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Fede che trasforma Si conclude l’Anno
ignaziano |
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Pubblicato su «Osservatore romano» 27 luglio 2022 ALTRE PAGINE Il corpo Chiara Lubich Esercizi spirituali Gli Esercizi Economia di L’esercizio del re |
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Domenica
31 luglio, in occasione della ricorrenza liturgica, si conclude l’anno che la
Compagnia di Gesù ha voluto dedicare a Ignazio di Loyola, per celebrare il
cinquecentesimo anniversario del ferimento in battaglia del suo fondatore,
all’epoca cavaliere basco impegnato nella difesa di Pamplona contro le
truppe francesi. Episodio che segnò una svolta decisiva nella vita del santo
e della Chiesa. Dal 20 maggio 2021 al 31 luglio 2022 si sono susseguite nel
mondo molteplici iniziative che hanno accompagnato i grandi eventi
internazionali, cominciati proprio nella città spagnola per proseguire, pochi
giorni dopo, con la preghiera “Pilgrims with Ignatius” a cui ha partecipato anche Papa Francesco. E’
stato poi lo stesso Pontefice a presiedere il 12 marzo scorso, assieme al
preposito generale dei gesuiti, padre Arturo Sosa Abascal, la messa per il quarto centenario della
canonizzazione di Ignazio di Loyola tenutasi a Roma, nella chiesa del
Santissimo Nome di Gesù. Il 31 luglio, data di chiusura dell’Anno ignaziano,
padre Sosa rinnoverà la consacrazione della
Compagnia al Cuore di Gesù: tutte le comunità sono state invitate a
prepararla nel contesto della propria missione. Abbiamo
chiesto a padre Paolo Monaco, direttore del Centro Ignaziano di Spiritualità della Provincia Euro-Mediterranea
(Albania, Italia, Malta e Romania) della Compagnia di Gesù di provare a fare
un primo bilancio consuntivo dell’evento che si avvia a conclusione. Non è certo usuale celebrare un incidente. Ma quella palla di
cannone che colpì alle gambe il giovane Ignazio di Loyola, costringendolo per
mesi all’immobilità, lo portò alla conversione religiosa, a un lungo
pellegrinaggio in Europa e in Terra Santa e poi alla fondazione della
Compagnia di Gesù. Discernimento, cambiamento, trasformazione: sono state
queste le parole-chiave dell’Anno ignaziano? Sì,
sono parole che mi sembrano indicatori di un processo che parte dalla
trasformazione. Nell’Anno ignaziano abbiamo ricordato l’azione di Dio in
Ignazio con il motto: “Vedere tutte le cose nuove in Cristo”. Nella famosa
“visione del Cardoner” egli riceve come dono gratuito una nuova visione della
realtà che lo trasforma in un “uomo nuovo”. La trasformazione produce in
Ignazio un cambiamento che lo rende sempre più capace di sentire
“immediatamente” Dio (EESS 15), soprattutto nell’esperienza del
discernimento, riconoscendo la luce vera di Dio da quella falsa del “nemico”
(Autob. 30-31). L’Anno ignaziano è stato solo
l’inizio di un percorso spirituale straordinario che come rete CIS
continueremo a seguire. Nel 2023 ricorderemo i 500 anni della prima
permanenza di Ignazio in Italia nel suo pellegrinaggio verso Gerusalemme.
