allo
stesso modo, si deve dare a ciascuno secondo la misura in cui vorrà rendersi
disponibile, perché possa trarne più aiuto e vantaggio. Pertanto, a chi vuole
aiutarsi per istruirsi e giungere a soddisfare la sua anima fino a un certo
grado, si può dare l’esame particolare [24-31] e, dopo, l’esame generale
[32-43]; e insieme il modo di pregare, per mezz’ora, al mattino, sui
comandamenti, i vizi capitali [238-248], ecc., raccomandandogli anche la
confessione dei propri peccati ogni otto giorni e, se può, di fare la
comunione ogni quindici giorni, e ancor meglio, se lo desidera, ogni otto
giorni. Questo metodo è più adatto alle persone più semplici o senza
istruzione: si spieghino loro i singoli comandamenti, come pure i vizi
capitali, i precetti della Chiesa, i cinque sensi e le opere di misericordia.
Ugualmente, se chi dà gli esercizi vedesse che chi li riceve è di debole
costituzione o di poca capacità naturale, per cui non ci si può attendere
molto frutto, è più conveniente dargli alcuni di questi esercizi meno
impegnativi , fino a che si confessi dei suoi peccati; e dopo avergli dato
alcuni esami di coscienza e indicazioni per confessarsi più spesso del
solito, per conservare quello che ha conseguito, non proceda oltre in materia di elezione,
né in altri esercizi, che sono fuori della prima settimana; soprattutto
quando si può ricavare maggior frutto con altri, e manca il tempo per fare
tutto.
Centro Ignaziano di spiritualità (C.I.S.),
Napoli 2001, (= Appunti di spiritualità, 51)
I. Sugli Esercizi - 5. A quelli che fanno soltanto gli esercizi
della prima settimana, si diano alla fine l’esame particolare e generale e il
primo modo di orazione.
II. Gesù. come si deve comportare chi dà gli esercizi quando si danno
con esattezza – 5. Alcune note. 3°. A costoro [alcuni che non sembrano
disposti da sperare da essi molto frutto] si potrebbe proporre qualche modo
di orazione, soprattutto il primo sui dieci comandamenti, sui vizi capitali,
ecc.
EPISTOLARIO
Filippo Leerno - Roma, 3 febbraio 1554
Ho scritto che qui
reputiamo uso assai utile e pio portare le persone alla confessione
settimanale, ma che non crediamo opportuno spingere gli uomini o le donne
alla comunione quotidiana, sebbene si permetta ad alcuni molto buoni e
devoti. Una comunione infrasettimanale, oltre quella settimanale, si può
concedere con più facilità, soprattutto nelle feste.
Quanto agli Esercizi
spirituali, N. P. mi ha ordinato di ricordarle che bisogna cercare di
servirsene in tutti i modi possibili per gli uomini e anche per le donne, le
quali però verranno in chiesa a riceverli. Si tratta degli Esercizi della
prima settimana, con uno dei modi di orare adatto al loro spirito, non chiusi
ma per alcune ore al giorno, perché in questo modo si può comunicare a molti
l’utilità degli Esercizi sino alla confessione generale e a qualche modo di
orare, come si è detto.
Ponzio Cogordan - Roma, 12 febbraio 1555
11. Le [religiose] aiuti
con esami di coscienza e con Esercizi spirituali, specialmente della prima
settimana all’inizio, indicando alcuni modi di pregare convenienti ad ognuna.
COSTITUZIONI DELLA COMPAGNIA DI GESÙ
Parte Settima - Rapporti col
prossimo di quelli che, già ammessi nel corpo
della Compagnia, sono distribuiti nella vigna di Cristo nostro Signore
[648] 8. Cercheranno anche di rendersi utili ai singoli
individui con colloqui pii, dando consigli ed esortando a portarsi bene, e
per mezzo degli Esercizi spirituali (F).
