Raggi

by Paolo Monaco sj

Home   |   Esercizi spirituali   |   Arte   |   Esperienze   |   Saggi   |   Link

Search  |  Site map  |  E-mail

 

 

 

Saggi >
Primi Gesuiti

Pietro Favre, Memoriale

Brani scelti

 

 

 

Pietro Favre,
Memoriale,
a cura di
Giuseppe
Mellinato,
Città Nuova,
Roma 1994

 

 

 

 

 

 

 

ALTRE PAGINE

 

Jerónimo
Nadal,
Selezione
di brani

 

Giacomo Lainez,
Epistola
Patris
Laynes de
P. Ignatio

 

Juan Alfonso
Polanco,
Summarium
hispanium
de origine
et progressu
Societatis Iesu

 

Francesco
Saverio,
Lettere
e altri
documenti

1542 - 2 L’incontro con Ignazio. 2

 

15 agosto 1534. 3 - Il voto di Montmartre. 3

 

1538. 3 - Servire Cristo per l’unità di tutti 3

 

1540. 4 - I misteri della vita di Cristo e di Maria. 4

 

1541. 4 - I tre modi di pregare. 4

 

19 novembre 1541. 4 - Pregare per l’unità dei cristiani
e la fraternità universale
. 4

 

1541. 5 - Pregare con il corpo, tempio dello Spirito. 5

 

1542. 5 - La speranza dell’unità. 5

 

15 gennaio 1542. 5

Il corpo tempio dello Spirito. 5

Vivere il momento presente. 6

Essere servo obbediente come Maria. 6

Essere figlio, servo e discepolo come Maria. 6

 

7 agosto 1542. 7 - Gesù Abbandonato. 7

 

21 agosto 1542. 7

Gesù Abbandonato e Maria desolata. 7

La “via Christi”, le tappe della vita di Gesù. 7

La “via Mariae”, rivivere le tappe della vita di Maria. 8

Gesù Abbandonato e Maria desolata. 8

 

30 giugno 1543. 8 - Pregare con i sensi
per sentire come Cristo
. 8

 

 

 

 

Giugno 1542

 

L’incontro con Ignazio

 

8. Quell’anno (1528) venne Ignazio ad alloggiare nello stesso Collegio di Santa Barbara e nella medesima nostra stanza, poiché voleva seguire il corso di arti, a incominciare dal seguente San Remigio. Ed era lo stesso maestro di cui ho detto sopra a prendesi carico di lui. Benedetta in eterno la provvidenza divina, che ordinò le cose in tal modo per mio bene e salvezza. Avendo infatti disposto Dio che fossi io ad insegnare a quel sant’uomo, mi riuscì prima di entrare nelle sue confidenze su questioni esteriori e poi su quelle interiori. Vivevamo sempre insieme, ripartendo la camera, la mensa, la borsa; e poi egli mi era insegnante di vita spirituale, dandomi possibilità di ascendere alla conoscenza della volontà divina e della mia propria. Così fu che divenimmo una cosa sola nei desideri, nella volontà e nel fermo proposito di scegliere la vita che ora teniamo tutti noi, i quali facciamo o faremo parte di questa Compagnia, di cui io non sono degno.

 

10. (…) Così in tale familiarità passammo insieme quasi quattr’anni, e mantenevamo lo stesso atteggiamento d’animo pure con gli altri.

 

11. … Mi vennero pure molte altre tentazioni e turbamento al vedere i difetti altrui, e così ebbi anche dei sospetti e dei giudizi. Ma in tutto ciò non mi mancò neppure la grazia del consolatore e del maestro, che mi disponeva nei primi gradi della carità del prossimo.

