Dopo aver partecipato al congresso mariano internazionale «Contemplare Cristo con gli occhi
di Maria», organizzato dal Movimento dei Focolari (28-30.4.2003), ho
realizzato questa ricerca sul rapporto tra Maria e gli Esercizi
spirituali. Chiara Lubich ha parlato della Via Mariae nella conversazione Maria e il Rosario
nel Movimento dei Focolari.
Reggio C., 19 maggio 2003
Carissimi, durante il congresso mi è stato ho partecipato
ad una trasmissione su Telepace nella quale avrei dovuto raccontare qualcosa
del rapporto di Ignazio con Maria e del mio rapporto con Maria.
La mattina, arrivato al Centro Mariapoli, vado in cappella
e lì, davanti a Gesù Eucaristia e pregando Maria, viene un pensiero: Maria,
prima compagna di Gesù.
Mentre aspettiamo di andare in onda, con alcune religiose
recitiamo un’Ave Maria. Inizia la trasmissione, il clima è sereno, si sente
che c’è Gesù in mezzo. Arriva il mio turno. Parlo di Maria prima compagna di
Gesù, presente in tutta la vita di s. Ignazio e negli Esercizi spirituali,
ecc.
Ma subito dopo si affaccia un’altra idea, imprevista: il
congresso mariano come punto di svolta nella storia della Chiesa, cioè, come
un evento che segna un «ideale passaggio di testimone» dagli Esercizi
spirituali alla Via Mariae che di quelli diventa approfondimento e
completamento.
Per capire meglio, ho scritto qualcosa per farne dono a
tutti voi. Mi scuso per il linguaggio «tecnico» e forse adatto a chi già
conosce gli Esercizi spirituali.
Maria ha accompagnato Ignazio in tutta la sua vita,
istruendolo passo passo su come essere compagno di Gesù, fino a guidarlo
nella fondazione della Compagnia. Lo racconta Ignazio stesso nella sua
Autobiografia.
«Ormai i pensieri di prima stavano scomparendo, grazie ai
santi desideri che aveva e che gli furono confermati da una visione in questo
modo. Una notte, mentre era ancora sveglio, vide chiaramente un'immagine di
nostra Signora con il santo Bambino Gesù»(n. 10).
«Molte volte e per molto tempo, mentre stava in orazione,
vedeva con gli occhi interiori l’umanità di Cristo; la figura che gli appariva
era come un corpo bianco non molto grande né molto piccolo, senza, però,
vedere distinzione alcuna di membra… Ha visto pure Nostra Signora allo stesso
modo, senza distinzione di membra»(n.
29).
La Storta
«L'anno trascorse senza alcuna possibilità di imbarco.
Allora decisero di partire per Roma; e vi andò anche il pellegrino perché
l'altra volta che i compagni vi si erano recati, i due personaggi che temeva
gli fossero ostili si erano invece mostrati molto benevoli. Viaggiarono verso
Roma suddivisi in tre o quattro gruppi; il pellegrino era con Favre e Laínez,
e durante questo viaggio ricevette da Dio favori straordinari. Aveva
deliberato che, una volta sacerdote, sarebbe rimasto un anno senza celebrare
la messa per prepararvisi e per pregare la Madonna che lo volesse mettere con il suo
Figlio. Un giorno, trovandosi ormai a poche miglia da Roma, mentre in una
chiesa faceva orazione, sentì nell'animo una profonda mutazione e vide tanto
chiaramente che Dio Padre lo metteva con Cristo suo Figlio da non poter più
in alcun modo dubitare che di fatto Dio Padre lo metteva con il suo Figlio»(n. 96).
«Il più erano visioni, che lui vedeva in confirmatione di
alcuna delle constitutioni, et vedendo alle volte Dio Padre, alle volte tutte
le tre persone della Trinità, alle volte la Madonna che intercedeva,
alle volte che confirmava»(n.
100).
Mi ha fortemente
impressionato dopo il congresso leggere quanto il papa Giovanni Paolo II
aveva scritto nella Lettera sul Rosario (n. 3):
«Sull’onda
della riflessione offerta nella lettera apostolica “Novo Millennio Ineunte”,
nella quale ho invitato il popolo di Dio, dopo l’esperienza giubilare, a
“ripartire da Cristo”, ho sentito il bisogno di sviluppare una riflessione
sul Rosario, quasi a coronamento mariano della stessa lettera apostolica, per esortare alla contemplazione del volto di Cristo in compagnia e alla scuola della sua Madre Santissima».
Queste parole hanno mi hanno fatto ricordare un brano del
Diario spirituale di Ignazio:
«[Messa]
Di Gesù. Venerdì [8.2.1544] - (…) passando per le elezioni per un’ora e mezza
o più, e presentando ciò che più mi pareva per ragioni, e per maggior mozione
di volontà, come dire: non tenere rendita alcuna, volendo questo presentare
al Padre per mezzo e preghiere della Madre e del Figlio, e prima facendo
orazione a lei affinché mi aiutasse con suo Figlio e Padre, e poi pregando il
Figlio mi aiutasse con il Padre in compagnia della Madre, sentì in me un
andare o levarmi davanti al Padre, e in questo andare un levarmisi i capelli,
e mozione come ardore notevolissimo in tutto il corpo, e conseguentemente a
questo lacrime e devozione intensissima».
