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Arrivare dove l’amore abita Persona e comunione, il
cammino secolare della riforma “integrale” |
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Pubblicato su «Osservatore romano» 17 settembre 2022 ALTRE PAGINE Il corpo Chiara Lubich Esercizi spirituali Gli Esercizi Economia di L’esercizio del re |
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Nell’Anno Ignaziano appena concluso come guide del Centro
Ignaziano di Spiritualità della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia
di Gesù, abbiamo riflettuto sul senso degli Esercizi spirituali ignaziani in
questo mondo secolarizzato. Facendo
memoria di come lo Spirito avesse ispirato sant’Ignazio abbiamo riconosciuto
quanto fosse profetico per quell’epoca il metodo degli Esercizi, orientato
all’accompagnamento della persona nel suo processo integrale di crescita
umana e spirituale. Sono passati 500 anni, ma siamo ancora nei primi stadi di
quella riforma della Chiesa che lo Spirito aveva iniziato con sant’Ignazio e
che il Vaticano II ha
rilanciato insieme alla spiritualità di comunione. Persona e comunione: due
punti focali di una riforma sempre più necessaria. In
questo tempo di secolarizzazione gli Esercizi sono uno strumento adatto per
aiutare la persona ad ascoltare la parola di Gesù e a convertire il proprio
modo di agire nella società, a volte passando da una identità cristiana
“diluita”, o addirittura “gassosa”, alla decisione di vivere realmente da
cristiano. Decisione che nasce dalla guarigione e trasformazione che lo
Spirito opera nella persona, facendole vedere e toccare il mistero che abita
nel suo cuore: la bellezza dell’Uomo, immagine e somiglianza di Dio, nata
dall’amore, composta di amore e chiamata ad amare e ad essere amata. Questo
frutto sembra confermato sempre di più anche in campo neuro-psicologico. È
possibile quindi mostrare il cammino verso Dio con gli Esercizi di
sant’Ignazio, perché c’è un terreno comune che possiamo chiamare: “umanità”. Se
arriviamo alla radice dell’umano, che è la presenza di Dio in ogni persona e
in ogni cultura religiosa o meno, allora entriamo in un dialogo vero e gli
Esercizi rappresentano un itinerario per arrivare lì dove abita l’Amore e
fare delle scelte che siano scelte del cuore, dall’amore. L’omelia
di Papa Francesco del 28 luglio in Canada ha confermato la nostra
riflessione. Ci sentiamo incoraggiati a coltivare «uno sguardo buono sul
mondo», specchiandoci nel cuore del Padre che «benedice la nostra vita, dice
bene di noi e della nostra realtà, si incarna nelle situazioni della storia
non per condannare, ma per far germogliare il seme del Regno proprio là dove
sembrano trionfare le tenebre [...] che sa distinguere il bene ed è ostinato
nel cercarlo, nel vederlo e nell’alimentarlo. Non è uno sguardo ingenuo, ma
uno sguardo che discerne la realtà». Da
questo “luogo”, che è il seno del Padre in cui Gesù ci ha portato, possiamo
«affinare il nostro discernimento sul mondo secolarizzato», distinguendo tra
secolarizzazione e secolarismo, abbandonando la «nostalgia di un mondo
sacralizzato, di una società di altri tempi nella quale la Chiesa e i suoi
ministri avevano più potere e rilevanza sociale» e raccogliendo la sfida che
la secolarizzazione offre alla «nostra immaginazione pastorale [...] per la
ricomposizione della vita spirituale in nuove forme e per nuovi modi di
esistere». Desideriamo
consolidare il nostro ministero, mettendo in pratica le tre vie indicate da
Papa Francesco: far conoscere Gesù lì dove le persone vivono, dare una
testimonianza credibile abbandonando il clericalismo, vivere la fraternità
universale: «Al cuore dell’annuncio evangelico, infatti, c’è l’amore di Dio,
che trasforma e rende capaci di comunione con tutti e di servizio verso
tutti. [...] La Chiesa è chiamata a incarnare questo amore senza frontiere,
per costruire il sogno che Dio ha per l’umanità: essere fratelli tutti». Ci
troviamo quindi in un nuovo tempo di ricerca e sperimentazione. È possibile
dare gli Esercizi a persone che non abbiano un orientamento cristiano? Una
persona “non credente” o di altra religione potrebbe desiderare di meditare
il Vangelo per trarne valori importanti per la sua vita. Come accompagnare
invece chi volesse approfondire la propria esperienza religiosa senza
riferirsi alla Scrittura, oppure chi desiderasse cercare “qualcosa” che solo
intuisce o chi infine fosse soltanto bisognoso di «ordinare la propria via
senza prendere decisioni in base ad alcun affetto disordinato» (EESS n. 21)?