 

 

 

15 agosto 1534

Il voto di Montmartre

15. In quello stesso anno, il giorno della Madonna d’agosto, tutti noi che avevamo la medesima determinazione e avevamo fatto gli Esercizi (ad eccezione di maestro Francesco, che pur avendo gli stessi propositi gli Esercizi non li aveva ancora fatti), ce ne andammo alla Chiesa di Santa Maria detta di Montmartre presso Parigi, a pronunciarvi ciascuno il voto di andare a Gerusalemme entro un determinato tempo; dopo di esser ritornati di lì, di metterci sotto l’obbedienza del Pontefice Romano, e ancora, dopo un certo giorno stabilito, lasciare partenti e reti, fatta eccezione del necessario sostentamento. Noi che allora ci riunimmo per la prima volta eravamo Ignazio, maestro Francesco (Javier), io Favre, maestro Bobadilla, maestro Laínez, maestro Salmerón e maestro Simone (Rodrigues). Jay non era ancora venuto a Parigi; invece maestro Giovanni (Codure) e Pascasio (Broët) non erano ancora stati presi con noi. Nell’anniversario, i due anni seguenti, ritornammo tutti in quel luogo con lo stesso proposito, per confermare la determinazione presa: e ci trovammo ogni volta ad averne un grande accrescimento di spirito. In quegli anni, o meglio nell’ultimo, si erano già uniti a noi maestro Jay, maestro Giovanni Codure e maestro Pascasio.

 

 

 

1538

Servire Cristo per l’unità di tutti: la conferma del Papa

18. (…) Fu pure beneficio memorabile e quasi fondamento di tutta la Compagnia, che in quel medesimo anno in cui ci arrivò la sentenza della nostra innocenza, ci presentassimo come olocausto al Sommo Pontefice Paolo III, perché egli vedesse in che cosa potevamo servire Cristo per edificazione di tutti, mentre noi sotto la potestà della Sede Apostolica e in povertà perpetua, eravamo pronti per sua obbedienza ad andare finanche presso gli Indiani, in capo al mondo. Il Signore volle che egli ci accettasse e fosse lieto dei nostri propositi. Perciò sarò sempre obbligato, e con me ognuno degli altri, a rendere grazie allo stesso Signore della messe, dell’intera Chiesa cattolica, e cioè a Gesù Cristo nostro Signore che per bocca del suo Vicario in terra (ciò che è una evidentissima vocazione) trovò conveniente manifestarci il suo gradimento che lo servissimo e volle impiegarci al suo servizio per sempre.

 

 

 

1540

I misteri della vita di Cristo e di Maria

20 (…) Anima mia, ricordati di una certa devozione memorabile, che ti fu data dal Signore in quello stesso giorno e che dovrebbe continuare fino alla morte. Si tratta infatti della vita di Cristo e della Madonna, che io comunicai a ricordare da quel giorno, durante le ore canoniche. Consiste nell’evocare in modo speciale, e con attenzione, ciascuno dei giorni di Cristo, cominciando dall’Incarnazione fino all’Ascensione; e facendo lo stesso anche per la Madonna, dalla sua concezione fino alla morte. Ricordati pure della grande speranza nutrita, che avresti perfezionato questo genere prima della tua morte.

 

 

 

1541

I tre modi di pregare

22. (…) Ricevetti anche direttamente altri stimoli benèfici dallo Spirito Santo, per la mia crescita spirituale. riguardavano nuovi modi di pregare e di contemplare buoni per l’avvenire, e consistevano nel rafforzarmi (attraverso più chiare cognizioni e sentimenti) nei metodi a cui sono già abituato. Così ad esempio, per quel che spetta litanie, misteri di Cristo e dottrina cristiana (una specie di catechismo), mi fu dato di chieder grazie diverse, a seconda naturalmente di ciascuna di quelle categorie, e chieder perdono e ringraziare il Signore, sempre ritenendomi dentro a qualcuno dei tre metodi. Facevo pure le stesse preghiere, utilizzando però successivamente le tre potenze, i cinque sensi, le principali parti del corpo, o anche i vantaggi materiali, che avevo avuti.

 

 

 

19 novembre 1541

Pregare per l’unità dei cristiani e la fraternità universale

25. Il giorno di Santa Elisabetta, regina d’Ungheria, ebbi una grande devozione, quando si affacciarono alla mia mente otto persone insieme con il desiderio di ricordarli e pregare per loro senza tener conto dei loro difetti. Erano il Sommo Pontefice (Paolo III), l’Imperatore (Carlo V), il re di Francia (Francesco I), il re d’Inghilterra (Enrico VIII), Lutero, il Turco (Solimano II), Buccero e Filippo Melantone. In quell’occasione, dentro di me percepii da una parte che su di loro gravava il giudizio di molti, e dall’altra che in me nasceva una santa compassione proveniente da buono spirito.

