Introduzione
Il
primo gruppo. 1
Le
Congregazioni Generali 2
Novità
e struttura. 3
Le
visione come conferma. 3
Il
proemio. 4
Amore
e unità. 5
Dilatare
l’amore. 6
L’ultima Congregazione 6
La storia della redazione
e la riscoperta negli ultimi tempi. L’esperienza mistica di Ignazio e la
fondazione divina dell’Ordine. L’amore reciproco e l’unità del corpo come
premessa, orizzonte e criterio ultimo di discernimento.
Introduzione
Molti avranno visto The
Mission, il film che racconta le avventure di alcuni gesuiti nelle Reducciones
del Paraguay. Robert de Niro (Mendoza) ad un certo punto esprime a Jeremy
Irons (padre Gabriel) il desiderio di diventare gesuita. Come risposta, Gabriel
prende dal tavolo un libretto e gli dice di leggerlo.
Forse alcuni avranno subito pensato agli Esercizi
spirituali, oppure al Racconto del pellegrino (Autobiografia di
sant’Ignazio). Ma non è così. Seguendo le indicazioni di Ignazio, un (vero)
gesuita gli avrebbe dato l’Esame, un documento che fa parte delle
Costituzioni della Compagnia di Gesù e che serve per far conoscere la vita
dei gesuiti.
Nella Compagnia, infatti, tre sono le accezioni del
termine Costituzioni: la prima, include quattro documenti diversi (Esame, Dichiarazioni sull’Esame, Costituzioni, Dichiarazioni
sulle Costituzioni); la seconda, comprende il primo e il terzo
documento. In senso stretto, il termine indica soltanto il terzo. Le
Dichiarazioni, che hanno la
stessa forza delle Costituzioni, ne spiegano e attualizzano più concretamente
alcuni aspetti.
Nel processo di fondazione le Costituzioni sono precedute
dalla Formula dell’Istituto (1540) che ne delinea gli elementi essenziali. Il
documento è opera del gruppo dei primi gesuiti che, attraverso un
discernimento in comune (1539), decisero di fondare la Compagnia di Gesù, di
fare obbedienza a uno di loro, di delineare le caratteristiche fondamentali
della loro vocazione.
Il primo paragrafo rimane come scolpito nell’anima di
tutti i gesuiti: «Chiunque, nella nostra Compagnia che desideriamo insignita
del nome di Gesù, vuole militare per Iddio sotto il vessillo della croce e
servire soltanto il Signore ed il Romano Pontefice suo Vicario in terra,
emesso il voto solenne di castità, si persuada profondamente di far parte di
una comunità istituita allo scopo precipuo di occuparsi specialmente del
progresso delle anime nella vita e nella dottrina cristiana, e della
propagazione della fede».
Nella prima fase (1539-1541) la stesura delle Costituzioni
è portata avanti da tutto il gruppo che in varie riunioni elabora un testo di
49 punti. Nella seconda (1541-1556), quando il Papa invia i primi gesuiti in
diverse parti del mondo, Ignazio, eletto generale e considerandosi sempre un
delegato del gruppo, rimane a Roma per continuare la redazione delle
Costituzioni.
Seguendo lo sviluppo della Compagnia e alla luce delle
circostanze provvidenziali che richiedono sempre nuovi aggiornamenti,
Ignazio, con l’aiuto di G. Polanco, termina le Costituzioni e le presenta ai
primi compagni, per essere approvate (1551) e finalmente promulgate nel 1553.
Questa edizione, chiamata il testo Autografo di S. Ignazio, è considerato
quello originale e autentico delle Costituzioni ignaziane.
Alla morte di Ignazio (1556) le Costituzioni però sono
ancora in forma manoscritta. La prima Congregazione Generale (1558)
pubblicherà nello stesso anno la prima edizione latina delle Costituzioni e
dell’Esame in un unico volume e nel 1559 la stampa delle Dichiarazioni.
La seconda Congregazione Generale (1565), invece, con la
seconda edizione latina del 1570, presenterà tutti e quattro i documenti
nella forma attuale: ad ogni passo delle Costituzioni e dell’Esame segue
immediatamente il testo corrispondente delle Dichiarazioni.
Tutte le Congregazioni Generali del XVI secolo si occuparono
delle Costituzioni. In particolare la quinta (1593-94) approvò il testo D che
da allora è considerato il testo ufficiale per tutta la Compagnia. Nelle
epoche successive, tutte le modifiche e adattamenti sono riportate nei
decreti delle diverse Congregazioni Generali, come le attuali Norme Complementari
(1997).
