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“Si amarono per amarlo” Esercizi spirituali per una
spiritualità di comunione, settembre 2015 |
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Dal 23 al 30 settembre nella Casa Sacro Cuore di Galloro (Ariccia, RM) dei Padri Gesuiti con Florence Gillet e Michel Vandeleene, del Movimento dei Focolari, abbiamo vissuto una prima esperienza di “esercizi di comunione”, dal titolo: «“Si amarono per amarlo”. Esercizi spirituali per una spiritualità di comunione». 23 partecipanti: la maggior parte religiose e religiosi di vari istituti, due laici. Abbiamo proposto questi esercizi
spirituali per rispondere all’invito che Papa Francesco ha rivolto a tutti i consacrati e
consacrate in occasione dell’Anno della Vita Consacrata. Ci sembra infatti
che gli esercizi spirituali siano uno dei luoghi privilegiati per la
formazione alla comunione:
I religiosi e le religiose, al pari di
tutte le altre persone consacrate, sono chiamati ad essere “esperti di
comunione”. Mi aspetto pertanto che la “spiritualità della comunione”,
indicata da san Giovanni Paolo II, diventi realtà e che voi siate in prima
linea nel cogliere «la grande sfida che ci sta davanti» in questo nuovo
millennio: «fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione». Sono certo che in questo Anno lavorerete con serietà
perché l’ideale di fraternità perseguito dai Fondatori e dalle fondatrici
cresca ai più diversi livelli, come a cerchi concentrici.
La comunione si esercita innanzitutto all’interno delle rispettive comunità dell’Istituto. Al riguardo vi invito a rileggere i miei frequenti interventi nei quali non mi stanco di ripetere che critiche, pettegolezzi, invidie, gelosie, antagonismi sono atteggiamenti che non hanno diritto di abitare nelle nostre case. Ma, posta questa premessa, il cammino della carità che si apre davanti a noi è pressoché infinito, perché si tratta di perseguire l’accoglienza e l’attenzione reciproche, di praticare la comunione dei beni materiali e spirituali, la correzione fraterna, il rispetto per le persone più deboli… È «la “mistica” di vivere insieme», che fa della nostra vita «un santo pellegrinaggio». Dobbiamo interrogarci anche sul rapporto tra le persone di culture diverse, considerando che le nostre comunità diventano sempre più internazionali. Come consentire ad ognuno di esprimersi, di essere accolto con i suoi doni specifici, di diventare pienamente corresponsabile? Mi aspetto inoltre che cresca la comunione tra i membri dei diversi Istituti. Non potrebbe essere quest’Anno l’occasione per uscire con maggior coraggio dai confini del proprio Istituto per elaborare insieme, a livello locale e globale, progetti comuni di formazione, di evangelizzazione, di interventi sociali? In questo modo potrà essere offerta più efficacemente una reale testimonianza profetica. La comunione e l’incontro fra differenti carismi e vocazioni è un cammino di speranza. Nessuno costruisce il futuro isolandosi, né solo con le proprie forze, ma riconoscendosi nella verità di una comunione che sempre si apre all’incontro, al dialogo, all’ascolto, all’aiuto reciproco e ci preserva dalla malattia dell’autoreferenzialità. Nello stesso tempo la vita consacrata è chiamata a perseguire una sincera sinergia tra tutte le vocazioni nella Chiesa, a partire dai presbiteri e dai laici, così da «far crescere la spiritualità della comunione prima di tutto al proprio interno e poi nella stessa comunità ecclesiale e oltre i suoi confini» (Lettera Apostolica in occasione dell’Anno della Vita Consacrata, 3). Al mattino e al pomeriggio erano previsti: * un incontro sul Testamento di Gesù (Gv 17), articolando attorno ad esso i principali punti della spiritualità di comunione: Dio Amore, Gesù abbandonato, la Parola, il comandamento nuovo, Gesù in mezzo, l’unità, i pericoli e gli errori nell’unità, Gesù Eucaristia, Gesù abbandonato-risorto, Maria; * un tempo di preghiera personale: insieme ai brani della Scrittura, sono stati offerti testi del Magistero, di teologi, di santi e di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, come “esperta” della spiritualità di comunione; * un incontro in piccoli gruppi di comunione per condividere il frutto della preghiera personale (in alcuni giorni si è tenuto una sola volta). Molti hanno ritrovato un rapporto profondo con il proprio fondatore o fondatrice e hanno sentito la vocazione all’unità. Alcuni hanno riscoperto, nella luce della comunione, il piano di Dio sulla propria vita. Altri hanno detto che, aldilà delle parole, la testimonianza di comunione tra noi era già un insegnamento. Da parte nostra ci siamo sentiti guidati dallo Spirito Santo sia nella preparazione che nello svolgimento di questi esercizi. “Questa settimana mi ha dato tutte le risposte di cui avevo bisogno”. “È stata una forte esperienza di Chiesa”. “Venivo per cercare il silenzio, Dio nella preghiera, e l’ho trovato anche nella comunione”. “Gesù non si vede, ma c’è, e noi l’abbiamo sentito”. “È stato bellissimo poter sentire le suore di altre congregazioni e fare comunione”. “Mi sento interpellata, o meglio, abbracciata dall’amore di Dio, e nel mistero di Maria, con timore e fragile fede, voglio dire il mio sì”. A conclusione di tutto, quando siamo entrati nel Centro internazionale del Movimento dei Focolari a Rocca di Papa per visitare la tomba di Chiara e celebrare l’ultima messa, abbiamo avuto la grande gioia di incontrare il cardinale João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica: un sigillo e una benedizione della Chiesa su questi esercizi. |
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