Trasformazione, cambiamento e discernimento: indicano il processo spirituale
che hanno caratterizzato la vita di Ignazio fino alla fine. La vita come cammino da trovare e seguire reciprocamente, in
comunità. Papa Francesco, nel videomessaggio ai partecipanti alla preghiera
internazionale che ha dato avvio all’evento, ha esortato ad aiutare e a
lasciarsi aiutare perché “nessuno si salva da solo”. Come avete convertito in
ispirazione lo stimolo del Santo Padre? Vivendo
più intensamente una caratteristica della rete CIS: lavorare in équipe, dove
gesuiti, laici, consacrati e sacerdoti esercitano alla pari il ministero di
guide di Esercizi spirituali. Abbiamo contemplato l’amicizia umana e
spirituale di Ignazio, Francesco Saverio e Pietro Favre che da studenti
parigini condividono l’abitazione, i soldi eccetera in un contesto molto
simile al nostro. Ci ha molto colpito la domanda di Papa Francesco
nell’omelia del 12 marzo: «Se saremo per sempre uniti lassù, perché non cominciare
fin da ora quaggiù? Accogliamo la bellezza di essere stati presi insieme da
Gesù, chiamati insieme da Gesù». Ci siamo sentiti confermati e rafforzati nel
cammino che stiamo facendo come famiglia ignaziana: testimoniare una santità
ordinaria attraverso i sentieri della comunicazione, della comunione,
dell’ascolto e dello stare insieme, non attraverso strutture, ma soprattutto
nella cura di legami spirituali e fraterni. Molte delle iniziative hanno coinvolto direttamente il Centro
ignaziano di spiritualità da lei diretto. Può illustrarci le più
significative e che base di partecipazione hanno avuto, in particolare in
Italia? Le
molteplici proposte della rete CIS (territori, associazioni e centri di
spiritualità) coinvolgono circa 400 guide di Esercizi e si possono consultare
su www.cis-esercizispirituali.net. Offrendo ordinariamente delle attività di
spiritualità ignaziana e di Esercizi, abbiamo orientato nello spirito
dell'Anno ignaziano le cose che già facevamo, tenendo presente anche le
iniziative dei gesuiti italiani. Sottolineo in sintesi alcune proposte, in
presenza e online, con il numero indicativo di partecipanti: ritiri
sull’Autobiografia di sant’Ignazio e scuole di preghiera ignaziana (320);
corsi sul discernimento spirituale (130); corsi sull’accompagnamento
spirituale (100); Esercizi per coppie e famiglie (300); Itinerari ignaziani:
visite ai luoghi ignaziani a Roma e in Veneto (500); Esercizi online (200);
mesi ignaziani residenziali (180). Aggiungo, infine, un altro dato
significativo: cresce la domanda di formazione agli Esercizi ignaziani che in
questo momento coinvolge circa 100 persone. Cosa è emerso dai vostri incontri e convegni? Immagino che la
riflessione sull’itinerario di conversione di Ignazio abbia avuto negli
esercizi spirituali, che voi conducete tradizionalmente durante l’anno, il
suo momento più alto. Nel
convegno ci siamo confrontati sul tema: «Esercizi spirituali e santità. La
via ignaziana verso Dio personale e comunitaria». Lascio parlare alcuni dei partecipanti.
«Con l’aiuto di padre Sosa abbiamo guardato le
nuove possibilità con atteggiamento positivo: per essere strumenti di Dio
bisogna fare attenzione non tanto ai numeri delle persone raggiunte, ma alla
profondità delle esperienze». «Mi lascio trasformare? Dalla preghiera, che
dovrebbe trasformare la realtà e gettare nuova luce su persone e situazioni;
dagli Esercizi, che dovrebbero favorire la trasformazione del cuore;
dall’Amore che trasforma le relazioni». «Il tema poteva apparire un po’ fuori
contesto, vista l’attuale situazione di guerra, pandemia, crisi sociale.
Invece, partire dalla santità per allargare lo sguardo al mondo intero con le
sue ferite, ha pienamente interpretato lo stile ignaziano: avere la testa in
cielo solo per guardare meglio le realtà della terra e trovare risposte alle
necessità del nostro mondo». Cristo al centro di un percorso che dura tutta la vita e che
tutti, senza esclusioni, hanno il diritto di intraprendere. La Chiesa come
madre e garante, senza steccati fra la gente delle città. Le sollecitazioni
di Francesco parlano anche di divorziati, omosessuali, rifugiati. In che modo
i gesuiti stanno rispondendo alla questione della sinodalità? Come rete CIS sulla scia
di Amoris laetitia
abbiamo intrapreso «Chiesa-casa-per-tutti»: incontri di preghiera e di
formazione per l’accompagnamento spirituale di divorziati, omosessuali,
rifugiati. Sollecitati dalla Laudato si’, si sono elaborate delle
proposte di Esercizi alla luce dell’ecologia integrale. Meditando l’omelia di
apertura del Sinodo abbiamo scoperto che la dinamica degli Esercizi è
integrata nel processo sinodale, secondo i verbi indicati da Papa Francesco:
incontrare, ascoltare, discernere. Per crescere nella sinodalità
avvieremo un progetto di formazione sul discernimento spirituale in comune
che consenta alle guide di Esercizi di acquisire competenza anche a vantaggio
delle Chiese locali. Come Gesuiti e Famiglia ignaziana vogliamo vivere la
corresponsabilità nella missione in una comune appartenenza consolidata dalla
fiducia reciproca: la missione è affidata a tutti e da tutti è portata avanti
nei travagli di una storia che siamo chiamati ad attraversare insieme. |
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