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La fondazione
divina della Compagnia di Gesù |
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pagine Le Costituzioni |
Come
Ignazio scrive le Costituzioni IL PROEMIO DELLE COSTITUZIONI
DELLA La fondazione
divina della Compagnia di Gesù L’unità del
«corpo universale» Autobiografia e Costituzioni
Che
rapporto c’è tra le Costituzioni e gli Acta
Patris Ignatii (Autobiografia di s. Ignazio)? Che valore ha il Proemio delle
Costituzioni? Come leggere le Costituzioni
della Compagnia di Gesù alla luce degli Acta Patris Ignatii? Come Ignazio scrive le Costituzioni[1] Per sapere come Ignazio scrive le Costituzioni della Compagnia di Gesù, bisogna leggere gli ultimi due paragrafi dell’Autobiografia: Quando diceva messa,
haveva anche molte visioni; et che quando faceva le constitutioni le haveva
anche molto spesso; et che adesso lo può questo affirmare più facilmente,
perché ogni dì scriveva quello che passava per l'anima sua, et lo trovava
adesso scritto. Et così mi mostrò un fasce assai grande di scritture; delle
quali me ne lesse buona parte. Il più erano visioni, che lui vedeva in
confirmatione di alcuna delle constitutioni, et vedendo alle volte Dio Padre,
alle volte tutte le tre persone della Trinità, alle volte Che cosa ci dice Ignazio in questo testo? a) Le Costituzioni vengono confermate da «visioni» (Dio Padre, le tre Persone della Trinità, Maria) che Ignazio ha soprattutto durante la celebrazione della messa. b) Il modo nel quale Ignazio si lascia condurre da Dio nella redazione delle Costituzioni: nella messa egli presenta a Dio il «punto» del discernimento e Dio gli parla attraverso le «lacrime» e le «visioni». c) Ignazio si rifiuta di far conoscere le «visioni» ricevute a conferma delle Costituzioni: le «fasce» e «carte» alle quali accenna il testo, infatti, sono il suo Diario personale del quale è giunto sino a noi solo un frammento. «Cristo come sole»Le visioni che abbiamo letto nel testo precedente e che guidano Ignazio nella redazione delle Costituzioni, non sono le uniche. Leggiamo infatti al numero 99: Io, dipoi queste cose narrate, alli 20 di Ottobre domandai al pelegrino degli Exercitii et delle constitutioni, volendo intendere come l’havea fatte. Lui mi disse che gli esercitii non gli havea fatti tutti in una sola volta, senonché alcune cose, che lui osservava nell’anima sua, et le trovava utili, gli pareva che potrebbero anche essere utili ad altri, et così le metteva in scritto, verbi gratia, dello examinar la conscientia con quel modo delle linee, etc. Le electioni spetialmente mi disse che le haveva cavate da quella varietà di spirito et pensieri, che haveva quando era in Loyola, quando stava anchora malo della gamba. Et mi disse che delle constitutioni mi parlerebbe la sera. Il medesimo giorno, prima che cenasse, mi chiamò con un aspetto di persona che stava più raccolto dell'ordinario, et mi ha fatto un modo de protestatione, la somma della quale era in mostrare la intentione et semplicità, con che havea narrate queste cose, dicendo che era ben certo che non narrava niente di più; et che havea fatte molte offese a nostro Signore dipoi che lo havea cominciato a servire; ma che mai non haveva havuto consenso di peccato mortale; anzi sempre crescendo in devotione, id est, in facilità di trovare Iddio; et adesso più che mai in tutta la vita sua. Et ogni volta et hora che voleva trovare Dio, lo trovava. Et che anche adesso havea molte volte visioni, maxime quelle, della quali sopra si è detto, di vedere Cristo come sole. Et questo gli accadeva spesso andando parlando di cose di importanza, et quello gli faceva venire in confirmatione[3]. «Cristo come sole» è l’altra visione che per Ignazio è segno della conferma divina. Essa però sembra maggiormente legata