GLI ESERCIZI SPIRITUALI
«COME» VIA MARIAE
Alla luce di
questa esperienza di Ignazio, Maria trova un posto essenziale e fondamentale
negli Esercizi spirituali. Essi sono diventati progressivamente ai miei occhi non solo Via Christi, ma anche Via
Mariae.
Nello scorso settembre a Roma, dovendo dare otto giorni di
esercizi ad un gruppo di religiose, avevo iniziato a ripercorrere l’itinerario
degli Esercizi spirituali di s. Ignazio «alla luce di Maria». Ora, alla luce
della lettera del Papa sul Rosario, posso
completare quell’intuizione.
Ignazio fa iniziare la seconda settimana con la contemplazione
dei misteri dell’In-carnazione (nn. 101-109) e della Nascita (nn. 110-117),
ai quali fa seguire nel secondo giorno (n. 132) due altri misteri
dell’infanzia di Gesù: Presentazione al tempio e la fuga in Egitto. Poi, nel
terzo giorno (n. 134) Nazaret e Smarrimento e ritrovamento al tempio.
Poiché è possibile allungare o abbreviare la
contemplazione di altri misteri (n. 162), io ho aggiunto la Visitazione dopo
l’Incarnazione.
Nella seconda settimana, poi, si contemplano anche vari misteri
della vita pubblica. Nell’elenco proposto da Ignazio dal sesto giorno in poi
(n. 161) ci sono il Battesimo e le Beatitudini. E qui si possono aggiungere o
sostituire a quelli proposti (n. 162) i misteri di Cana e della
Trasfigurazione.
Poi nella terza settimana, l’Ultima Cena è il
mistero con il quale si inizia a contemplare la Passione (nn. 190-199),
al quale segue la seconda contemplazione di Gesù nell’Orto degli ulivi (nn.
200-204) e via via nei giorni seguenti tutti gli altri (n. 208). Anche in
questa settimana è possibile allungare o abbreviare la contemplazione dei
misteri (n. 209).
Infine la quarta settimana inizia con la
contemplazione dell’apparizione di Gesù a sua Madre. Anzi è l’unica
contemplazione che Ignazio propone in modo esteso (nn. 218-225). Poi egli
invita a contemplare i misteri della risurrezione fino all’ascensione
inclusa, lasciando ancora maggiore libertà di movimento nella scelta dei
misteri (nn. 226-228).
Quindi si possono aggiungere gli altri, come la Pentecoste e quelli
che riguardano Maria (Assunzione, Incoronazione), e che Ignazio non ha
inserito.
Un discorso a parte va fatto per la Pentecoste che forse
può essere individuata nella Contemplazione per ottenere amore (nn. 230-237).
Da questo punto di vista, allora, i misteri gloriosi di Maria potrebbero
seguire questa contemplazione e concludere in questo modo l’itinerario degli
Esercizi.
Come abbiamo visto, Ignazio propone una
successione dei misteri di Cristo che sono anche misteri di Maria. E
che gli Esercizi possano aiutare a “rivivere Maria”, ad essere una “piccola
Maria”, lo dicono anche altri indizi.
Maria è vista come mediatrice di
grazie a Cristo. A partire dal terzo esercizio della prima settimana (n.
63), Ignazio propone in modo esplicito o suggerisce di concludere quasi tutte
le successive meditazioni o contemplazioni, sicuramente le più importanti,
con un triplice colloquio (che
poi è uno): con Maria, con Gesù e con il Padre (nn. 64, 109, 117, 147, 156,
168, 225).
Nel primo colloquio si chiede a Maria di intercedere
presso il Figlio per ottenere dal Figlio la grazia che si desidera; nel
secondo si chiede al Figlio di ottenere dal Padre la stessa grazia; nel terzo
si chiede quella grazia direttamente al Padre.
Maria, in quanto mediatrice, è proposta come un «punto di
vista» e guida nella contemplazione di Cristo. Cercherò di seguire la
presenza di Maria negli Esercizi con qualche breve nota a margine.
Negli Esercizi Maria «nostra Signora» appare per la prima
volta nel colloquio del terzo esercizio della «prima settimana» (nn. 62-63),
durante la quale si contempla il mistero del peccato e della redenzione.
Nel colloquio si chiede grazia per tre cose: «la prima,
affinché io senta interna conoscenza dei miei peccati e detestazione di essi;
la seconda, affinché io senta il disordine delle mie attività (operazioni),
affinché, detestando, mi corregga e mi ordini; la terza, chiedere conoscenza
del mondo, affinché, detestando, allontani da me le cose mondane e vane».
Nella chiamata del Re (nn. 91-98), per rispondere alla
chiamata universale-personale di Gesù re eterno, l’esercitante fa la sua
offerta «alla presenza della vostra infinita bontà, e alla presenza della
vostra Madre gloriosa…» (n. 98).
