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Il regno di Dio è in mezzo a voi (Lc 17,21) Vita e spiritualità di
comunione nel Vangelo di Luca, II |
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Secondo Martedì
23 Parrocchia
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Novo millennio ineunte Esercizi spirituali Vangelo di Luca6,17-38 Disceso
con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era
gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio». 9,46-48 Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse: «Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande». 10,25-37 «E chi è il mio prossimo?»… «Va’ e anche tu fa’ lo stesso». «Novo millennio ineunte» di Giovanni Paolo II30. Ma il dono [dell’unità e della santità della Chiesa] si traduce a sua volta in un compito, che deve governare l'intera esistenza cristiana: «Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1 Ts 4,3). È un impegno che non riguarda solo alcuni cristiani: «Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità». 43. Spiritualità della comunione significa innanzitutto sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi, e la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci stanno accanto. Spiritualità della comunione significa inoltre capacità di sentire il fratello di fede nell'unità profonda del Corpo mistico, dunque, come «uno che mi appartiene», per saper condividere le sue gioie e le sue sofferenze, per intuire i suoi desideri e prendersi cura dei suoi bisogni, per offrirgli una vera e profonda amicizia. Spiritualità della comunione è pure capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c'è nell'altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio: un «dono per me», oltre che per il fratello che lo ha direttamente ricevuto. 49. Dalla comunione intra-ecclesiale, la carità si apre per sua natura al servizio universale, proiettandoci nell'impegno di un amore operoso e concreto verso ogni essere umano… nessuno può essere escluso dal nostro amore, dal momento che «con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo»… Se siamo ripartiti davvero dalla contemplazione di Cristo, dovremo saperlo scorgere soprattutto nel volto di coloro con i quali egli stesso ha voluto identificarsi: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…» (Mt 25,35-36)… stando alle inequivocabili parole del Vangelo, nella persona dei poveri c'è una sua presenza speciale, che impone alla Chiesa un'opzione preferenziale per loro. 50. È l'ora di una nuova «fantasia della carità», che si dispieghi non tanto e non solo nell'efficacia dei soccorsi prestati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna condivisione. Esercizi Spirituali di s. Ignazio di Loyola: Secondo modo di pregarePer conoscere la
verità del mio amore per Dio e per i/le
fratelli/sorelle Prima della preghiera: riposo un poco lo spirito, sedendo o passeggiando, ecc., considerando dove vado e a quale scopo (perché?) Mi metto in relazione con Poi, seduto o in un’altra posizione che mi aiuta di più 1. tengo gli occhi chiusi o fissi in un luogo (spazio, punto) senza andare con essi girando, 2. dico “Padre” e rimarrò nella considerazione di questa parola tanto tempo quanto troverò significati, paragoni, gusto e consolazione; 3. e farò così in ciascuna parola del Padre nostro o di un’altra preghiera (o brano biblico) che voglio pregare in questo modo. Infine, in poche parole, mi converto alla Persona che ho pregato, chiedendo le virtù o le grazie delle quali sento maggiore necessità, per esempio, di amare il mio prossimo vedendo in lui Gesù. |