Raggi

by Paolo Monaco sj

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Esperienze

Il regno di Dio è in mezzo a voi (Lc 17,21)

Vita e spiritualità di comunione nel Vangelo di Luca, IV

 

 

 

Introduzione

 

Primo

 

Secondo

 

Terzo

 

Quarto
incontro

Giovedì 25

 

Quinto

 

 

Parrocchia
Madonna
Assunta

Vittoria (RG)
22-26.03.04

 

 

 

 

Altre pagine

 

Chi ama Dio,
ami anche
il fratello!

 

Tu nel fratello!

 

Ora siete luce
nel Signore!

 

In compagnia
di Maria

 

Effatà, apriti!

 

In mezzo a loro

 

Il Silenzio
e la Parola.
La Luce

 

Contemplare
Cristo con gli
occhi di Maria

 

Trovare Dio
nel presente
della vita

 

Tutti uno in
Cristo Gesù

 

 

GESÙ ABBANDONATO

 

Vangelo di Luca 1

 

Novo millennio ineunte
di Giovanni Paolo II
2

 

Esercizi spirituali
di s. Ignazio di Loyola:

Esame particolare
3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vangelo di Luca

 

22,31-34.54-62 Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi»… Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!». Passata circa un'ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito, pianse amaramente.

 

23,33-49 Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto». Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.

 

 

 

«Novo millennio ineunte» di Giovanni Paolo II

 

22. …per la fede della Chiesa è essenziale e irrinunciabile affermare che davvero il Verbo «si è fatto carne» ed ha assunto tutte le dimensioni dell'umano, tranne il peccato (cfr Eb 4,15). In questa prospettiva, l'Incarnazione è veramente una kenosi, uno «spogliarsi», da parte del Figlio di Dio, di quella gloria che egli possiede dall'eternità (cfr Fil 2,6-8; 1 Pt 3,18)… questo abbassamento del Figlio di Dio non è fine a se stesso; tende piuttosto alla piena glorificazione di Cristo, anche nella sua umanità…

 

25. Non finiremo mai di indagare l'abisso di questo mistero. È tutta l'asprezza di questo paradosso che emerge nel grido di dolore, apparentemente disperato, che Gesù leva sulla croce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc 15,34). È possibile immaginare uno strazio più grande, un'oscurità più densa? In realtà, l'angoscioso «perché» rivolto al Padre con le parole iniziali del Salmo 22, pur conservando tutto il realismo di un indicibile dolore, si illumina con il senso dell'intera preghiera, in cui il Salmista unisce insieme, in un intreccio toccante di sentimenti, la sofferenza e la confidenza. Continua infatti il Salmo: «In te hanno sperato i nostri padri, hanno sperato e tu li hai liberati [...] Da me non stare lontano, poiché l'angoscia è vicina e nessuno mi aiuta» (22[21],5.12).

 

26. Il grido di Gesù sulla croce, carissimi Fratelli e Sorelle, non tradisce l'angoscia di un disperato, ma la preghiera del Figlio che offre la sua vita al Padre nell'amore, per la salvezza di tutti. Mentre si identifica col nostro peccato, «abbandonato» dal Padre, egli si «abbandona» nelle mani del Padre. I suoi occhi restano fissi sul Padre. Proprio per la conoscenza e l'esperienza che solo lui ha di Dio, anche in questo momento di oscurità egli vede limpidamente la gravità del peccato e soffre per esso. Solo lui, che vede il Padre e ne gioisce pienamente, misura fino in fondo che cosa significhi resistere col peccato al suo amore. Prima ancora, e ben più che nel corpo, la sua passione è sofferenza atroce dell'anima.

 

27. Del resto, la stessa narrazione degli Evangelisti dà fondamento a questa percezione ecclesiale della coscienza di Cristo, quando ricorda che, pur nel suo abisso di dolore, egli muore implorando il perdono per i suoi carnefici (cfr Lc 23,34) ed esprimendo al Padre il suo estremo abbandono filiale: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46).

 

58. Ci accompagna in questo cammino la Vergine Santissima, alla quale, qualche mese fa, insieme con tanti Vescovi convenuti a Roma da tutte le parti del mondo, ho affidato il terzo millennio. Tante volte in questi anni l'ho presentata e invocata come «Stella della nuova evangelizzazione». La addito ancora, come aurora luminosa e guida sicura del nostro cammino. «Donna, ecco i tuoi figli», le ripeto, riecheggiando la voce stessa di Gesù (cfr Gv 19,26), e facendomi voce, presso di lei, dell'affetto filiale di tutta la Chiesa.

 

 

 

Esercizi spirituali di s. Ignazio di Loyola: Esame particolare

Per semplificare e unificare la mia vita quotidiana

 

Al mattino, appena alzato, mi propongo di migliorarmi in uno dei punti dell’arte di amare: amare tutti, amare per primo, vedere Gesù nel fratello, farsi uno, amare il nemico.

 

Dopo pranzo (o prima), chiedo a Dio nostro Signore la grazia di ricordarmi quante volte nella mattinata ho messo in pratica quel punto dell’arte di amare.

 

Dopo cena (o prima) chiedo a Dio nostro Signore la grazia di ricordarmi quante volte nel pomeriggio ho messo in pratica quel punto dell’arte di amare.

 

Nel fare questo esercizio spirituale tengo presente alcuni suggerimenti.

 

1. Ogni volta che mi rendo conto di aver amato, porterò la mano al petto e, gioendo, ringrazierò Dio, ciò che si può fare anche davanti a molti, senza che sentano ciò che faccio.

 

2. Ogni volta che invece mi rendo conto di non aver amato, porterò la mano al petto e, dolendomi, chiederò perdono a Dio e la grazia di ricominciare ad amare.

 

3. Alla sera posso vedere se nella giornata sono migliorato. Se continuo questo esercizio per più giorni, posso vedere se da un giorno all’altro sono migliorato, ecc.

 

Nota bene.

 

Amare è un’arte che si impara nella concretezza di ogni giorno, con pazienza, progressione, ricominciando sempre.

 

L’utilità di questo esercizio spirituale è quella di aiutarmi a raccogliere, concentrare e orientare tutta la mia persona verso Dio Amore.

 

Inizio