Bisogna registrare anche un fatto rilevante. Fino al
Vaticano II le Costituzioni furono di fatto sostituite dal Sommario delle
Costituzioni, dalle Regole comuni e nel secolo XX dalla Epitome Istituti
Societatis Iesu, una specie di codice proprio della Compagnia.
In questo atteggiamento probabilmente svolse un ruolo
decisivo la prescrizione di Gregorio XIII, contenuta nella bolla Ascendente
Domino (1584), che se impediva, sotto pena di scomunica, qualsiasi forma di
commento delle Costituzioni, eccetto che da parte dei superiori maggiori,
probabilmente aveva l’intenzione di uniformare la loro interpretazione.
Le Costituzioni però scomparvero dalle case di formazione
e dalle comunità: era più prudente e sicuro attenersi alle Regole. In questo
modo, fino a qualche decennio fa, molti gesuiti hanno trascorso la loro vita
senza conoscere e vivere le Costituzioni, i criteri di discernimento
spirituale lasciarono il posto alle norme giuridiche, la vita della Compagnia
da esperienza dello Spirito si trasformò in osservanza della legge.
Le Costituzioni della Compagnia di Gesù rappresentarono
per il loro tempo una novità. La legislazione degli Ordini precedenti era
infatti composta da due documenti: la Regola, che esprimeva la dimensione carismatica
e immutabile, e le Costituzioni (o Regole), le quali invece rappresentavano
il documento giuridico e mutevole.
La
Compagnia di Gesù modifica questo schema, collocando le
Costituzioni tra la Formula
(Regola) e le Regole. In questo modo le Costituzioni diventano un documento
fondazionale, criterio e punto di riferimento per la formulazione di norme,
leggi, regole, disposizioni più concreti e adatti ai tempi, ai luoghi e alle
persone. Le Costituzioni sono quindi un ponte tra due esperienze, quella
fondazionale dei primi gesuiti e quella della vita quotidiana della Compagnia
di Gesù lungo la storia, come strumento di discernimento per promuoverne,
attraverso le singole scelte concrete, la conservazione e lo sviluppo.
Le Costituzioni dunque si trovano nel «giusto mezzo» tra la dimensione carismatico-spirituale e quella
giuridico-legislativo, come punto di equilibrio tra due piani cha vanno
tenuti insieme, soffrendone la tensione e resistendo alla tentazione di
annullarla o di sopprimere uno dei poli. Questa semplificazione, seppure
mossa da buone intenzioni, favorirebbe un governo più giuridico che
spirituale, proprio il contrario di quanto Ignazio e i primi compagni
desideravano.
Le Costituzioni, precedute da un proemio, si dividono in
dieci parti che «intendono contribuire alla conservazione ed
all’accrescimento di tutto il corpo della Compagnia e dei suoi membri, a
gloria di Dio e per il bene della Chiesa universale» (Cost. 136). Le prime sei
accompagnano il gesuita nel cammino di incorporazione nel corpo universale
della Compagnia. Le ultime invece si rivolgono direttamente a tutta la Compagnia.
I contenuti delle Costituzioni quindi non sono distribuiti
per temi (obbedienza, povertà, preghiera, ecc.), ma per situazioni di vita.
Di conseguenza un tema viene trattato più volte nelle diverse parti, tenendo
presente alcuni principi come, per esempio, la centralità dell’esperienza di
vita, il primato dell’universale sul particolare, la gradualità
dell’itinerario.
Visioni
come conferma
Come vengono scritte le Costituzioni della Compagnia di Gesù? Lo racconta Ignazio
stesso: «Anche quando celebrava la
messa aveva molte visioni; e nel tempo in cui componeva le Costituzioni erano
particolarmente frequenti… ogni giorno era andato annotando quello che
provava nell’anima, e conservava ancora quelle note. Mi fece vedere appunto
un grosso fascicolo di scritti e me ne lesse qualche parte. Si trattava
soprattutto di visioni che aveva a conferma di qualche punto delle
Costituzioni. Vedeva ora Dio Padre, ora le tre Persone della Trinità, ora la Madonna che intercedeva
o approvava…
Il metodo che
seguiva nel comporre le Costituzioni era il seguente: ogni giorno celebrava
la messa, presentava a Dio il punto da trattare e vi faceva sopra orazione. E
sempre faceva orazione e celebrava la messa con lacrime. Io desideravo vedere
quei manoscritti che riguardavano tutte le Costituzioni, e lo pregai di
lasciarmeli un poco; ma lui non volle».
La redazione delle Costituzioni viene dunque accompagnato
dalle visioni del Padre, delle tre Persone della Trinità, di Maria, i quali
confermano il discernimento di Ignazio. Alla luce dell’esperienza mistica di
Ignazio (Autobiografia e Diario), possiamo dire che la Compagnia di Gesù e le
sue Costituzioni, così come gli Esercizi spirituali, anno lo stesso
fondamento divino.
