Introduzione
Una giornata
di spiritualità e preghiera per i novizi e novizie:
il futuro della vita consacrata e della Chiesa!
Due parabole: le vergini e i talenti, e una rivelazione: il “giudizio”
finale,
del capitolo 25 del vangelo secondo Matteo.
Un film: “Il diritto di contare”
(Hidden figures) che racconta la storia della matematica,
scienziata e fisica afroamericana Katherine Johnson della NASA che, sfidando
razzismo e
sessismo, ha tracciato le traiettorie per il Programma Mercury e la missione
Apollo 11.
Nelle due conversazioni
che hanno preceduto i tempi di preghiera personale ho proposto
sei sequenze del film da cui ricavare sei chiavi di lettura del testo
evangelico:
immaginare il futuro, pari dignità uomo/donna, amore della verità,
preparazione
e responsabilità, ascoltare la voce dell’ultimo, il futuro si fa storia (guarda il filmato).
Non so bene cosa ne sarà di me… ma ci sto pensando!
VIVERE IL
PRESENTE ALLA LUCE DEL FUTURO
L’olio dell’attesa
Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le
loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e
cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le
sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.
A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli
incontro!
Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro
lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le
nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a
mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.
Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo
sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta
fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le altre vergini e
incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità
vi dico: non vi conosco.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora
(Mt 25,1-13).
Cari giovani, voi siete la speranza della Chiesa. Come
sognate il vostro futuro? (Papa Francesco).
Questa la priorità che adesso è richiesta: «essere profeti
che testimoniano come Gesù ha vissuto su questa terra… Mai un religioso deve
rinunciare alla profezia». Il profeta riceve da Dio la capacità di scrutare
la storia nella quale vive e di interpretare gli avvenimenti: è come una
sentinella che veglia durante la notte e sa quando arriva l’aurora (cfr Is
21,11-12).
Conosce Dio e conosce gli uomini e le donne suoi fratelli
e sorelle. È capace di discernimento e anche di denunciare il male del
peccato e le ingiustizie, perché è libero, non deve rispondere ad altri
padroni se non a Dio, non ha altri interessi che quelli di Dio. Il profeta
sta abitualmente dalla parte dei poveri e degli indifesi, perché sa che Dio
stesso è dalla loro parte.
Mi attendo dunque non che teniate vive delle
"utopie", ma che sappiate creare "altri luoghi", dove si
viva la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglienza della
diversità, dell’amore reciproco. […]
A volte, come accadde a Elia e a Giona, può venire la
tentazione di fuggire, di sottrarsi al compito di profeta, perché troppo esigente,
perché si è stanchi, delusi dai risultati. Ma il profeta sa di non essere mai
solo. Anche a noi, come a Geremia, Dio assicura: «Non aver paura … perché io
sono con te per proteggerti» (Ger 1,8)… (Papa Francesco, Lettera ai
consacrati, 2014).
Il talento dell’impegno
Avverrà come di un uomo
che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi
beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno
secondo la sua capacità, e partì.
Colui che aveva
ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.
Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui
invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e
vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il
padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che
aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi
hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene,
servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti
darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Presentatosi poi colui
che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due
talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli
rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto;
prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Venuto infine colui che
aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che
mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a
nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose:
Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo
dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e
così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.
Toglietegli dunque il
talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e
sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il
servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di
denti (Mt 25,14-30).
Come la giovane di
Nazareth, potete migliorare il mondo, per lasciare un’impronta che segni la
storia, quella vostra e di molti altri. La Chiesa e la società hanno bisogno
di voi.
Con il vostro
approccio, con il coraggio che avete, con i vostri sogni e ideali, cadono i
muri dell’immobilismo e si aprono strade che ci portano a un mondo migliore,
più giusto, meno crudele e più umano (Papa Francesco, 21 marzo 2017,
videomessaggio per le prossime Gmg).
Noi siamo in cammino,
verso il Sinodo e verso Panama. E questo cammino è rischioso. Ma se un
giovane non rischia, è invecchiato. E noi dobbiamo rischiare. Voi giovani
dovete rischiare nella vita. Oggi dovete preparare il futuro. Il futuro è
nelle vostre mani.
Nel Sinodo, la Chiesa,
tutta, vuole ascoltare i giovani: cosa pensano, cosa sentono, cosa vogliono, cosa
criticano e di quali cose si pentono. Tutto. La Chiesa ha bisogno di più
primavera ancora, e la primavera è la stagione dei giovani (Papa
Francesco, 8 aprile 2017, discorso alla Veglia di preparazione alla Gmg).
La dignità della persona
Quando il Figlio
dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul
trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed
egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai
capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
Allora il re dirà a
quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete
in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché
io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato
da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato
e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
Allora i giusti gli
risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo
dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto
forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti
abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
Rispondendo, il re dirà
loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di
questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
Poi dirà a quelli alla
sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per
il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da
mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi
avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi
avete visitato.
Anch'essi allora
risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o
forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
Ma egli risponderà: In
verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi
miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.
E se ne andranno,
questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna» (Mt 25,31-46).