[649] F. Gli Esercizi spirituali non devono darsi per intero se
non a pochi; e questi siano tali che dal loro profitto si speri un frutto
notevole a gloria di Dio. Gli Esercizi spirituali della prima settimana,
invece, possono estendersi a molti; e a molti più ancora alcuni esami di
coscienza e modi di pregare, soprattutto il primo di quelli proposti negli
Esercizi, perché chiunque abbia buona volontà ne sarà capace.
a
cura di Giuseppe Mellinato, Edizione Città Nuova, Roma 1994
1541 - 22. (…)
Ricevetti anche direttamente altri stimoli benèfici dallo Spirito Santo, per
la mia crescita spirituale. riguardavano nuovi modi di pregare e di
contemplare buoni per l’avvenire, e consistevano nel rafforzarmi (attraverso
più chiare cognizioni e sentimenti) nei metodi a cui sono già abituato. Così
ad esempio, per quel che spetta litanie, misteri di Cristo e dottrina
cristiana (una specie di catechismo), mi fu dato di chieder grazie diverse, a
seconda naturalmente di ciascuna di quelle categorie, e chieder perdono e
ringraziare il Signore, sempre ritenendomi dentro a qualcuno dei tre metodi.
Facevo pure le stesse preghiere, utilizzando però successivamente le tre
potenze, i cinque sensi, le principali parti del corpo, o anche i vantaggi
materiali, che avevo avuti.
Centro Ignaziano di spiritualità (C.I.S.),
Napoli 2001 (= Appunti di spiritualità, 51)
1. Documenti utili. Dopo gli Esercizi si aggiungono alcuni documenti
molto adatti ed utili al profitto spirituale. Al primo posto si pongono i tre
modi di pregare, non perché chi ha terminato gli Esercizi si eserciti in essi (non sarebbe necessario), ma come
complemento della dottrina, per gli inesperti e i meno capaci, cioè per
coloro che non possono fermarsi molto su di un solo argomento nella preghiera
con lunghi ragionamenti. Perciò, nelle Costituzioni
(VII. 4, F),
si dice che gli Esercizi
completi si devono dare solo a pochi, mentre la prima Settimana, con i tre modi
di pregare, si può dare a molti.
2. Primo modo di pregare. Il primo
modo di pregare consiste nel riflettere sui precetti di Dio e della Chiesa,
sui sette vizi capitali, sulle tre facoltà dell’anima, sui cinque sensi; non
astrattamente, ma in un modo pratico, pensando, per esempio, come siano stati
così male osservati i precetti e proporre di osservarli meglio nell’avvenire.
E così per il resto.
3. Il Primo modo per i più dotati. Se si
volesse andare più a fondo e l’esercitante ne fosse capace, si potrebbe
seguire questo metodo: sui precetti considerare:
primo, il precetto in se stesso, quanto sia buono, giusto e
santo;
secondo, quanto sia utile osservarlo;
terzo, come sia stato osservato prima: se osservato bene,
ringraziare Dio; se male, pentirsi e chiedere perdono;
quarto, proporre in avvenire perfetta ed esatta osservanza,
chiedendone la forza nel colloquio.
Finito questo, se l’ora
di meditazione non è ancora terminata, passare ad un altro precetto, con il
medesimo metodo.
4. Sui peccati. Per i peccati si
rifletta:
primo, quanto male c'è
in ognuno e quanto giustamente siano proibiti;
secondo, quanto siano
dannosi se non si fuggono;
terzo, come finora
siano stati evitati e quali propositi fare per evitarli in seguito.
5. Sui sensi. Per le facoltà e i sensi
si può riflettere:
primo, quanto ognuno sia nobile e a noi utile, incominciando
dall’intelletto e scendendo agli altri;
secondo, a quale fine furono dati;
terzo, come Cristo e la Madonna se ne siano serviti;
quarto, come ce ne siamo serviti noi; se male, chiedere
perdono.
E così per le altre
facoltà e gli altri sensi, ognuno singolarmente preso, e anche sulla facoltà
di parlare, di muoversi e simili.
6. Importante raccomandazione. Si noti
però che, riflettendo su quale uso abbiamo fatto delle facoltà e come abbiamo
osservato i precetti e specialmente considerando i peccati, non dobbiamo fare
la meditazione, come se volessimo esaminare la nostra coscienza per la
confessione o – come nella prima Settimana – eccitarci al dolore. Ora lo
scopo principale è la considerazione degli argomenti in sé, da cui poi si
passa a qualche applicazione a se stessi; perciò bisogna mantenersi sulle
generali, senza scendere troppo a peccati particolari.