alle «cose di importanza» di cui egli andava parlando e cioè gli episodi più significativi della sua vita, quelli nei quali Ignazio stesso, alla fine della sua vita, «riconosce interamente»[4] l’intervento di Dio. «Cristo come sole» è la visione che guida Ignazio nella scelta degli episodi della sua vita da raccontare. Sappiamo infatti che l’Autobiografia è una raccolta di episodi che non abbracciano tutto l’arco della vita di Ignazio, ma solo quello che va dalla sua conversione a Loyola fino alla prima approvazione della Compagnia di Gesù da parte del Papa a Roma. Le «visioni»Quale valore hanno
allora le visioni che Ignazio
ci ha raccontato nell’Autobiografia? a) Se leggiamo bene l’Autobiografia vedremmo che essa è tutta costellata da visioni che ne sono la struttura divina portante. Esse rappresentano quei punti di luce che, legati uno all’altro, rivelano progressivamente il filo d’oro della vita di Ignazio. A lui stesso mentre le ricorda raccontandole, a tutti noi mentre le ri-ascoltiamo leggendole[5]. Sono queste visioni che ci permettono di individuare nell’Autobiografia le tappe attraverso le quali si è progressivamente svolto il disegno di Dio in Ignazio, ovvero, i momenti e i modi nei quali il carisma viene da Dio seminato e fatto sviluppare fino alla fondazione della Compagnia di Gesù[6]. b) Alcune visioni (cfr. nn. 99-100) hanno la funzione di confermare a
Ignazio, e ai gesuiti di ogni tempo, l’origine divina dell’esperienza
carismatica del fondatore, nonché di quanto questa esperienza ha
fruttato: gli Esercizi spirituali, Ignazio infatti riceve le visioni sia quando ricorda gli episodi della sua vita, che riguardano gli Esercizi spirituali e la fondazione della Compagnia di Gesù, sia quando presenta a Dio le Costituzioni. In modo particolare c’è una visione costante nella sua vita: «Cristo come sole». c) È di origine divina quindi non solo il carisma di Ignazio e la sua spiritualità, che trovano una loro espressione significativa e universale nell’Autobiografia stessa e negli Esercizi spirituali, ma sono di origine divina anche la fisionomia e la struttura della Compagnia di Gesù, che sono espresse nelle Costituzioni. Potremmo dire che la
fondazione divina continua
nella Compagnia di Gesù: l’incarnazione del carisma, che
nell’Autobiografia vediamo realizzarsi nella persona di Ignazio e che negli Esercizi spirituali è offerto a tutta
d) Le Costituzioni
rappresentano quindi per Questa fedeltà alle Costituzioni
da parte dei gesuiti di ogni tempo si fonderà sulla consapevolezza che Con questa consapevolezza essi potranno in tutti i tempi vivere come attuale il carisma che lo Spirito Santo ha donato ai primi compagni di Gesù, potranno vivere in ogni tempo la grazia dei primi tempi. e) Per
quanto riguarda le «visioni»
c’è da tener presente però una
distinzione importante. Alcune, raccontate nell’Autobiografia, devono essere conosciute da tutta
Le altre, quelle scritte nel Diario, devono rimanere segrete e sono particolari. Come sappiamo, Ignazio avrebbe voluto distruggere tutto il Diario: solo una parte, salvata dal fuoco, è giunta fino a noi. Possiamo allora dire che l’unità della fondazione divina
(esperienza carismatica di Ignazio, Esercizi
spirituali, Compagnia di Gesù e Costituzioni)
non elimina la necessaria distinzione
tra le grazie mistiche date personalmente a Ignazio e quelle offerte
attraverso il carisma a tutta IL
PROEMIO DELLE COSTITUZIONI DELLA COMPAGNIA DI
GESÙ
La fondazione divina della Compagnia di GesùNelle Costituzioni il passo privilegiato dove intravedere l’origine divina della fondazione della Compagnia di Gesù è il Proemio: Benché debba essere la somma Sapienza a
Bontà di Dio, nostro Creatore e Signore, a conservare, guidare, e condurre
innanzi nel suo santo servizio questa minima Compagnia di Gesù, come si è