Maria, regina del cielo e della terra, che è presente come «dover
essere» di colui che, come «poter essere» si offre.
Maria discepola perfetta che ha raggiunto il vertice della sequela e
in lei tutta l’umanità e la
Chiesa, tutto il creato e l’universo.
Maria, Madre nostra
Nelle contemplazioni dell’Incarnazione e della Nascita, i
colloqui (nn. 109 e 117) si fanno «pensando a ciò che devo dire alle tre
persone divine, o al Verbo eterno incarnato, o alla Madre e Signora nostra,
chiedendo secondo quello che in sé sentirà, per più seguire e imitare il
Signore nostro, ora nuovamente incarnato, dicendo un Padre nostro».
Nella contemplazione di questi misteri il Verbo si incarna nuovamente
in colui che contempla, che è invitato a riconoscere Maria come «Madre
nostra» e sua, iniziando così ad essere formato a immagine di Maria, «altra
Maria».
Nella meditazione di Due Bandiere (nn. 136-147), il primo
colloquio è «con nostra Signora affinché mi ottenga grazia da suo Figlio e
Signore, affinché io sia ricevuto sotto la sua bandiera, e prima in somma
povertà spirituale e, se sua divina maestà sarà servito e mi desidererà
eleggere e ricevere, non meno nella povertà attuale; secondo, nel passare
obbrobri e ingiurie, per più in esse imitarlo, solo che le possa passare
senza peccato di nessuna persona né dispiacere di sua divina maestà».
Questo colloquio
si ripeterà in altre due meditazioni, Tre tipi di uomini (n. 156) e Tre modi
di umiltà (n. 168), che predispongono l’anima dell’esercitante al
discernimento e all’elezione ormai imminente.
Maria che intercede e chiama a stare in «compagnia di Gesù» (sotto la
sua bandiera). Maria, discepola obbediente che ascolta la Parola e la mette in
pratica. Maria tutta rivestita di Parola che diventa madre di Gesù e lo offre
al mondo. Maria donna del discernimento, colei che sempre cerca, trova e fa
la volontà di Dio.
A questo punto Maria sembra scomparire, anche se Ignazio
dice che nelle contemplazioni «posso
fare un solo colloquio a Cristo nostro Signore o, se la materia o la
devozione lo commuove, può fare tre colloqui, uno alla Madre, un altro al Figlio,
un altro al Padre, nella stessa forma che sta detto nella seconda settimana,
nella meditazione dei due binari, con la nota che si segue ai binari»
(n. 199).
Nel sesto giorno, poi, Ignazio propone la contemplazione
«dal monumento (sepolcro) incluso fino alla casa dove nostra Signora fu
(stette) dopo aver sepolto suo Figlio» (n. 208). E nel giorno successivo,
ripropone la contemplazione di «tutta intera la passione (…) considerando la
solitudine di nostra Signora, con tanto dolore e fatica» (ib.).
Ecco Maria desolata che accompagna la passione e morte di Gesù e
«sta».
E infine nella quarta settimana la contemplazione di Gesù
risorto, «apparso alla sua benedetta Madre in corpo e anima» (nn. 218-225). È
interessante notare che in questa settimana è l’unico mistero proposto per
esteso. Quindi una chiave di lettura evidente: si può contemplare Cristo
risorto solo con gli occhi di Maria.
Maria «benedetta Madre», che come Abramo e più di lui, dà Gesù al
mondo soprattutto quando lo offre sul Calvario e vivendo la sua pasqua
diventa Madre di tutta l’umanità.
Che cosa vuol dire che il congresso
mariano segna un «ideale passaggio di testimone» dagli Esercizi spirituali
(spiritualità individuale) alla Via
Mariae (spiritualità di comunione) che di quelli diventa approfondimento e completamento?
La prima cosa che mi viene da dire è che questo pensiero
va spiegato bene, perché può dare l’impressione di voler mettere da parte gli
Esercizi spirituali di s. Ignazio. Cosa che non è vera. Anzi, è vero il
contrario.
Che occorre mettere in dialogo queste «due vie». Però
credo che per avviare questo dialogo è necessario anche «rileggere» gli
Esercizi spirituali di s. Ignazio alla luce della spiritualità di comunione,
perché essi siano uno strumento adatto per la Chiesa di oggi.
Che mi sembra importante chiarire bene il rapporto tra
«esercizi spirituali» (non solo il libretto di s. Ignazio, ma soprattutto
l’esperienza codificata nella Chiesa), e la Via Mariae.
Si tratterà forse di spiegare come questa nuova via si
relaziona con le precedenti e so-prattutto con quella «pratica» che fa parte
del patrimonio della Chiesa, quale «aiuto» e luce la Via
Mariae vi
porta. Anche per aiutare tante persone a fare e dare con nuovo slancio gli
esercizi spirituali…
Forse la
Via Mariae aprirà lo spazio a nuove forme di «esercizi spirituali» che la Chiesa potrebbe assumere
e proporre a tutti, nuove forme che però ancora non si vedono.
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