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Saggi > Itinerari ignaziani a Roma 3.
Dal Gesù al Campidoglio Cf. A.M. De Aldama sj, «Roma ignaziana. Sulle orme di sant’Ignazio
di Loyola», Piemme, Casale Monferrato 1990 |
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19 - Chiesa di Santa Maria D’Aracoeli 20 - Ospedale della Consolazione |
ALTRE PAGINE 1. Da Piazza Venezia a Porta
del Popolo 2. Da Piazza Margana a San Pietro in Montorio 5.
Da
Campo de’ Fiori a San Pietro in Vaticano 6. Da San Paolo fuori le
Mura a San Lorenzo fuori le Mura 7. Tre luoghi di particolare
interesse vicino a Roma 8. Luoghi legati alla
Compagnia di Gesù Itinerari
ignaziani in terra veneta (1523-1537) |
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15 - Piazza del Gesù
Il palazzo della famiglia
Maddaleni Capodiferro era
situato all’angolo del corso Vittorio Emanuele con via del Gesù, dove sant’Igna-zio era solito insegnare il catechismo. Nel novembre 1552, il
giorno in cui Ignazio aveva deciso di partire per il regno di Napoli per
cercare di mettere pace fra il principe Ascanio Colonna e sua moglie Giovanna
d’A-ragona, cadeva una pioggia torrenziale. Il
padre Polanco gli propose di rimandare il viaggio al giorno seguente, ma il
Santo rispose: «Andiamo subito. In trent’anni non ho mai mancato, a causa
d’acqua o di vento o di qualche altro accidente atmosferico, di fare al
momento stabilito ciò che il servizio di nostro Signore richiedeva». Il 14 settembre 1554 dovevano
partire per l’Etiopia i missionari gesuiti, i vescovi Andrea de Oviedo e
Melchiorre Carneiro con gli altri Padri e Fratelli.
Il padre Ignazio li fece preparare di tutto punto, già con i mantelli, gli
speroni ai piedi e le cavalcature alla porta, poi domandò se mancava loro
qualcosa. Risposero di no ed egli disse loro: «Poiché non avete altri
preparativi da fare, prendiamoci questa serata e tutta la giornata di domani
per congedarci nel modo migliore». |
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16 - Chiesa del Gesù
Piazza del Gesù Nel luogo occupato oggi dalle cappelle di sant’Ignazio e della
Madonna della Strada, si trovava la casa «vieja
y caediza» (vecchia e cadente) di Camillo
Astalli, che fu la quarta casa in cui abitò sant’Ignazio a Roma, dal febbraio
1541 al settembre 1544. In essa si riunirono i primi Padri nel marzo-aprile 1541 per
l’elezione del primo Preposito Generale, prima di fare la professione
solenne. Dopo aver fissato alcune norme costituzionali (le Costituzioni del 1541), l’8 aprile, con
l’astensione di Ignazio, lo elessero unanimemente Padre Generale: «Aperte
tutte le schede una dopo l’altra, senza alcun voto contrario, tutte le
preferenze caddero su Ignazio... Ignazio fece un discorso, secondo quanto sentiva nel cuore,
affermando che trovava in sé più desiderio e volontà di essere governato che
di guidare gli altri; che non si sentiva abbastanza capace di guidare se
stesso, quanto meno gli altri». L’elezione, ripetuta il giorno 13 su richiesta dell’interessato
ebbe identico risultato e fu finalmente accettata per consiglio del
confessore il giorno 19. Nella stessa casa sant’Ignazio fece l’elezione sulla povertà della
Compagnia (febbraio-marzo 1544), e scrisse la parte più importante del suo Diario
spirituale, i famosi 40
giorni di illuminazioni spirituali riguardo al discernimento sulla povertà. Sempre qui sembra che abbia composto le Costituzioni circa le missioni, che forma il
nucleo principale della parte VII delle Costituzioni definitive. È provvidenziale che in questo stesso luogo riposi il suo corpo e riceva la venerazione
dei suoi figli spirituali. Ignazio pensò di edificare qui una nuova chiesa almeno dal
1549. Nel 1544 Michelangelo accettò la commissione, «per sola devozione,
senza alcun interesse». Si dovette però sospendere la costruzione, non propriamente per
mancanza di fondi, quanto per l’opposizione dei vicini. Ignazio preferì la
pace, sperando in circostanze più propizie. |
Altare di sant’Ignazio Particolare
della statua |
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17 - Casa del Gesù
Piazza del Gesù, 45 Tra la porta destra dell’attuale chiesa del Gesù e la porta
della residenza (approssimativamente), in direzione del Campidoglio, si
trovava la chiesa di Santa Maria della Strada. Il suo stato era così precario, che secondo il padre Salmerón i fedeli che vi si raccoglievano dovevano essere
dei predestinati. Era parrocchia quando il padre Ignazio, nel 1542, ne prese
possesso come parroco. Però dopo la deliberazione sulla povertà della Compagnia, che
non può avere rendite fisse (1544), si decise di passare la parrocchia con le
sue rendite alla basilica di San Marco, lasciando ai fedeli la libertà di
continuare a ricevere i sacramenti nella nostra chiesa, gratuitamente. Ignazio celebrava spesso in questa chiesa la santa Messa. Il 4
settembre 1549 vi ricevette la professione di Pietro Canisio;
nel momento della professione Canisio sentì che ai
professi della Compagnia era destinato lo Spirito Santo come agli apostoli
nella Pentecoste. «Per questo - aggiunse - credo che mi sia stato detto più di
una volta: “Ecco, io vi mando in mezzo ai lupi. Andate, predicate il Vangelo
a tutte le creature”» (Confessioni).
