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by Paolo Monaco sj

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Esercizi

L’esercizio del re
nella tradizione della Compagnia di Gesù

Sintesi finale

 

 

 

 

 

L’ESERCIZIO
DEL RE NELLA
TRADIZIONE
DELLA
COMPAGNIA
DI GESÙ

I nn. 91-98 degli
Esercizi spirituali
di sant’Ignazio di
Loyola da p. Nadal
ai giorni nostri

 

Introduzione

 

Prima parte
L'esercizio del re
secondo p. Nadal

 

Seconda parte
L’esercizio del re
dal 1599 al
Concilio
Vaticano II

 

Terza parte
L’esercizio del
re negli anni
postconciliari

 

L’esercizio del re
nella tradizione
della Compagnia
di Gesù

 

Bibliografia

 

 

 

 

 

 

 

 

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Al termine di questo excursus
riprendiamo, a mo' di sintesi,
il filo d'oro
della tradizione interpretativa
dell’esercizio del re

 

 

 

 

 

 

 

 

1) Il Direttorio del 1599 presenta i nn. 91-98 in un orizzonte trinitario: il Figlio realizza l'opera del Padre e chiama tutti gli uomini a partecipare di quest’opera «in societatem».

 

2) La Palma vede in Gesù crocifisso, contemplato nel suo massimo dolore, l’abbandono del Padre, il Figlio al quale l’esercitante è chiamato ad associarsi.

 

3) Ciccolini, alla luce del rapporto di unità tra il Padre e il figlio, vede nella meditazione il fine dell’incarnazione: ristabilire nell’uomo redento la sua vera immagine, essere figlio di Dio e fratello di Gesù e, in virtù di questa eredità, fratello di ogni uomo e partecipe della costruzione dell’unica famiglia umana.

 

4) Denis dà nuovo spessore teologico all’imitazione di Cristo: essa è una progressiva identificazione interiore con Cristo che ha nella piena offerta di sé il suo momento decisivo. In essa tutta l'anima opera un «transitum in Christum» ed ottiene per opera dello Spirito Santo una «in Christum transformatio».

 

5) Meschler esplicita la dimensione ecclesiale dell’esercizio: Dio vuole fondare il suo Regno divino, cioè la Chiesa, innanzitutto nel cuore dell’uomo, perché questi sia poi strumento del Regno di Cristo, cioè della Chiesa, nel cuore degli altri.

 

6) Valensin dilata la realtà del Regno. Egli pone al centro del suo commento l’unità del corpo mistico e l'unità della famiglia umana, da una parte come nostalgia e ricerca dell'uomo (la parabola del re temporale) e dall’altra come progetto divino già donato e responsabilmente da portare a compimento (la vita del re eterno).

 

7) Pinard de la Boullaye evidenzia le radici ignaziane dell’immagine del re-Regno. Essa esprime il modo in cui sant’Ignazio vive il rapporto con la Trinità, cioè la «mistica del servizio», e si rivela la più adatta a scuotere i cuori di coloro che sono chiamati ad essere apostoli, cioè «compagni di Gesù». Egli, inoltre, individua il criterio fondamentale alla luce del quale interpretare e adattare l’esercizio del re: il progetto divino di salvezza universale.

 

8) Encinas inserisce la chiamata personale all’interno di un orizzonte ecclesiale e trinitario: il cristiano è chiamato ad essere una cosa sola con Cristo, come questi lo è con il Padre, e ad essere membro del Corpo di Cristo, cioè, della Chiesa. Essere con Gesù, che è la santità dell'uomo, consiste nel «consumarsi in unità» con Gesù ad immagine del rapporto trinitario Padre-Figlio.

 

9) Clemence vede nel comandamento nuovo la via data al cristiano per unirsi all’opera di Gesù, realizzando l’amore reciproco, e per unirsi alla sua persona, vivendo il «come» del comandamento.

 

10) Martelet, nella riflessione sugli Esercizi spirituali alla luce della ecclesiologia del Vaticano II, vede nel re eterno il Verbo incarnato che rivela il Padre e nel quale tutto viene ricapitolato. Nell’esercizio del re, poi, sant'Ignazio presenta il suo «vangelo»: l’identificazione con Gesù povero e umile che stabilisce nel cuore la legge dell’amore, la quale ispira continuamente all’anima la volontà di Dio. La chiamata del re è, quindi, ecclesiale: si rivolge ad ogni vocazione cristiana e vuole suscitare apostoli simili a Gesù, l’Apostolo per eccellenza. In essa non si può infatti separare la persona di Cristo dal suo Corpo ecclesiale, dall’opera apostolica di Cristo nella sua Chiesa.

 

11) Cusson, che innanzitutto, alla luce dell’incontro di sant’Ignazio con il mistero di Dio, delinea con grande profondità la pedagogia degli Esercizi e mette chiaramente in evidenza l’unità e la distinzione dei due livelli (oggettivo-soggettivo) di tale esperienza spirituale. Poi, nell’esercizio del re egli intuisce il nucleo dell’unico mistero di Dio che unifica le distinte dimensioni (pedagogica, cristologica, ecclesiologica, trinitaria) dell’esperienza spirituale: solo Dio può donare qualcosa a Dio. Alla chiamata del re eterno, che riguarda l’opera di Dio, cioè, la ricostituzione dell’unità del suo popolo, l’esercitante è chiamato a formare con Gesù Cristo l'oggetto unico e privilegiato dell'amore del Padre (essere in Cristo) e con Lui far ritornare tutta l'umanità al Padre (essere con Cristo). Colui che si apre al mistero di salvezza, poiché è inserito vitalmente nel Corpo di Cristo-Figlio, viene plasmato progressivamente in altro Cristo-Figlio, cioè uomo-Chiesa, e reso così idoneo come Dio-Figlio nel donarsi a Dio-Padre. D'altra parte questo dinamismo non vale soltanto per il singolo credente, ma riguarda tutta la Chiesa nel suo essere una.

 

12) Lewis, che riporta la testimonianza di p. Nadal, vede nell’esercizio del re il culmine e la chiave interpretativa di tutto il cammino degli Esercizi e, assieme ai Due Vessili, il loro cuore. Così i «misteri di Cristo» negli Esercizi spirituali vanno letti alla luce della «vita del re eterno», alla luce del Regno di Cristo, come i vangeli alla luce del mistero globale di Cristo. Inoltre l'espressione «con me» manifesta la chiamata ad essere in senso forte «compagno» di Gesù.

 

13) Losada approfondendo i tre tipi di cristologie presenti nell’esercizio del re, evidenzia il dinamismo ecclesiale della «memoria Christi», che fa della della meditazione pasquale di Gesù Signore glorificato il fondamento reale di tutti i singoli esercizi. Di fronte al Kyrios (presenza attuale di Gesù) e al re (signoria cosmica universale), l'esercitante è chiamato a partecipare della filiazione di Gesù, compiendo come lui la volontà del Padre, in una relazione di «compagnia» e di «amicizia» reciproca con il Signore Amico.

 

Inizio

 

 

 

 

 

 

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