 

 

 

Autunno 1541

Pregare con il corpo, tempio dello Spirito

30. (…) Ricevesti pure dal Signore un gran desiderio e insieme la speranza di essere dimora dello Spirito Santo. Di più, speravi che gli spiriti maligni non si sarebbero insediati negli spiriti vitali o animali del tuo corpo. Per ottenere tale grazia, avevo l’abitudine di riandare con la mente in vari modi attraverso le facoltà sensibili, le principali membra del corpo ecc. e di pregare Dio che volesse purificarmi in maniera completa. Intorno alle virtù di temperanza, castità e coraggio nel lavoro, ricevetti in grande abbondanza doni di conoscenza e di sentimento, quando il Signore mi dava di pregare assai per ottenerle, assieme con sentimento di fede e di speranza. Che egli sia benedetto per tutti i secoli. Amen.

 

 

 

Gennaio 1542

La speranza dell’unità

33. In questo viaggio (dalla Spagna in Germania) molti furono i sentimenti d’amore e di speranza a riguardo degli eretici di tutto il mondo, che Dio mi diede. Già prima però mi aveva dato una speciale devozione che pensavo dovesse durare sempre, e sentivo unita a fede, speranza e amore. riguardava le seguenti città: Württemberg in Sassonia, la capitale della Sarmazia il cui nome non conosco (Mosca o Kiev), Ginevra nel ducato di Savoia, Costantinopoli in Grecia e Antiochia pure in Grecia, Gerusalemme e Alessandria in Africa… Quest’intenzione mi son sempre proposto di tenerla in mente, sperando che io o qualcuno della Compagnia di Gesù Cristo, un giorno finalmente avrebbe potuto celebrare in tutte queste città.

 

 

 

15 gennaio 1542

Il corpo tempio dello Spirito

35. Anima mia, fa’ attenzione e richiama alla mente che il Signore, nel tempo passato, ti aveva dato molta cognizione a riguardo delle tentazioni e delle molestie dei demoni. Per questo facesti talvolta orazioni e meditazioni attraverso i santi e i misteri di Cristo e la dottrina cristiana o sulle membra del tuo corpo ecc. e chiedendo grazie contro i nemici, specie contro lo spirito di fornicazione, perché la sua forza non fosse più nei tuoi reni, ma venisse cacciata da ogni parte dove fosse lo spirito vitale o animale del tuo corpo. Questa purificazione la chiedesti anche per la tua intelligenza, la memoria e la volontà, nonché per i luoghi dove ti avessi a trovare. Questo lo domandasti con molta devozione di spirito e con molta speranza che ciò ci avverasse prima della tua morte. Lo Spirito Santo ti suggeriva di appellarti insistentemente alla sua divina bontà e purezza, perché volesse abitare nel tuo corpo come nel suo tempio, e così nel tuo spirito: e anche perché gli angeli potessero trovare posto negli spiriti del tuo corpo, dopo aver espulso i nemici. E trovasti molta speranza di raggiungere tale purità, stabilendo poi per parte tua (come del resto avevi già fatto da molto tempo) di osservare stretta temperanza nel mangiare, nel bere e in tutta l’attività esteriore, accompagnata pure da modestia. Capivi infatti che è molto necessario che i cattivi spiriti non abbiano una grande presa per stimolare o la tua sensualità o il tuo spirito. E questo avviene se non trovano il cuore appesantito né dal cibo né dal bere. Anima mia, benedici dunque il Signore che ti ha concesso un desiderio così grande, una volontà assai efficace di purezza corporea e di mondezza spirituale e che per tanto tempo ti ha dato di sentire gli stimoli necessari per osservare la castità del corpo e dello spirito e di avere speranza di ottenerla.

