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Il regno di
Dio è in mezzo a voi (Lc 17,21) Vita e spiritualità di
comunione nel Vangelo di Luca, IV |
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Novo millennio
ineunte Esercizi spirituali Vangelo di Luca22,31-34.54-62 Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi»… Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!». Passata circa un'ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito, pianse amaramente. 23,33-49 Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto». Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti. «Novo millennio ineunte» di Giovanni Paolo II22. …per la fede
della Chiesa è essenziale e irrinunciabile affermare che davvero il Verbo «si è fatto
carne» ed ha assunto tutte le
dimensioni dell'umano, tranne il peccato (cfr Eb 4,15). In questa prospettiva,
l'Incarnazione è veramente una kenosi,
uno «spogliarsi», da parte del Figlio di Dio, di quella gloria che egli
possiede dall'eternità (cfr Fil 2,6-8;
25. Non finiremo mai di indagare l'abisso di questo mistero. È
tutta l'asprezza di questo paradosso che emerge nel grido di dolore, apparentemente disperato, che Gesù leva sulla
croce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»
(Mc 15,34). È possibile immaginare uno strazio più
grande, un'oscurità più densa? In realtà, l'angoscioso «perché»
rivolto al Padre con le parole
iniziali del Salmo 22, pur conservando tutto
il realismo di un indicibile dolore, si illumina con il senso dell'intera
preghiera, in cui il Salmista unisce insieme, in un intreccio toccante di
sentimenti, la sofferenza e la confidenza. Continua infatti
il Salmo: «In te hanno sperato i nostri padri, hanno sperato e tu li hai
liberati [...] Da me non stare lontano, poiché l'angoscia è vicina e nessuno
mi aiuta» (22[21],5.12). 26. Il grido di
Gesù sulla croce, carissimi Fratelli
e Sorelle, non tradisce l'angoscia di un disperato, ma la preghiera
del Figlio che offre la sua vita al Padre nell'amore, per la salvezza di
tutti. Mentre si identifica
col nostro peccato, «abbandonato» dal Padre, egli si «abbandona» nelle mani
del Padre. I suoi occhi restano fissi sul Padre. Proprio per la conoscenza e
l'esperienza che solo lui ha di Dio, anche in questo momento di oscurità egli
vede limpidamente la gravità del peccato e soffre per esso. Solo lui, che
vede il Padre e ne gioisce pienamente, misura fino in fondo che cosa
significhi resistere col peccato al suo amore. Prima ancora, e ben più che
nel corpo, la sua passione è
sofferenza atroce dell'anima. 27. Del resto, la stessa narrazione degli Evangelisti dà fondamento a questa percezione ecclesiale della coscienza di Cristo, quando ricorda che, pur nel suo abisso di dolore, egli muore implorando il perdono per i suoi carnefici (cfr Lc 23,34) ed esprimendo al Padre il suo estremo abbandono filiale: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46). 58. Ci accompagna in questo cammino Esercizi spirituali di s. Ignazio di Loyola: Esame particolarePer semplificare
e unificare la mia vita quotidiana Al mattino, appena alzato, mi propongo di migliorarmi in uno dei punti dell’arte di amare: amare tutti, amare per primo, vedere Gesù nel fratello, farsi uno, amare il nemico. Dopo pranzo (o prima), chiedo a Dio
nostro Signore la grazia di ricordarmi quante volte nella mattinata ho messo in pratica quel punto dell’arte di amare. Dopo cena (o prima) chiedo a Dio nostro
Signore la grazia di ricordarmi quante
volte nel pomeriggio ho messo in pratica quel punto dell’arte di amare. Nel fare questo
esercizio spirituale tengo presente alcuni suggerimenti. 1. Ogni volta che
mi rendo conto di aver amato,
porterò la mano al petto e, gioendo,
ringrazierò Dio, ciò che si può fare anche davanti a molti, senza che
sentano ciò che faccio. 2. Ogni volta che
invece mi rendo conto di non aver amato, porterò la mano al
petto e, dolendomi, chiederò perdono
a Dio e la grazia di ricominciare
ad amare. 3. Alla sera posso vedere
se nella giornata sono migliorato. Se continuo questo esercizio per
più giorni, posso vedere se da un giorno all’altro
sono migliorato, ecc. Nota bene. Amare è un’arte
che si impara nella concretezza di ogni giorno, con pazienza, progressione, ricominciando sempre. L’utilità di
questo esercizio spirituale è quella di aiutarmi a raccogliere, concentrare e orientare tutta la mia persona verso Dio
Amore. |