Quando Ignazio fu eletto Generale, incominciò a insegnare il
catechismo in questa chiesa. Pietro Ribadeneira,
che aveva allora 14 anni, gli fece notare che parlava male l’italiano. Il
santo lo pregò di prendere nota degli errori che commetteva. Ma ben presto il ragazzo si stancò, visto che «bisognava
correggere tutto il modo di parlare, perché o le parole che usava o la
struttura della frase o la pronuncia erano spagnole». Diceva per esempio: «Amare
a Dios con toto el core,
con toto el anima, con tota la voluntà».
Lo diceva però con tanto fervore e con il volto così acceso, che sembrava
lanciare fiamme e incendiare i cuori. In questa chiesa si tennero anche le «Conclusioni» solenni
(lezioni dibattute) di teologia e filosofia del Collegio Romano, nei giorni
28 e 29 ottobre e 4 novembre 1553, prima
di inaugurare il corso di studi superiori di detto collegio. All’estremità della strada, all’angolo con la via San Marco, il
padre Codacio costruì la quinta casa in cui abitò
sant’Ignazio a Roma dal settembre 1544. Il principe Fabrizio Massimi la defini
«una casaccia, che pareva quasi una capanna». Quando questa fu distrutta per far posto all’attuale
costruzione, si conservarono le tre stanze in cui era vissuto sant’Ignazio,
chiamate camerette e cappellette; il Padre Generale
Claudio Acquaviva le trasformò in oratorio, celebrandovi la prima volta la
Messa il 31 luglio 1605. Secondo una tradizione orale, Ignazio dormiva e lavorava nella
prima, la più piccola. Sempre secondo una tradizione, dalla finestra di questa stanza
era solito guardare verso il cielo ed esclamare: «Quanto vile e bassa mi
sembra la terra quando contemplo il cielo». Nella terza stanza, la più ampia, oggi cappella della
Santissima Vergine, celebrava la Messa e riceveva i visitatori. Da queste stanze, poi, sant’Ignazio governava la Compagnia. Da
qui spedì in tutto il mondo le lettere su cui accuratamente meditava e
pregava. Gli armadi conservati nella stanza centrale possono essere un
simbolo del primo archivio dei gesuiti. Più di 7000 sono gli scritti, direttamente o indirettamente
ignaziani, pubblicati nei 12 volumi della sezione Epistolae
et Instructiones dei Monumenta Ignatiana. Oltre a governare la Compagnia, qui sant’Ignazio ne completò la
fondazione: preparò la seconda Formula dell’Istituto (1550) e redasse le Costituzioni (1549-1553). «Il metodo che osservava quando scriveva le Costituzioni era di
celebrare ogni giorno la Messa, e presentare a Dio il punto che stava trattando,
e fare orazione su questo; e sempre faceva orazione e celebrava la Messa con
lacrime» (Autobiografia). Pietro Favre, che non era stato
presente alle deliberazioni del 1539 per una missione pontificia, fu ricevuto
qui da sant’Ignazio il 17 luglio 1546, per morire quindici giorni dopo, il 1
agosto. In questa casa abitò anche san Francesco Borgia (1550-1551),
già professo della Compagnia di Gesù, che però vestiva ancora abiti ducali e
aveva un seguito di una ventina di persone. Padre Gonçalvo da Câmara
ci ha lasciato la descrizione della vita di preghiera di Ignazio in queste
stanze negli ultimi anni della sua vita. Egli si alzava e diceva le preghiere sostitutive del breviario
(una sostituzione concessa perché il flusso di lacrime durante la recita
dell’Ufficio divino gli danneggiava la vista). «Poi entrava nella cappella vicina alla sua stanza per
partecipare alla Messa nei giorni in cui non la celebrava. Dopo la Messa
rimaneva in preghiera per lo spazio di due ore e, perché non lo disturbassero,
dava ordine che tutti i messaggi che arrivavano in portineria per lui fossero
consegnati a me, che ero padre Ministro, anziché a lui. Alcuni di questi
messaggi, a causa della loro importanza o perché provenienti da persone che
meritavano un risposta immediata, glieli portavo io stesso nella cappella. Ricordo che tutte le volte che entrai per questo motivo, e
furono molte, lo trovai con il volto così splendente che, non riuscendo più a
trattenere l’attenzione e l’immagina-zione sul messaggio che portavo, me ne
restavo attonito e come fuori di me. Perché non era un viso come quello che
tante volte avevo visto in persone devote quando stanno pregando, ma