Il carisma e la spiritualità dell’obbedienza si incarnano
secondo due «forme»: la prima, con gli Esercizi spirituali, adatta per il singolo;
la seconda, attraverso le Costituzioni, destinata ad una collettività, di cui
descrivono la particolare fisionomia e struttura.
Le Costituzioni
rappresentano quindi per la
Compagnia di Gesù la necessaria mediazione per vivere con
fedeltà il carisma. Questa fedeltà si fonda sulla consapevolezza che essa ha
un’origine divina. Con questa consapevolezza la Compagnia di tutti i
tempi potrà vivere come attuale
il carisma che lo Spirito Santo ha donato ai primi compagni di Gesù, potranno
vivere in ogni tempo la grazia dei primi
tempi.
Nelle Costituzioni
il passo privilegiato dove intravedere l’origine divina della fondazione della
Compagnia di Gesù è il proemio
(Cost. 134-135):
«Benché debba
essere la somma Sapienza a Bontà di Dio, nostro Creatore e Signore, a
conservare, guidare, e condurre innanzi nel suo santo servizio questa minima
Compagnia di Gesù, come si è degnata di darle inizio, e da parte nostra debba
giovare a ciò più di ogni altra Costituzione esterna l’intima legge della
carità e dell’amore, che lo Spirito Santo scrive ed imprime nei cuori;
tuttavia, perché
l’amabile disposizione della divina Provvidenza sollecita la cooperazione
delle sue creature, e perché tale è l’ordine del Vicario di Cristo, e gli
esempi dei santi e la stessa ragione così c’insegnano nel Signor nostro,
stimiamo necessario scrivere Costituzioni, che aiutino ad avanzare meglio,
conforme al nostro Istituto, nella via intrapresa del servizio di Dio.
E benché ciò che
nel nostro disegno occupa il primo posto e ha maggior peso sia quel che
riguarda il corpo universale della Compagnia, di cui si cerca soprattutto
l’unione, il buon governo e il mantenimento in buono stato, a maggior gloria
di Dio;
tuttavia, poiché
questo corpo è formato di membri, e nell’esecuzione viene anzitutto quel che
spetta agli individui, sia quanto all’ammetterli, come quanto a farli
progredire e ripartirli nella vigna del Cristo nostro Signore, di qui si
comincerà con l’aiuto che la
Luce eterna si degnerà comunicarci per suo onore e lode».
La prima parte del proemio mette in relazione dinamica
«l’intima legge della carità e dell’amore« con la «costituzione esterna». La
seconda, l’unione del «corpo universale della Compagnia» con i singoli
«membri» di esso.
Amore
e unità
Riconoscere che la «minima
Compagnia di Gesù» ha avuto inizio dalla «somma Sapienza e Bontà, nostro Creatore e Signore», significa
vivere prima di tutto «l’intima
legge della carità e dell’amore», cioè il comandamento dell’amore
reciproco (cf. Gv 13, 34s).
La «costituzione
esterna» non è un «di più» che si aggiunge all’amore, ma è l’amore che
sulla terra si fa corpo obbediente, come a Nazaret e nella Chiesa che il
proemio presenta nelle due dimensioni co-essenziali: istituzionale, «obbedienza al Vicario di Cristo», e carismatica,
«gli esempi dei santi».
Per la
Compagnia di Gesù, che ha la sua radice nella Trinità ed è
innestata nella Chiesa, la «maggior
gloria di Dio» è l’unità del corpo, frutto di quel dinamismo trinitario
dell’amore consumato nella reciprocità che rende quel corpo «icona della
Trinità» (cf. Gv 17, 21).
L’unità del corpo è il criterio-base che guida Ignazio e i
primi compagni nella redazione di ogni punto e aspetto particolare delle
Costituzioni. Il destinatario privilegiato delle Costituzioni, allora, non è
il singolo gesuita, seppure membro di un corpo, ma innanzitutto «quel Corpo
che è il soggetto dell’esperienza a cui le Costituzioni sono orientate».
Vivere prima di tutto la legge dell’amore, significa
dunque per la Compagnia
di Gesù essere prima di tutto un solo corpo. Alla luce dell’esperienza
mistica di Ignazio, il proemio
si rivela come «regola delle regole», nucleo ermeneutico di tutte le
Costituzioni, sintesi vitale del carisma ignaziano, richiamo costante alla
fondazione divina della Compagnia di Gesù.