degnata di darle inizio, e da parte nostra debba giovare a ciò più di ogni
altra Costituzione esterna l'intima legge della carità e dell'amore, che lo
Spirito Santo scrive ed imprime nei cuori; tuttavia, perché l'amabile disposizione
della divina Provvidenza sollecita la cooperazione delle sue creature, e
perché tale è l'ordine del Vicario di Cristo, e gli esempi dei santi e la
stessa ragione così c'insegnano nel Signor nostro, stimiamo necessario
scrivere Costituzioni, che aiutino ad avanzare meglio, conforme al nostro
Istituto, nella via intrapresa del servizio di Dio. E benché ciò che nel nostro disegno occupa
il primo posto e ha maggior peso sia quel che riguarda il corpo universale
della Compagnia, di cui si cerca soprattutto l'unione, il buon governo e il
mantenimento in buono stato, a maggior gloria di Dio; tuttavia, poiché questo corpo è formato di
membri, e nell'esecuzione viene anzitutto quel che spetta agli individui, sia
quanto all'ammetterli, come quanto a farli progredire e ripartirli nella
vigna del Cristo nostro Signore, di qui si comincerà con l'aiuto che Come si può notare dalla ricorrenza di alcune parole-chiave (benché, tuttavia) il Proemio va considerato come un testo unico, articolato in due sezioni (Benché… E benché), ciascuna delle quali è divisibile in due parti (Benché… tuttavia, E benché… tuttavia). a) Riconoscere che «questa minima Compagnia di Gesù» (Figlio) ha avuto inizio dalla «somma Sapienza e Bontà, nostro Creatore e Signore» (Padre), significa vivere prima di tutto «l'intima legge della carità e dell'amore» (Spirito Santo). È La risposta della Compagnia di Gesù a questa azione della
Trinità, anzi, il modo nel quale Il fine della Compagnia è il medesimo di Cristo[8]. Ci ha dato il fine più perfetto possibile, cioè lo stesso che il Padre celeste assegnò al suo Figlio unigenito nella sua incarnazione, nella sua vita, morte e risurrezione [...] la salvezza e perfezione delle anime ottenuta con una carità piena e perfetta[9]. Il Padre celeste ha fissato alla Compagnia come fine la pienezza e la perfezione della carità[10]. b) La «Costituzione esterna» allora non è un «di più» che si aggiunge alla carità-amore, ma è l'Amore-Carità che sulla terra si fa carne, diventa obbedienza. Come in Maria e nella famiglia di Nazaret, la seconda compagnia di Gesù. c) Questa chiamata è rivolta in modo particolare alla Chiesa, sacramento di unità del genere umano, la terza compagnia di Gesù. Chiesa che Ignazio presenta nelle due dimensioni co-essenziali: istituzionale, «obbedienza al Vicario di Cristo», e carismatica, «gli esempi dei santi». d) Le Costituzioni scritte della Compagnia di Gesù, allora, sono la forma esterna e visibile di un Istituto che nella Chiesa e per tutta l’umanità continua l’incarnazione del Figlio e aiuta l’opera della Trinità. L’unità del «corpo universale»a) Se si è immersi nella vita trinitaria, se si ha davanti agli occhi la famiglia di Nazaret e si è innestati nella Chiesa corpo di Cristo, si ha davanti agli occhi il «nostro disegno», cioè, «il corpo universale della Compagnia» come Uno. Come nella Trinità, nella famiglia di Nazaret e nella Chiesa, così nella Compagnia «ciò che occupa il primo posto e ha maggior peso» è «l'unione» (Padre), il «buon governo» (Figlio) e il «mantenimento in buono stato» (Spirito Santo). Il principio e il fine della Compagnia, la «maggior gloria di Dio», sta nell'unità del corpo, frutto di quel dinamismo trinitario vissuto nella «mutua e vicendevole carità». Il nostro fine non è la povertà, la castità o l'obbedienza, ma la carità e la sua perfezione o, in altro modo, la maggior gloria di Dio e l'amore del prossimo[11]. È un fine perfettissimo questo di riferire tutto alla carità divina o maggior gloria di Dio. Ciò è chiarissimo in tutte le