 

Vivere il momento presente

38. In questo stesso tempo fra l’ottava di San Giovanni Battista avvertii un qualcosa di molto necessario per far ordine nell’intimo della propria vita, dei desideri e delle preoccupazioni e per ottenere pace, sia tra le occupazioni spirituali sia tra quelle corporali. Ciò mi avvenne riallacciandomi al detto di Gesù Cristo: «Non angustiatevi per il domani» (cf. Mt 6,34). Infatti anche nei desideri e impegni spirituali converrà al possibile, non darsi affanno per il domani. Ciascuno invece disponga delle sue ore e del tempo di ogni giorno in modo da non lasciarsi andare a divagazioni e apprensioni, o gioiose o tristi, su ciò che dovrà succedere. L’anima infatti divisa da troppo e molto divaricanti preoccupazioni, non può comporti bene col presente, né dedicarsi a questo con tanta pienezza, quanto potrebbe, se non avesse lo spirito disperso.

 

Essere servo obbediente come Maria

39. Nel giorno della Visitazione della Madonna, nel propormi l’umiltà che dobbiamo ai superiori nostri e che conviene avere verso tutte le creature per amore di Maria, provai un certo sentimento buono sull’umiltà di lei, che andò a servire la sua parente santa Elisabetta, umiliandosi, mentre quella era la madre del precursore di Cristo nostro Signore. A questo punto ebbi nel mio spirito un gran desiderio che tutti quelli che in un modo o nell’altro vivono nell’obbedienza, si esercitino fino ad ottenere una perfetta umiltà, pazienza e carità, nel sopportare e onorare i propri superiori, buoni e cattivi, mirando solo a ciò che è bene e non a ciò che è male, e attaccando il loro affetto solo così. Di per sé, quanto il superiore meno appare buono nel suo ufficio tanto più l’inferiore potrebbe perfezionarsi nella sua condizione, che consiste nell’essere servo obbediente, attendo e fedele per timore e amore di nostro Signore.

 

Essere figlio, servo e discepolo come Maria

 

40. Un certo giorno dentro l’ottava della Visitazione della Vergine Maria, ebbi la sensazione dello sgorgare dal più profondo di me di alcuni desideri, tra i quali la domanda a Dio Padre di essere per me (anche se indegno) un padre in modo speciale e di rendermi suo figlio obbediente e riconoscente. Al Figlio di Dio, nostro Signore, domandavo che si degnasse si essermi signore e che per sua grazia io lo servissi in futuro con ogni timore. Allo Spirito Santo chiedevo che mi fosse maestro per istruirmi e che io gli fossi discepolo. Ad impetrare questi doni, con gran devozione imploravo l’aiuto e l’intercessione della figlia eletta di Dio Padre, della serva e Madre di Gesù Cristo, e della discepola dello Spirito Santo, che fu la Vergine Maria, alla quale è facile impetrare da Dio tutte le grazie sopraddette. Desideravo pure che ella mi facesse imparare il modo vero di essere figlio, servo e discepolo sull’esempio di lei, che conosce il comportamento di Gesù Cristo, come figlio suo, servo e discepolo, e anche sa quanto egli fosse umile, e tale come conviene esserlo in ciascuno di questi tre modi di esistenza.

 

41. un giorno fra l’ottava della Visitazione della Beata Maria, ho sentito dei gran desideri di certe grazie, che già prima avevo chiesto in qualche modo nel tempo della Pentecoste precedente (…) Un altro desiderio mi portava a chiedere alla Vergine Madre, Madonna e Avvocata, che si degnasse insegnarmi come essere figlio del Padre, servitore di Gesù Cristo e discepolo dello Spirito Santo, poiché ella stessa è figlia di Dio Altissimo, serva e anche madre di Gesù Cristo, e vera discepola dello Spirito Santo che l’ha santificata, istruita e diretta sempre e in tutto.

 

 

 

7 agosto 1542

Gesù Abbandonato

72. La vigilia di san Lorenzo, era il giorno di san Romano martire, prima della messa mi venne il desiderio di chiedere grazie contro tutte le mie distrazioni e di cercare presso il Signore la forza di governare e disciplinare i miei pensieri, poiché allora stavo in preda alle distrazioni. Trovai così una grazia abbastanza grande nel meditare, al mio solito, il susseguirsi dei misteri, ma in particolare chiedendo questo per la passione sofferta da Cristo nella sua tristezza d’agonia e nella croce, quando esclamò: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.

