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Ma tu, chi sei?

Commento al Messaggio della Quaresima 2015

 

 

 

 

 

Pubblicato
su Millestrade,
Diocesi di Albano,
anno 7, n. 69,
febbraio 2015,
pp. 6-7

 

 

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«“Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1 Gv 4,19). Lui non è indifferente a noi. Ognuno di noi gli sta a cuore, ci conosce per nome, ci cura e ci cerca quando lo lasciamo… Però succede che quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi… il nostro cuore cade nell’indifferenza: mentre io sto relativamente bene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno bene. Questa attitudine egoistica, di indifferenza, ha preso oggi una dimensione mondiale, a tal punto che possiamo parlare di una globalizzazione dell’indifferenza».

 

Chi sei tu per me? Chi voglio che tu sia per me? Chi voglio essere io per te?

Io e te, che siamo così differenti, abbiamo un’origine comune oppure no?

Vincere l’indifferenza che si è fatta mentalità globale, o renderla ancora più forte, dipende dalla risposta a queste domande.

Ascoltando le notizie di ogni giorno potremmo pensare che la fede in Dio non sia sufficiente a muovere i cuori degli uomini gli uni verso gli altri. E forse in qualche modo è vero.

 

«Il cristiano è colui che permette a Dio di rivestirlo della sua bontà e misericordia, di rivestirlo di Cristo, per diventare come Lui, servo di Dio e degli uomini. Ce lo ricorda bene la liturgia del Giovedì Santo con il rito della lavanda dei piedi. Pietro non voleva che Gesù gli lavasse i piedi, ma poi ha capito che Gesù non vuole essere solo un esempio per come dobbiamo lavarci i piedi gli uni gli altri. Questo servizio può farlo solo chi prima si è lasciato lavare i piedi da Cristo. Solo questi ha “parte” con lui (Gv 13,8) e così può servire l’uomo».

 

Che tu sia cristiano o musulmano, ebreo o buddista, tu sei un vero credente se riconosci nell’altro da te, nel diverso da te, uno come te, un fratello e una sorella con cui condividi l’appartenenza all’unica famiglia umana.

Sei un vero credente non tanto perché dici di credere in Dio, nel “tuo” Dio magari, ma se poni la fraternità universale come base della tua vita umana.

Sei un vero credente se ami l’altro perché egli è di fronte a te, se cioè riconosci la sua esistenza e il suo starti davanti come il valore più sacro e santo che tu sia chiamato a rispettare.

Lo capirono alcuni durante la prima guerra mondiale: al momento di sparare presero coscienza che avrebbero ucciso un uomo.

E che non potevano uccidere un uomo senza uccidere se stessi.

L’indifferenza fa questo: toglie a tutti gli uomini la coscienza della propria dignità.

Recide il legame fondamentale che unisce me e l’altro.

Mi fa dire: io e te veniamo da mondi diversi che non hanno niente in comune.

 

«Ogni comunità cristiana è chiamata a varcare la soglia che la pone in relazione con la società che la circonda, con i poveri e i lontani… Così possiamo vedere nel nostro prossimo il fratello e la sorella per i quali Cristo è morto ed è risorto. Quanto abbiamo ricevuto, lo abbiamo ricevuto anche per loro. E parimenti, quanto questi fratelli possiedono è un dono per la Chiesa e per l’umanità intera. Cari fratelli e sorelle, quanto desidero che i luoghi in cui si manifesta la Chiesa, le nostre parrocchie e le nostre comunità in particolare, diventino delle isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza!».

 

Il messaggio di papa Francesco è un invito a cambiare radicalmente la nostra vita.

È una chiamata a riconoscere che per essere veramente umani dobbiamo fare una rivoluzione: sostituire il patto di non belligeranza, che onestamente dobbiamo ammettere sta alla base della nostra convivenza, con un patto di amore reciproco.

È il patto che ci guarisce e ci salva da quella forza profonda che ci spinge a uccidere l’altro, in tutti i modi più o meno sofisticati che conosciamo, e che cerchiamo di contenere con fatica.

 

«(…) l’Eucaristia. In essa diventiamo ciò che riceviamo: il corpo di Cristo. In questo corpo quell’indifferenza che sembra prendere così spesso il potere sui nostri cuori, non trova posto. Poiché chi è di Cristo appartiene ad un solo corpo e in Lui non si è indifferenti l’uno all’altro. “Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui” (1 Cor 12,26)».

 

Se decidi nel tuo cuore, chiunque tu sia, di amare l’altro come Gesù lo ha amato, se cioè in ogni momento presente consegni la tua vita all’altro, chiunque esso sia, allora tu sei un uomo vero.

Ma sei anche un vero credente, perché stai amando l’altro con lo stesso amore di Dio.

Stai cioè permettendo a un “di più” di amore, che viene dall’alto, di passare all’altro attraverso la ferita del tuo morire per lui.

Di questo amore la comunità dei credenti in Gesù Cristo, morto e risorto, è chiamata ad essere segno vivente e visibile. La Chiesa, così, potrà dire all’umanità: guarda quanto sei bella!, quanto sei amata!, quanto vali!

 

«“Rendi il nostro cuore simile al tuo” (Supplica dalle Litanie al Sacro Cuore di Gesù). Allora avremo un cuore forte e misericordioso, vigile e generoso, che non si lascia chiudere in se stesso e non cade nella vertigine della globalizzazione dell’indifferenza».

 

Che il Signore Gesù, nella sua misericordia, ci doni questa grazia!

 

 

 

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