7. S. Francesco Saverio raccomandava molto
questo modo di pregare. Si dice che San Francesco Saverio di solito
consigliasse questo metodo di preghiera a tutte le anime con cui trattava,
anzi lo dava a volte, come penitenza: dedicare, mattina e sera, un po’ di
tempo a questa orazione.
8. Durata di queste riflessioni.
Sebbene nel libro degli Esercizi,
su questo argomento, si dica di fermarsi tanto tempo su di un punto quanto ne
occorre per la recita di tre Pater noster, tuttavia, se l’anima vi provasse
un particolare gusto e un vantaggio spirituale, dovrebbe fermarsi più a
lungo, anche se on potrà terminare tutti i precetti, secondo l’indicazione
della quarta Addizione, alla fine della prima Settimana.
9. Secondo modo di pregare. Quando nel
secondo modo di pregare si trova una parola che da sola non ha un senso
completo, se ne devono congiungere diverse, per esem-pio, “che sei nei
cieli”, o “sia santificato il nome tuo”. Ci sono invece altre parole che,
anche da sole, si prestano ad essere meditate, come, per esempio, “Padre”
oppure “nostro”.
10. Le giaculatorie. Ciò che si dice di
queste orazioni si deve applicare anche ad alcuni passi della Sacra
Scrittura, e soprattutto ai Salmi, alcuni dei quali interi o almeno qualche
loro versetto, potrebbero essere scelti molto utilmente e darebbero un
abbondantissimo nutrimento all’intelletto e al cuore.
11. Quanto tempo fermarsi su i tre modi di
pregare. Quando l’esercitante procede bene in questo modo di pregare da
sembrare di averlo assimilato abbastanza, non c'è bisogno di continuare
ancora: è sufficiente che abbia appreso il metodo, tanto da saperlo usare in
seguito. Lo stesso si dica del primo modo di pregare. Avendo a disposizione
una varietà di argomenti abbastanza grande, sarà utile che faccia un
esercizio sui precetti, uno sui peccati, uno sulle potenze dell’anima, uno
sui sensi, ecc.
12. Terzo modo di pregare. Il terzo
modo di pregare consiste in questo: fermarsi tanto tempo nel considererete
singole parole di una preghiera quanto ce ne vuole per un profondo respiro.
Se poi qualcuno, per sua devozione, vuol fermarsi di più, lo può fare
liberamente, ma allora seguirà piuttosto il secondo che il terzo modo di
pregare.
Questo modo abitua a
recitare con attenzione e devozione le preghiere vocali, secondo la
raccomandazione di S. Paolo: “Pregherò con lo spirito, pregherò con la mente”
(1Cor 14,15). Perciò, è molto utile a chi è obbligato alla Liturgia delle Ore
o ad altre preghiere vocali.
13. Non si escludono altri modi di pregare.
Benché qui si insegnino questi tre modi di pregare, non si devono escludere
altri modi che lo Spirito Santo suole insegnare alle anime e che uomini
esperti nelle vie spirituali praticano di solito secondo l’esperienza, la
ragione e la retta dottrina, oppure quei modi che ognuno ha sperimentato
utili al suo profitto spirituale. e questo vale anche per i Nostri [Gesuiti, NdR], che devono manifestare
singolarmente al Superiore o al Padre Spirituale il proprio modo di pregare,
socialmente se è un po’ diverso dall’ordinario, e ricevere la loro chiara
approvazione. Del resto, questi tre modi di pregare non solo possono essere
più o meno convenienti per diverse persone, ma anche ad uno stesso individuo,
secondo la diversa disposizione di anima o di corpo, sarà più adatto ora
l’uno ora l’altro modo. Per esempio, chi è stanco o malato non sarà ben
disposto a fare lunghe considerazioni o riflessioni; allora si servirà
piuttosto del secondo o del terzo modo di pregare. E questo si tenga come norma
non solo per la quarta settimana degli Esercizi,
ma per tutta la vita.
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