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Le Costituzioni della
Compagnia di Gesù L’unità
del corpo universale |
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Articolo pubblicato ALTRE PAGINE La
fondazione |
La storia della redazione
e la riscoperta negli ultimi tempi. L’esperienza mistica di Ignazio e la
fondazione divina dell’Ordine. L’amore reciproco e l’unità del corpo come
premessa, orizzonte e criterio ultimo di discernimento. IntroduzioneMolti avranno visto The Mission, il film che racconta le avventure di alcuni gesuiti nelle Reducciones del Paraguay. Robert de Niro (Mendoza) ad un certo punto esprime a Jeremy Irons (padre Gabriel) il desiderio di diventare gesuita. Come risposta, Gabriel prende dal tavolo un libretto e gli dice di leggerlo. Forse alcuni avranno subito pensato agli Esercizi spirituali, oppure al Racconto del pellegrino (Autobiografia di sant’Ignazio). Ma non è così. Seguendo le indicazioni di Ignazio, un (vero) gesuita gli avrebbe dato l’Esame, un documento che fa parte delle Costituzioni della Compagnia di Gesù e che serve per far conoscere la vita dei gesuiti. Nella Compagnia, infatti, tre sono le accezioni del
termine Costituzioni: la prima, include quattro documenti diversi (Esame, Dichiarazioni sull’Esame, Costituzioni, Dichiarazioni
sulle Costituzioni); la seconda, comprende il primo e il terzo
documento. In senso stretto, il termine indica soltanto il terzo. Le
Dichiarazioni, che hanno la
stessa forza delle Costituzioni, ne spiegano e attualizzano più concretamente
alcuni aspetti. Il primo gruppo
Nel processo di fondazione le Costituzioni sono precedute
dalla Formula dell’Istituto (1540) che ne delinea gli elementi essenziali. Il
documento è opera del gruppo dei primi gesuiti che, attraverso un
discernimento in comune (1539), decisero di fondare Il primo paragrafo rimane come scolpito nell’anima di
tutti i gesuiti: «Chiunque, nella nostra Compagnia che desideriamo insignita
del nome di Gesù, vuole militare per Iddio sotto il vessillo della croce e
servire soltanto il Signore ed il Romano Pontefice suo Vicario in terra,
emesso il voto solenne di castità, si persuada profondamente di far parte di
una comunità istituita allo scopo precipuo di occuparsi specialmente del
progresso delle anime nella vita e nella dottrina cristiana, e della
propagazione della fede»[1]. Nella prima fase (1539-1541) la stesura delle Costituzioni è portata avanti da tutto il gruppo che in varie riunioni elabora un testo di 49 punti. Nella seconda (1541-1556), quando il Papa invia i primi gesuiti in diverse parti del mondo, Ignazio, eletto generale e considerandosi sempre un delegato del gruppo, rimane a Roma per continuare la redazione delle Costituzioni. Seguendo lo sviluppo della Compagnia e alla luce delle circostanze provvidenziali che richiedono sempre nuovi aggiornamenti, Ignazio, con l’aiuto di G. Polanco, termina le Costituzioni e le presenta ai primi compagni, per essere approvate (1551) e finalmente promulgate nel 1553. Questa edizione, chiamata il testo Autografo di S. Ignazio, è considerato quello originale e autentico delle Costituzioni ignaziane. Le Congregazioni Generali
Alla morte di Ignazio (1556) le Costituzioni però sono
ancora in forma manoscritta. La prima Congregazione Generale (1558)
pubblicherà nello stesso anno la prima edizione latina delle Costituzioni e
dell’Esame in un unico volume e nel 1559 la stampa delle Dichiarazioni. La seconda Congregazione Generale (1565), invece, con la seconda edizione latina del 1570, presenterà tutti e quattro i documenti nella forma attuale: ad ogni passo delle Costituzioni e dell’Esame segue immediatamente il testo corrispondente delle Dichiarazioni. Tutte le Congregazioni Generali del XVI secolo si occuparono
delle Costituzioni. In particolare la quinta (1593-94) approvò il testo D che
da allora è considerato il testo ufficiale per tutta Bisogna registrare anche un fatto rilevante. Fino al Vaticano II le Costituzioni furono di fatto sostituite dal Sommario delle Costituzioni, dalle Regole comuni e nel secolo XX dalla Epitome Istituti Societatis Iesu, una specie di codice proprio della Compagnia. In questo atteggiamento probabilmente svolse un ruolo decisivo la prescrizione di Gregorio XIII, contenuta nella bolla Ascendente Domino (1584), che se impediva, sotto pena di scomunica, qualsiasi forma di commento delle Costituzioni, eccetto che da parte dei superiori maggiori, probabilmente aveva l’intenzione di uniformare la loro interpretazione. Le Costituzioni però scomparvero dalle case di formazione e dalle comunità: era più prudente e sicuro attenersi alle Regole. In questo modo, fino a qualche decennio fa, molti gesuiti hanno trascorso la loro vita senza conoscere e vivere le Costituzioni, i criteri di discernimento spirituale lasciarono il posto alle norme giuridiche, la vita della Compagnia da esperienza dello Spirito si trasformò in osservanza della legge. Novità e struttura