È molto interessante notare che questo “titolo” degli Esercizi non ha nessun
riferimento religioso esplicito. Il
metodo degli Esercizi ignaziani contiene qualcosa che permette di
accompagnare qualsiasi persona? Faccio un solo esempio: i “modi di pregare”,
in particolare la meditazione e la contemplazione, servirebbero soltanto a
pregare, quindi sarebbero esclusivi dei cristiani, oppure sarebbero
l’oggettivazione del processo conoscitivo, comunicativo e relazionale di ogni
persona? Esercitarsi nella meditazione e contemplazione farebbe crescere solo
una sensibilità cristiana oppure renderebbe capace tutta la persona, e
qualsiasi persona, di «sentire la presenza divina» in tutte le cose e in
particolare nelle persone, sviluppando così un atteggiamento che potremmo
chiamare «contemplativo nella relazione»? Quei «modi di pregare» sarebbero
innanzitutto la «grammatica universale» con cui Dio agisce nel cuore della
persona? Il cristiano con un esplicito riferimento alla mediazione di Gesù,
la persona «non religiosa» attraverso valori umani universali, entrambi
nell’orizzonte ultimo del regno di Dio e della fraternità universale. Nella
contemplazione avverrebbe un progressivo decentramento da sé per centrarsi
nell’altro e la persona, qualunque sia il suo orientamento culturale o
religioso, aprirebbe la sua interiorità a una presenza che si rivelerebbe dentro
lo spazio vuoto successivo al decentramento e al dono di sé. Questo processo
sarebbe in se stesso un movimento evangelico cristiano, anche se anonimo, in
quanto sostenuto e partecipante del movimento di decentramento e donazione di
sé che in ogni persona compie il Padre nello Spirito per la mediazione del
Risorto. Si
potrebbe anche parlare della formazione al discernimento che negli Esercizi
di sant’Ignazio cammina di pari passo con questo progressivo decentramento e
donazione. Perché l’allenamento a dis-identificarsi
con i propri pensieri per riconoscere e scegliere quelli che orientano al
bene personale e collettivo è fondamentale per ogni persona, religiosa o meno
che sia. Un
altro aspetto profetico del metodo di sant’Ignazio è il “posto” della necessaria
mediazione ecclesiale. Nell’annotazione 15 “chi dà gli Esercizi” stando «nel
mezzo, come una bilancia, lasci immediatamente operare il Creatore con la
creatura e la creatura con il suo Creatore e Signore». Anche qui è
interessante notare il linguaggio universale di sant’Ignazio. La mediazione
ecclesiale è nella sua posizione “estrema” in cui può raggiungere ogni
persona: una presenza che “non c’è”, esserci non essendoci, presente ma quasi
invisibile. Il mediatore non sta “in mezzo” con una propria “densità”
(pensieri, struttura ecc.) a occupare lo spazio “tra” il Creatore e la
creatura. Egli sta “in mezzo” come ambiente (grembo vuoto) in cui quella
relazione immediata si rende possibile. Prendere sul serio l’annotazione 15
rende inattuali quei corsi di Esercizi in cui la mediazione clericale, fatta
da uomini e donne di qualsiasi vocazione, tende a occupare la coscienza della
persona e a sostituirsi nella relazione con Dio. E in definitiva volendosi
sostituire a Dio stesso. Termino
con un auspicio. Spero quanto prima che sia riconosciuto nella Chiesa il
ministero dell’accompagnamento spirituale che, come dice Papa Francesco, è un
carisma laicale (28 gennaio 2017). Di veder proporre nelle diocesi percorsi
di formazione all’accompagnamento spirituale per rendere i membri del popolo
di Dio capaci di ascoltare il cuore delle persone con cui vivono e portare lì
la presenza amorevole e misericordiosa del Signore. Di vedere trasformati i
punti di presenza ecclesiale nel territorio in veri centri di ascolto spirituale
dove uomini e donne, giovani e adulti, laici e presbiteri, consacrati e
consacrate possano dedicare tempo e cuore all’ascolto di tutti. |
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