Introduzione
Nel preparare questo incontro mi è venuto in mente
un bel film: “Il diritto di contare”
(Hidden figures). Basato sul libro “Hidden Figures: The Story of the
African-American
Women Who Helped Win the Space Race” di Margot Lee Shetterly, il film
racconta la
storia vera della matematica, scienziata e fisica afroamericana Katherine
Johnson, che
collaborò con la NASA sfidando razzismo e sessismo e tracciando le
traiettorie per il
Programma Mercury e la missione Apollo 11.
Mi sembrava di trovare
una certa corrispondenza tra la traccia che mi veniva proposta
e la trama narrativa del film. Così, prima di esporre alcune idee sull’accompagnamento
spirituale, frutto soprattutto dell’esperienza, ho scelto alcune sequenze del
film per
stimolare l’ascolto e la riflessione sui vari punti.
Nel film i tre
personaggi principali, il direttore della NASA, il suo vice e Katherine,
si accompagnano a vicenda non senza difficoltà, si aiutano reciprocamente ad
andare
oltre i limiti sociali, culturali e scientifici e a sperimentare come frutto
un “di più”
di umanità che diventa “capace di volare”.
Nella seconda parte
dell’incontro, alla luce di quanto condiviso, abbiamo letto
alcuni brani dell’Evangelii gaudium sull’accompagnamento personale.
1. Verso dove
accompagnare?
Video - “Nella mia mente io sono già là! Mi segui?”.
L’invito a guardare “oltre” i numeri per trovare
qualcosa di nuovo che permetta di “volare”.
· Uno sguardo che viene dal futuro, uno
sguardo mistico!
· Vita nello Spirito: esperienza della vita
trinitaria, della comunione… la vita di Gesù Cristo risorto in noi che ci
rende partecipi della relazione d’amore tra lui e il Padre: “Io in loro e tu
in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo creda che tu mi hai
mandato e li hai amati come hai amato me” (Gv 17,23).
· La vita del Risorto in noi si sviluppa
secondo le tappe della vita di Gesù
che noi conosciamo attraverso il Vangelo.
· Accompagnare una persona significa
aiutarlo a vivere le tappe della crescita di Gesù in lui. In altre parole:
aiutarlo a sperimentare secondo l’età, condizione, cultura ecc. (in una
parola: la sua umanità) il battesimo, cioè, la partecipazione alla morte e
risurrezione di Gesù, cioè il suo essere Gesù/Chiesa.
2. In cosa
accompagnare?
Video - “Fanno fare delle cose alle donne
alla Nasa… e non è perché indossiamo le gonne,
è perché indossiamo gli occhiali”. Il rispetto della persona e la
pari dignità tra uomo e donna.
· Vivere il vangelo per ricevere il dono
della comunione: l’arte d’amare e in particolare
il comandamento nuovo di Gesù (Gv 13,34-35).
· Riconoscere il Risorto nelle sue
molteplici presenze: Parola, Fratello, Eucaristia,
in mezzo alla comunità, Chiesa, Apostolo.
3. Come accompagnare?
Video – “Qui alla Nasa la pipì ha lo stesso
colore”.
La verità vi farà liberi… oltre ogni discriminazione.
· Ascoltare la voce dello Spirito e della
Chiesa.
· Il più profondo “farsi uno”, farsi
compagno (cf. 1Cor 9,19-23).
· Stare come l’ago della bilancia senza
spingere le persone da una parte piuttosto
che dall’altra (cf. Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali n. 15).
· Aiutare a rileggere il vissuto alla luce
del Vangelo.
4. Quali sono le caratteristiche
dell'adulto che accompagna?
Video – “Lei, signore, è lei il capo. Deve
solo comportarsi come tale, signore”. Il coraggio di assumersi
le proprie responsabilità fino in fondo e di cambiare i modelli di
comportamento.
· Modelli: Maria e lo Spirito Santo, Gesù
con i discepoli di Emmaus…
· Vocazione (dono di Dio) e talento umano.
· Una persona che ha fiducia nel prossimo,
rispetta la libertà dell’altro, guarda la realtà
con il cuore, permette all’altro di sbagliare per imparare dai propri errori,
rischia
e si mette in gioco, sa andare al di là delle convenzioni, tradizioni, abitudini
e le cambia se necessario…
5. Chi e quali adulti per accompagnare?
Video – “Sei triste mamma?”, “Va bene, mamma”,
“È una brava persona”, “Ma non te l’ha nemmeno chiesto”, “Che aspetti? Sta
piangendo”, “Lei che ha detto?”, “E tu cosa hai risposto?”.
Le domande che aiutano a orientare il discernimento
verso delle scelte importanti e che affiorano dalla bocca dei bambini e delle
nuove generazioni.
· L’accompagnamento è un ministero del
sacerdozio comune.
· Non solo adulti. Tutti possono
accompagnare: bambini, giovani, adulti, anziani.
· Fondamentale è l’esperienza di Dio, la
vita del Vangelo vissuto.
6. Accompagnamento nella
crescita in umanità
Video – “Pensi che potremo andare sulla
Luna?”, “Siamo già là”.
Dall’io al noi: la visione è diventata collettiva, patrimonio
comune di un’umanità rinnovata
che sa fare gesti d’amore nelle piccole cose come portare una tazza di caffè.
· Prendere sul serio l’umanità di Maria e di
Gesù: “Chi vuole imitare nell’uso dei sensi Gesù… Maria…” (Ignazio di Loyola,
Esercizi spirituali n. 248).
· Tutta la concreta umanità è dono di Dio ed
è sacramento di Gesù.