Una delle prime forme
di coraggio che voi dovete avere è domandarvi: Ma questo è normale o questo
non è normale? Il coraggio di cercare la verità.
È normale che ogni
giorno cresca quel senso di indifferenza? Non mi importa quello che succede
agli altri; l’indifferenza con gli amici, i vicini, nel quartiere, al lavoro,
nella scuola…
È normale che molti dei
nostri coetanei, migranti o provenienti da Paesi lontani, difficili,
insanguinati da egoismi che conducono alla morte, vivono nelle nostre città
in condizioni veramente difficili? È normale questo? È normale che il
Mediterraneo sia diventato un cimitero? È normale questo?
È normale che tanti,
tanti Paesi – e non lo dico dell’Italia, perché l’Italia è tanto generosa –
tanti Paesi chiudono le porte a questa gente che viene piagata e fugge dalla
fame, dalla guerra, questa gente sfruttata, che viene a cercare un po’ di
sicurezza… è normale? Se non è normale io devo coinvolgermi perché questo non
succeda (Papa Francesco, 27 maggio, visita pastorale a Genova).
Papa Francesco, Ai
giovani consacrati, 17 settembre 2015
Incominciamo da Sara,
perché tu tocchi un problema molto serio, che è la comodità nella vita consacrata:
“dobbiamo fare questo…, stiamo tranquilli…, io osservo tutti i comandamenti
che devo fare qui, le regole…, sono osservante…”. Ma quello che santa Teresa
di Gesù diceva sull’osservanza rigida e strutturata, quello toglie la
libertà. E quella era una donna libera! […] C’è una libertà che viene dallo
Spirito e c’è una libertà che viene dalla mondanità. Il Signore […] ci chiama
a tutti a quello che Pierre ha chiamato “modo profetico” della libertà, cioè
la libertà che va unita alla testimonianza e alla fedeltà. Una mamma che
educa i figli nella rigidità - “si deve fare, si deve, si deve, si deve…” - e
non lascia che i figli sognino, […] che non lascia i figli crescere, annulla
il futuro creativo del figli. I figli saranno sterili. Anche la vita consacrata
può essere sterile, quando non è proprio profetica; quando non si permette di
sognare.
Ma pensiamo a santa
Teresa di Gesù Bambino: chiusa in un convento, anche con una priora non tanto
facile […] Ma quella suorina di 16, 17, 18, 20, 21 anni sognava! Mai ha perso
la capacità di sognare, mai ha perso gli orizzonti! Al punto che oggi è la
Patrona delle missioni; è la Patrona degli orizzonti della Chiesa […]
Profezia, capacità di sognare è il contrario della rigidità. I rigidi non
possono sognare. […] Se l’osservanza è rigida non è osservanza, è egoismo
personale. È cercare sé stessi e sentirsi più giusti degli altri. “Ti
ringrazio Signore perché non sono come quella suora, come quel fratello, come
quello là…. Ti ringrazio Signore perché la mia Congregazione è proprio
cattolica, osservante, e non come quella Congregazione che va di là, e quella
di là e di là…”. Questo è il discorso dei rigidi. […]
E come non convertirci
in questo? Cuore aperto sempre a quello che ci dice il Signore; e quello che
ci dice il Signore, portarlo al dialogo col superiore, col maestro o la
maestra spirituale, con la Chiesa, col vescovo. Apertura, cuore aperto,
dialogo, e anche dialogo comunitario. “Ma, Padre, noi non possiamo dialogare,
perché quando dialoghiamo sempre litighiamo…”. Ma va bene! Anche Pietro,
Paolo, Giacomo nei primi tempi […] litigavano fortemente. Ma poi erano tanto
aperti allo Spirito Santo che avevano questa capacità di perdonarsi.
Sto per dire una parola
un po’ difficile. Io vi parlo sinceramente: uno dei peccati che spesso trovo
nella vita comunitaria è la incapacità del perdono fra i fratelli, fra le
sorelle. “Ah, quella me la pagherà! Gliela farò pagare!”. E questo è sporcare
l’altro! Le chiacchiere in una comunità impediscono il perdono, e portano
anche ad essere più lontani gli uni dagli altri, ad allontanarsi uno
dall’altro. A me piace dire che le chiacchiere non sono soltanto un peccato –
perché chiacchierare è peccato, confessatevi se fate questo… È peccato! –, ma
chiacchierare è anche terrorismo! Perché chi chiacchiera “butta una bomba”
sulla fama dell’altro e distrugge l’altro, che non può difendersi. Perché
sempre si chiacchiera nell’oscurità, non nella luce. E l’oscurità è il regno
del diavolo. La luce è il Regno di Gesù.
Se tu hai qualcosa
contro tuo fratello, contro tua sorella, vai... Prima prega, rasserenati
l’anima, e poi vai a dirlo a lui, a lei: “Io non sono d’accordo su questo… tu
hai fatto una cosa brutta…”. Ma mai, mai buttare la bomba della chiacchiera.
Mai, mai! È la peste della vita comunitaria! E così il religioso, la
religiosa, che ha consacrato la sua vita a Dio, diventa un terrorista e una
terrorista, perché butta nella sua comunità una bomba che distrugge.
Inizio
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