piuttosto mi pareva chiaramente cosa celeste e veramente straordinaria». Infine qui morì il padre Ignazio. Secondo una tradizione orale,
attestata da un’iscrizione che pare del secolo XVIII; non morì nella prima
stanza, dove abitualmente dormiva, ma nella terza, la più grande. Durante la notte fratel Cannizzaro
che lo assisteva lo sentiva dire: «Ay! Dios!». «Al sorgere del sole - riferisce il Polanco - trovammo il Padre
agli estremi, e così io mi recai in fretta a San Pietro. Il Papa (Paolo IV),
mostrando di essere molto addolorato, diede la sua benedizione e tutto quanto
poteva dare, amorevolmente. E così, meno di due ore dopo l’alba (poco prima
delle sette), presenti il padre de Madrid e il maestro Andrea des Freux, Ignazio rese l’anima
al suo Creatore e Signore senza alcuna difficoltà». Qui, «nella stessa casa in cui Dio nostro Signore chiamò il
nostro padre Ignazio dalla vita temporale e quella eterna», fu eletto il suo
immediato successore, il padre Diego Laínez (2 luglio 1558). «Perché tutti
desideravano che la Bontà divina desse loro un successore uguale a lui». |
Madonna della Strada Cappella Madonna della
Strada attuale Camerette
di sant’Ignazio, Camerette di
sant’Ignazio Sant’Ignazio scrive le
Costituzioni Scarpe di sant’Ignazio Timbro e firma di
sant’Ignazio |
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18 - Piazza D’Aracoeli
A metà della piazza attuale
c’era la chiesa di San Giovanni in Mercatello, presso la quale Ignazio
procurò che si fondassero due case per i convertiti dal giudaismo, una per
gli uomini e una per le donne (1543). Della direzione e
dell’amministrazione si incaricò un’as-sociazione di laici guidati dal
sacerdote Giovanni Torano, che più tardi si dimostrò nemico di sant’Ignazio. Fu nel contesto di questo
apostolato che Ignazio fece la nota affermazione, sorprendente per un nobile
spagnolo del 1500, che avrebbe desiderato nascere ebreo. Di fronte allo stupore
dei presenti aggiunse: «Certo! Essere uniti a Cristo nostro Signore secundum carnem e a nostra Signora la gloriosa
Vergine Maria!». All’estremità della piazza
(verso il Campidoglio), vicino all’attuale Palazzo Malatesta (o Pecci-Blunt), si trovava la casa della famiglia Aquilani, che
fu la prima sede del Collegio Romano (febbraio-ottobre 1551). La domenica 22 febbraio
1351 traslocarono in questa casa il rettore padre Pelletier
con due professori e quindici scolastici della Compagnia. Il giorno seguente
cominciarono le lezioni. Sulla porta d’ingresso sant’Ignazio fece collocare
questo avviso: «Scuola di grammatica, umanità e dottrina cristiana. Gratis». |
Casa della famiglia
Aquilani |
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19 - Chiesa di Santa Maria
D’Aracoeli
Piazza d’Aracoeli
In questa chiesa il padre Ignazio celebrò la santa Messa il 4
dicembre 1539 e ricevette i voti di Bartolomeo Ferrio,
che soleva chiamare «El Intentable»,
perché, per quanti sforzi avesse fatto, non riuscì a sapere da lui se
desiderava studiare o no (cioè se essere sacerdote o fratello coadiutore). La sua unica risposta era che desiderava sottomettersi alla
santa obbedienza con tutto il cuore e con tutte le forze. Ferro fu poi
sacerdote e segretario della Compagnia (1545-1547). Morì nell’ottobre 1548. |
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20 - Ospedale della
Consolazione
Via della Consolazione, 4 Attualmente è una caserma. Era uno degli ospedali dove, al
tempo di sant’Ignazio, i novizi facevano il secondo esperimento del noviziato,
«aiutando e servendo tutti, infermi e sani, per una o più ore al giorno,
secondo gli ordini ricevuti, per servire in tutto il loro Creatore e Signore
crocifisso per loro» (Costituzioni,
n. 66). Qui ad esempio lavorò nel 1547 il padre Cornelio Wischaven (un belga che era già sacerdote quando entrò
nella Compagnia di Gesù e che Ignazio in seguito nominò maestro dei novizi),
in mezzo a grandi sofferenze e fatiche, specialmente per il cattivo
trattamento riservatogli dal direttore, che era semiluterano, e dal medico. Mezzo secolo dopo, san Luigi Gonzaga contrasse un’infermità
mortale, pochissimo tempo dopo essere venuto a servire i malati di questo
ospedale, ai primi di marzo del 1591. |
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Mappa
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