L’amore
reciproco e l’unità del corpo, premessa delle Costituzioni, ne sono anche la
conclusione: «Per conservare e sviluppare non soltanto il corpo, cioè quello
che è esterno della Compagnia, ma anche il suo spirito, e per conseguire il
suo fine, che è di aiutare le anime al raggiungimento del loro fine ultimo
soprannaturale, i mezzi che congiungono lo strumento con Dio e lo dispongono
a lasciarsi guidare dalla sua mano divina sono più efficaci di quelli che lo
dispongono verso gli uomini…» (Cost. 813).
«Quello
che giova all’unione dei membri della Compagnia tra loro e con il loro capo
gioverà molto anche per conservarne il buono stato. Questo vale specialmente
del vincolo delle volontà, e cioè della carità e dell’amore degli uni per gli
altri… a ciò aiuterà, soprattutto, il vincolo dell’obbedienza, che unisce i
singoli con i loro superiori, e questi tra loro e con i provinciali, e gli
uni e gli altri con il Generale: così da osservare diligentemente fra tutti
la mutua subordinazione» (Cost. 821).
In definitiva, la Compagnia esiste se essa è una: «Quanto più è
difficile l’unione dei membri di questa congregazione con il proprio capo e
tra loro, per essere così sparsi nelle diverse parti del mondo tra fedeli e
infedeli, tanto più si deve ricercare ciò che giova a tal fine. Infatti, la Compagnia non può né
conservarsi né reggersi, e perciò neppure raggiungere lo scopo, al quale
tende a maggior gloria di Dio, senza che i suoi membri siano uniti tra loro e
con il proprio capo» (Cost. 655).
A. Nicolas, nuovo padre generale della Compagnia di Gesù,
nella celebrazione conclusiva della recente Congregazione Generale ha detto:
«A questo punto tutti noi siamo pieni di un’esperienza che abbiamo fatto
negli ultimi due mesi. Questa mattina abbiamo sentito riflessioni piene di
preghiera e di gratitudine su questa esperienza, esperienza di una
incredibile diversità, forse la più grande che abbiamo avuto nella storia
delle nostre Congregazioni Generali.
Assieme a questa diversità abbiamo visto anche la volontà
di sentire, di ascoltare gli altri, la volontà di aprirsi ad un altro che è
diverso, che è differente e la volontà anche di cambiare. Ed abbiamo cambiato.
Siamo cambiati nei pensieri, nei testi, nelle discussioni. Ed abbiamo
sperimentato anche una grande attenzione gli uni riguardo agli altri. Poche
volte abbiamo visto in una comunità così grande e così variegata tanta gioia
con la gioia degli altri, tanta tristezza con le sofferenze degli altri.
Abbiamo pregato gli uni per gli altri…
La
Lettera [di Giovanni] ci invita a ‘rimanere’ nell’amore. E
questa parola è ripetuta parecchie volte nella Lettera. Perché Dio ‘rimanga’
in voi, voi ‘rimanete’ nell’amore, perché Cristo ‘rimanga’ in voi, voi
‘rimanete’ negli altri… Nel documento nel quale abbiamo
riflettuto sul nostro carisma diciamo che guardando Gesù capiamo chi dobbiamo
essere noi, guardando Gesù. ‘Rimanendo’ in Lui. E tutti noi sappiamo che non
è tramite guidelines o tramite direttrici che scriviamo per gli altri, la Chiesa e la Compagnia cambieranno.
Cambieranno se sappiamo diventare persone nuove. Non è ‘cosa dobbiamo fare
nella comunità’, ma che tipo di uomo comunitario dobbiamo diventare per ‘rimanere’;
uomo obbediente, uomini che sanno discernere, uomini che sono sempre
compagni, sempre… Un popolo che rimane nell’amore, nel servizio. ‘En todo
amar e servir’ abbiamo cantato tante volte in questi due mesi. En todo. E
questo non è un atto di eroismo, è una maniera di essere…
Il Vangelo ci porta ancora avanti… Allora Marco dice a
noi: rendete universale quello che avete sperimentato in questi due mesi, nel
concreto della Congregazione Generale. Questo amore, questa preoccupazione
gli uni per gli altri deve estendersi adesso a tutti quelli che noi troviamo.
Questa collaborazione, questo mutuo aiutarsi deve diventare una maniera di
essere nostra…
Forse molti di voi conoscono… le lettere a Gesù dei
bambini... E una lettera dice: ‘Gesù come ce la fai ad amare tutti? Noi a
casa siamo solo quattro e non ci amiamo. Non ce la facciamo’. Questo è molto
vero per noi. Noi ce l’abbiamo fatta in 225; ma come continuare a farlo con
le nostre piccole comunità, con le Province, con i nostri collaboratori, se
non rimaniamo nell’amore?».
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