Le Costituzioni della Compagnia di Gesù rappresentarono
per il loro tempo una novità. La legislazione degli Ordini precedenti era
infatti composta da due documenti: Le Costituzioni dunque si trovano nel «giusto mezzo» tra la dimensione carismatico-spirituale e quella giuridico-legislativo, come punto di equilibrio tra due piani cha vanno tenuti insieme, soffrendone la tensione e resistendo alla tentazione di annullarla o di sopprimere uno dei poli. Questa semplificazione, seppure mossa da buone intenzioni, favorirebbe un governo più giuridico che spirituale, proprio il contrario di quanto Ignazio e i primi compagni desideravano. Le Costituzioni, precedute da un proemio, si dividono in
dieci parti che «intendono contribuire alla conservazione ed
all’accrescimento di tutto il corpo della Compagnia e dei suoi membri, a
gloria di Dio e per il bene della Chiesa universale» (Cost. 136). Le prime sei
accompagnano il gesuita nel cammino di incorporazione nel corpo universale
della Compagnia. Le ultime invece si rivolgono direttamente a tutta I contenuti delle Costituzioni quindi non sono distribuiti per temi (obbedienza, povertà, preghiera, ecc.), ma per situazioni di vita. Di conseguenza un tema viene trattato più volte nelle diverse parti, tenendo presente alcuni principi come, per esempio, la centralità dell’esperienza di vita, il primato dell’universale sul particolare, la gradualità dell’itinerario. Visioni come confermaCome vengono scritte le Costituzioni della Compagnia di Gesù? Lo racconta Ignazio
stesso: «Anche quando celebrava la
messa aveva molte visioni; e nel tempo in cui componeva le Costituzioni erano
particolarmente frequenti… ogni giorno era andato annotando quello che
provava nell’anima, e conservava ancora quelle note. Mi fece vedere appunto
un grosso fascicolo di scritti e me ne lesse qualche parte. Si trattava
soprattutto di visioni che aveva a conferma di qualche punto delle
Costituzioni. Vedeva ora Dio Padre, ora le tre Persone della Trinità, ora Il metodo che seguiva nel comporre le Costituzioni era il seguente: ogni giorno celebrava la messa, presentava a Dio il punto da trattare e vi faceva sopra orazione. E sempre faceva orazione e celebrava la messa con lacrime. Io desideravo vedere quei manoscritti che riguardavano tutte le Costituzioni, e lo pregai di lasciarmeli un poco; ma lui non volle»[2]. La redazione delle Costituzioni viene dunque accompagnato
dalle visioni del Padre, delle tre Persone della Trinità, di Maria, i quali
confermano il discernimento di Ignazio. Alla luce dell’esperienza mistica di
Ignazio (Autobiografia e Diario), possiamo dire che Il carisma e la spiritualità dell’obbedienza si incarnano secondo due «forme»: la prima, con gli Esercizi spirituali, adatta per il singolo; la seconda, attraverso le Costituzioni, destinata ad una collettività, di cui descrivono la particolare fisionomia e struttura. Le Costituzioni
rappresentano quindi per Il proemio
Nelle Costituzioni il passo privilegiato dove intravedere l’origine divina della fondazione della Compagnia di Gesù è il proemio (Cost. 134-135): «Benché debba
essere la somma Sapienza a Bontà di Dio, nostro Creatore e Signore, a
conservare, guidare, e condurre innanzi nel suo santo servizio questa minima
Compagnia di Gesù, come si è degnata di darle inizio, e da parte nostra debba
giovare a ciò più di ogni altra Costituzione esterna l’intima legge della
carità e dell’amore, che lo Spirito Santo scrive ed imprime nei cuori; tuttavia, perché
l’amabile disposizione della divina Provvidenza sollecita la cooperazione
delle sue creature, e perché tale è l’ordine del Vicario di Cristo, e gli
esempi dei santi e la stessa ragione così c’insegnano nel Signor nostro,
stimiamo necessario scrivere Costituzioni, che aiutino ad avanzare meglio,
conforme al nostro Istituto, nella via intrapresa del servizio di Dio. E benché ciò che
nel nostro disegno occupa il primo posto e ha maggior peso sia quel che
riguarda il corpo universale della Compagnia, di cui si cerca soprattutto
l’unione, il buon governo e il mantenimento in buono stato, a maggior gloria
di Dio; tuttavia, poiché
questo corpo è formato di membri, e nell’esecuzione viene anzitutto quel che
spetta agli individui, sia quanto all’ammetterli, come quanto a farli