· Parlare di tutto senza pregiudizi morali:
quello che senti va bene.
· Sentire non è acconsentire. Il bene/male
sta nella decisione che prendo (esercizio di libertà e responsabilità)
mettendo in dialogo ciò che sento con la Parola/Chiesa nella mia coscienza
che è un “luogo sacro” dove nessuno può entrare.
· Le scelte non sono uguali per tutti:
ciascuno è una sensibilità e una Parola particolare.
· Imparare ad essere persone migliori per
fare scelte e gesti di umanità.
EVANGELII GAUDIUM
L’accompagnamento personale
dei processi di crescita
169. In una civiltà paradossalmente ferita dall’anonimato e, al tempo
stesso, ossessionata per i dettagli della vita degli altri, spudoratamente
malata di curiosità morbosa, la Chiesa ha bisogno di uno sguardo di vicinanza
per contemplare, commuoversi e fermarsi davanti all’altro tutte le volte che
sia necessario. In questo mondo i ministri ordinati e gli altri operatori
pastorali possono rendere presente la fragranza della presenza vicina di Gesù
ed il suo sguardo personale. La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri –
sacerdoti, religiosi e laici – a questa “arte dell’accompagnamento”, perché
tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra
dell’altro (cfr Es 3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo
salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione
ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita
cristiana.
170. Benché suoni ovvio, l’accompagnamento spirituale deve
condurre sempre più verso Dio, in cui possiamo raggiungere la vera libertà.
Alcuni si credono liberi quando camminano in disparte dal Signore, senza
accorgersi che rimangono esistenzialmente orfani, senza un riparo, senza una
dimora dove fare sempre ritorno. Cessano di essere pellegrini e si
trasformano in erranti, che ruotano sempre intorno a sé stessi senza arrivare
da nessuna parte. L’accompagnamento sarebbe controproducente se diventasse
una specie di terapia che rafforzi questa chiusura delle persone nella loro
immanenza e cessi di essere un pellegrinaggio con Cristo verso il Padre.
171. Più che mai abbiamo bisogno di uomini e donne che, a
partire dalla loro esperienza di accompagnamento, conoscano il modo di procedere,
dove spiccano la prudenza, la capacità di comprensione, l’arte di aspettare,
la docilità allo Spirito, per proteggere tutti insieme le pecore che si
affidano a noi dai lupi che tentano di disgregare il gregge. Abbiamo bisogno
di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire. La prima cosa,
nella comunicazione con l’altro, è la capacità del cuore che rende possibile
la prossimità, senza la quale non esiste un vero incontro spirituale.
L’ascolto ci aiuta ad individuare il gesto e la parola opportuna che ci
smuove dalla tranquilla condizione di spettatori. Solo a partire da questo
ascolto rispettoso e capace di compatire si possono trovare le vie per
un’autentica crescita, si può risvegliare il desiderio dell’ideale cristiano,
l’ansia di rispondere pienamente all’amore di Dio e l’anelito di sviluppare
il meglio di quanto Dio ha seminato nella propria vita. Sempre però con la
pazienza di chi conosce quanto insegnava san Tommaso: che qualcuno può avere
la grazia e la carità, ma non esercitare bene nessuna delle virtù «a causa di
alcune inclinazioni contrarie» che persistono. In altri termini,
l’organicità delle virtù si dà sempre e necessariamente “in habitu”,
benché i condizionamenti possano rendere difficili le attuazioni di
quegli abiti virtuosi. Da qui la necessità di «una pedagogia che introduca le
persone, passo dopo passo, alla piena appropriazione del mistero». Per
giungere ad un punto di maturità, cioè perché le persone siano capaci di
decisioni veramente libere e responsabili, è indispensabile dare tempo, con
una immensa pazienza. Come diceva il beato Pietro Fabro: «Il tempo è il
messaggero di Dio».
172. Chi accompagna sa riconoscere che la situazione di ogni
soggetto davanti a Dio e alla sua vita di grazia è un mistero che nessuno può
conoscere pienamente dall’esterno. Il Vangelo ci propone di correggere e
aiutare a crescere una persona a partire dal riconoscimento della malvagità
oggettiva delle sue azioni (cfr Mt 18,15), ma senza emettere giudizi
sulla sua responsabilità e colpevolezza (cfr Mt 7,1; Lc 6,37).
In ogni caso un valido accompagnatore non accondiscende ai fatalismi o alla
pusillanimità. Invita sempre a volersi curare, a rialzarsi, ad abbracciare la
croce, a lasciare tutto, ad uscire sempre di nuovo per annunciare il Vangelo.
La personale esperienza di lasciarci accompagnare e curare, riuscendo ad
esprimere con piena sincerità la nostra vita davanti a chi ci accompagna, ci
insegna ad essere pazienti e comprensivi con gli altri e ci mette in grado di
trovare i modi per risvegliarne in loro la fiducia, l’apertura e la
disposizione a crescere.
173. L’autentico accompagnamento spirituale si inizia sempre e
si porta avanti nell’ambito del servizio alla missione evangelizzatrice. La relazione
di Paolo con Timoteo e Tito è esempio di questo accompagnamento e di questa
formazione durante l’azione apostolica. Nell’affidare loro la missione di
fermarsi in ogni città per “mettere ordine in quello che rimane da fare” (cfr
Tt 1,5; cfr 1 Tm 1,3-5), dà loro dei criteri per la vita
personale e per l’azione pastorale. Tutto questo si differenzia chiaramente
da qualsiasi tipo di accompagnamento intimista, di autorealizzazione isolata.
I discepoli missionari accompagnano i discepoli missionari.
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