Costituzioni. Altri fanno tutto a gloria di Dio; noi, alla maggiore. È come una fiamma![12]. b) Questa intenzionalità profonda, questo orizzonte universale è il criterio-base che guida Ignazio nella redazione di ogni punto e aspetto particolare delle Costituzioni. Il principio e il fine di ogni costituzione scritta è uno solo e unico: l'unità. Vivere «ante omnia» la carità, significa allora essere «ante omnia» un solo corpo. Questa unità, frutto della carità, è «Luce eterna», o come sappiamo dall’Autobiografia, «Cristo come sole», ovvero, Gesù in mezzo. Tale fu l'esperienza dei primi compagni, tale può essere
l'esperienza di tutti i compagni. In questo modo allora La nostra vita, a esempio di quella di Ignazio, è radicata nell'esperienza di Dio, che per mezzo di Gesù Cristo ci chiama, ci raccoglie in unità e ci invia in missione[13]. In conclusione, alla luce delle «visioni» che Ignazio ci ha comunicato nell’Autobiografia, il Proemio si rivela come «regola delle regole», nucleo ermeneutico di tutte le Costituzioni, sintesi vitale del carisma ignaziano, richiamo costante alla fondazione divina della Compagnia di Gesù. |
[1] Due sono le accezioni del termine
«Costituzioni»: in senso largo, comprende 4 unità letterarie diverse (Esame, Dichiarazioni sull'Esame, Costituzioni,
Dichiarazioni sulle Costituzioni);
in senso stretto, indica soltanto la terza unità. In questo elaborato viene
scelta la seconda accezione.
[2] S. Ignazio
di Loyola, Autobiografia,
commento di p. Maurizio Costa s.j., Editrice CVX-CIS, Roma 1991, nn.
100-101: «Anche quando celebrava la
messa aveva molte visioni; e nel tempo in cui componeva le Costituzioni erano
particolarmente frequenti. In quel momento poteva affermare ciò con più
sicurezza, perché ogni giorno era andato annotando quello che provava
nell'anima, e conservava ancora quelle note. Mi fece vedere appunto un grosso
fascicolo di scritti e me ne lesse qualche parte. Si trattava soprattutto di
visioni che aveva a conferma di qualche punto delle Costituzioni. Vedeva ora
Dio Padre, ora le tre Persone della Trinità, ora
[3] S. Ignazio di
Loyola, op. cit., n. 99. Versione in italiano in Gli Scritti di Ignazio di Loyola (ed. M. Gioia), Edizioni UTET,
Torino: «Dopo che ebbe narrato queste vicende, il 20 di ottobre io chiesi al pellegrino
qualche notizia sugli Esercizi e sulle Costituzioni, desiderando conoscere come
li aveva composti. Mi rispose che gli Esercizi non li aveva scritti tutti di
seguito, ma quello che accadeva nell'anima sua e trovava utile, ritenendo che
avrebbe potuto giovare anche ad altri, lo annotava; ad esempio, l'esaminare la
coscienza tenendone conto con il sistema delle linee, eccetera. In particolare,
i vari metodi di fare elezione mi disse che li aveva ricavati dall'osservare i
diversi spiriti e pensieri che lo agitavano quando era ancora a Loyola a causa
della ferita alla gamba. Delle Costituzioni disse che me ne avrebbe parlato la
sera. Lo stesso giorno, prima di cena mi chiamò. Aveva
l'aspetto più raccolto del solito. Premise una dichiarazione che mirava, in
sostanza, a esprimere l'intenzione retta e la semplicità con cui aveva fatto il
suo racconto, ed era sicuro di non avere raccontato niente di più. Aggiunse che
aveva offeso molto nostro Signore dopo che si era dedicato al suo servizio, ma
non aveva mai acconsentito a peccato mortale; anzi era sempre andato crescendo
in devozione, cioè nella facilità di trovare Dio. E adesso molto più che nella
vita passata. E poteva trovare Dio in qualunque momento lo desiderasse. Anche
al presente aveva molte visioni, soprattutto del genere di quelle di cui si è
parlato più sopra, e nelle quali vedeva Cristo come un sole. Questo gli
accadeva spesso mentre stava trattando questioni importanti, e la visione
costituiva per lui una conferma».