progredire e ripartirli nella vigna del Cristo nostro Signore, di qui si
comincerà con l’aiuto che La prima parte del proemio mette in relazione dinamica «l’intima legge della carità e dell’amore« con la «costituzione esterna». La seconda, l’unione del «corpo universale della Compagnia» con i singoli «membri» di esso. Amore e unitàRiconoscere che la «minima Compagnia di Gesù» ha avuto inizio dalla «somma Sapienza e Bontà, nostro Creatore e Signore», significa vivere prima di tutto «l’intima legge della carità e dell’amore», cioè il comandamento dell’amore reciproco (cf. Gv 13, 34s). La «costituzione esterna» non è un «di più» che si aggiunge all’amore, ma è l’amore che sulla terra si fa corpo obbediente, come a Nazaret e nella Chiesa che il proemio presenta nelle due dimensioni co-essenziali: istituzionale, «obbedienza al Vicario di Cristo», e carismatica, «gli esempi dei santi». Per L’unità del corpo è il criterio-base che guida Ignazio e i primi compagni nella redazione di ogni punto e aspetto particolare delle Costituzioni. Il destinatario privilegiato delle Costituzioni, allora, non è il singolo gesuita, seppure membro di un corpo, ma innanzitutto «quel Corpo che è il soggetto dell’esperienza a cui le Costituzioni sono orientate»[3]. Vivere prima di tutto la legge dell’amore, significa
dunque per Dilatare l’amore
L’amore
reciproco e l’unità del corpo, premessa delle Costituzioni, ne sono anche la
conclusione: «Per conservare e sviluppare non soltanto il corpo, cioè quello
che è esterno della Compagnia, ma anche il suo spirito, e per conseguire il
suo fine, che è di aiutare le anime al raggiungimento del loro fine ultimo
soprannaturale, i mezzi che congiungono lo strumento con Dio e lo dispongono
a lasciarsi guidare dalla sua mano divina sono più efficaci di quelli che lo
dispongono verso gli uomini…» (Cost. 813). «Quello
che giova all’unione dei membri della Compagnia tra loro e con il loro capo
gioverà molto anche per conservarne il buono stato. Questo vale specialmente
del vincolo delle volontà, e cioè della carità e dell’amore degli uni per gli
altri… a ciò aiuterà, soprattutto, il vincolo dell’obbedienza, che unisce i
singoli con i loro superiori, e questi tra loro e con i provinciali, e gli
uni e gli altri con il Generale: così da osservare diligentemente fra tutti
la mutua subordinazione» (Cost. 821). In definitiva, L’ultima Congregazione
A. Nicolas, nuovo padre generale della Compagnia di Gesù, nella celebrazione conclusiva della recente Congregazione Generale ha detto: «A questo punto tutti noi siamo pieni di un’esperienza che abbiamo fatto negli ultimi due mesi. Questa mattina abbiamo sentito riflessioni piene di preghiera e di gratitudine su questa esperienza, esperienza di una incredibile diversità, forse la più grande che abbiamo avuto nella storia delle nostre Congregazioni Generali. Assieme a questa diversità abbiamo visto anche la volontà di sentire, di ascoltare gli altri, la volontà di aprirsi ad un altro che è diverso, che è differente e la volontà anche di cambiare. Ed abbiamo cambiato. Siamo cambiati nei pensieri, nei testi, nelle discussioni. Ed abbiamo sperimentato anche una grande attenzione gli uni riguardo agli altri. Poche volte abbiamo visto in una comunità così grande e così variegata tanta gioia con la gioia degli altri, tanta tristezza con le sofferenze degli altri. Abbiamo pregato gli uni per gli altri… Il Vangelo ci porta ancora avanti… Allora Marco dice a noi: rendete universale quello che avete sperimentato in questi due mesi, nel concreto della Congregazione Generale. Questo amore, questa preoccupazione gli uni per gli altri deve estendersi adesso a tutti quelli che noi troviamo. Questa collaborazione, questo mutuo aiutarsi deve diventare una maniera di essere nostra… Forse molti di voi conoscono… le lettere a Gesù dei bambini... E una lettera dice: ‘Gesù come ce la fai ad amare tutti? Noi a casa siamo solo quattro e non ci amiamo. Non ce la facciamo’. Questo è molto vero per noi. Noi ce l’abbiamo fatta in 225; ma come continuare a farlo con le nostre piccole comunità, con le Province, con i nostri collaboratori, se non rimaniamo nell’amore?»[4]. |
[1] Paolo III, Lettera Apostolica Regimini militantis Ecclesiae, 27.09.1540.
[2] Ignazio di Loyola, Autobiografia, in Gli scritti, ADP, nn. 100-101. I “manoscritti” sono il Diario del quale ci è giunto solo un frammento.
[3] M. Costa, Introduzione alle Costituzioni della Compagnia di Gesù, in Gli Scritti, op. cit., p. 585.
[4] A. Nicolas, Omelia per la chiusura della Congregazione Generale, 14.03.2008, in Gesuiti d’Italia 2 (2008).