[4] Cfr. Esercizi spirituali, n. 233.
[5] S.
Ignazio di Loyola, op. cit.: «nostra
Signora con il santo Bambino Gesù» (n. 10), «una cosa … che gli pareva che in
qualche modo avesse forma di serpente e avesse molte cose che brillavano come
occhi, ma non lo erano»
(n. 19), «Santissima Trinità sotto
forma di tre tasti» (n. 28), «il
modo con cui Dio aveva creato il mondo: gli sembrava di vedere una oca bianca,
dalla quale uscivano raggi e con quale Dio faceva luce», «vide con gli occhi
interiori come dei raggi bianchi che scendevano dall’alto ... ciò che egli vide
chiaramente con l’intelletto era come Gesù Cristo nostro Signore fosse presente in quel Santissimo Sacramento», «vedeva con gli occhi interiori l’umanità di Cristo; la figura che gli
appariva era come un corpo bianco non molto grande né molto piccolo, senza,
però, vedere distinzione alcuna di membra l'umanità di Cristo», «Ha visto pure Nostra Signora allo stesso
modo, senza distinzione di membra» (n. 29); «cominciarono ad aprirglisi gli occhi della
mente: non è che avesse una visione, ma capì e conobbe molte cose, sia delle
cose spirituali che delle cose concernenti la fede e le lettere, e questo con
un'illuminazione così grande che tutte le cose gli apparivano come nuove... una grande luce nell'intelletto”, “lì gli apparve quella visione che molte volte gli
era apparsa, e che mai era riuscito a comprendere, cioè quella cosa di cui già
sopra si è parlato e che gli sembrava molto bella, con molti occhi. Ma ora,
stando davanti alla croce, vide bene che quella cosa così bella non aveva più il
colore di prima, ed ebbe una chiarissima conoscenza, accompagnata da un grande
assenso della volontà, che quello era il demonio» (nn. 30-31); «Cristo nel modo in cui di solito gli appariva, come abbiamo detto sopra»
(n. 41); «Gli
sembrava di vedere una cosa rotonda e grande, come se fosse d'oro» (n.
44); «ricevette
grande consolazione dal nostro Signore: gli sembrava di vedere continuamente
Cristo sopra di sé» (n. 48); «grande
consolatione et sforzo spirituale con tanta allegrezza, che comincio a gridare
per quei campi et parlar con Dio» (n. 79); «hebbe molte visioni spirituali… hebbe grandi
visitationi spirituali, di quelle che soleva havere stando in Manressa» (n. 95); «ha sentito tal mutatione nell'anima sua, et
ha visto tanto chiaramente che Iddio Padre lo metteva con Cristo, suo
figliuolo, che non gli basterebbe l'animo di dubitare di questo, senonché Iddio
Padre lo metteva col suo figliuolo» (n. 96);«Cristo come sole» (n. 99); «Dio Padre, alle volte tutte le tre Persone della Trinità, alle volte
[6] Per quanto riguarda la lettura dell’Autobiografia alla luce delle visioni di Ignazio, rimando al mio
saggio: Cristo come sole. L’Autobiografia di s. Ignazio di
Loyola alla luce delle “visioni.
[7] Costituzioni, nn.
134-135, in Gli Scritti di Ignazio di
Loyola (ed. M. Gioia), Edizioni UTET, Torino.
[8] Nadal, Adhort. in Hispania, 1544, in MHSI,
Nadal Comm. de Inst., p. 83, n. 118.
[9] Nadal, Annot. in Ex., in MHSI, Nadal Comm. de
Inst., p. 139, n. 14.
[10] Ibidem, n. 17.
[11] Nadal, Exhort. Colonienses, in MHSI, Nadal
Comm. de Inst., p. 791, n. 29.
[12] Ibidem, p. 785, n. 13.
[13] Congregazione Generale
XXXIII, d. I, n. 10.
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