 

 

 

21 agosto 1542

Gesù Abbandonato e Maria desolata

95. La vigilia del giorno ottavo dell’Assunta mi vennero alla memoria, nel pomeriggio, certi brani evangelici intorno alla passione di Cristo che mi aiutarono assai a trovare devozione nell’ufficio e nelle mie solite orazioni e meditazioni. Erano soprattutto le parole “L’anima mia è triste… passi da questo calice”, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, “Donna, ecco tuo figlio”, “Padre, nelle tue mani…”. A riguardo poi dell’Assunzione ebbi la percezione che la Madonna fu elevata al di sopra dei cori angelici grazie alla parte da lei presa nella passione di suo Figlio, perché la passione è la strada perfetta e diritta per salire al cielo. Mi pareva perciò che per elevarsi alla contemplazione della gloria dell’Assunta conveniva meditare prima la passione del Figlio e la compassione della Madre.

 

La “via Christi”, le tappe della vita di Gesù

96. Nella messa mi venne di meditare su quanto avviene prima della consacrazione, poi dalla consacrazione alla comunione, e infine ciò che si fa dopo la comunione: si tratta di tre punti. Erano legati a un abbondante movimento di spirito buono, che mi portò a questi tre momenti meditativi su Cristo: prima della incarnazione; nel tempo della sua vita sulla terra; dopo la sua ascensione. Di riflesso fui portato a dividere così l’esistenza della Madonna: primo, ciò che patì fino alla concezione di suo Figlio; secondo, fino alla morte e ascensione di lui; terzo, dopo che egli ascese al cielo fino alla sua morte. In questo modo io avevo l’indicazione per poter accogliere nuovi desideri, cioè perché mi fossero comunicate nuove grazie a meglio conoscere ed amare Gesù Cristo con la intercessione di sua Madre. Ciò mi veniva a proposito, come riflessione durante la messa, perché in questo i miei desideri dei doni appropriati ai tempi prima dell’incarnazione sarebbero da esprimere nella parte che va fino alla consacrazione; quanto ai doni corrispondenti al tempo che dall’incarnazione alla passione andrebbero invece nella parte che dalla consacrazione arriva alla comunione; infine ciò che è appropriato al tempo che congiunge la passione al giudizio, nella parte restante.

 

La “via Mariae”, rivivere le tappe della vita di Maria

97. Mi pareva ancora conforme alla mia devozione per la Madonna, di desiderare durante il corso di ciascun anno, nel tempo che va da una festa all’altra della Vergine, che il Signore mi desse grazie simili a quelle di cui lei era ricolmata. Distinguevo prima il tempo che va dalla sua Concezione fino all’Annunciazione del Figlio di Dio: e dovrebbero consistere in una continua preparazione fino a poter dire con veracità: “Ecco la serva del Signore”, già divenuta tabernacolo dell’Altissimo. Poi, da questo momento fino alla morte di suo Figlio, un altro tempo in cui essa penava con lui. Infine di là verso l’Assunzione, un terzo tempo dopo il quale si ricomincerebbe da capo. Durante i primi due tempi conveniva domandare a nostro Signore che mi desse la grazia di sentirlo presente, penando con lui e imitandolo, e poi la grazia di sentirne l’assenza, con dei santi desiderio di seguirlo nella gloria, dopo aver compiuto quaggiù la sua volontà.

 

Gesù Abbandonato e Maria desolata

98. Lo stesso giorno, nel mettermi a riflettere che la passione di Cristo e la compassione della Vergine sono come dei gradini di una scala che porta diritto all’ascensione e all’assunzione, mi venne una gran devozione ad offrire l’alto e il basso, per tutti gli alti e i bassi da me provati. E mi venne il desiderio che nostro Signore mi concedesse la grazia di mai rattristarmi o rallegrarmi se non in conformità con le gioie e le tristezze che Cristo e sua Madre insieme sperimentarono.

 

 

 

30 giugno 1543

Applicazione dei sensi per sentire come Cristo

345. L’uomo provi dunque se stesso nel confronto dei propri sentimenti interiori. Si accorgerà facilmente con gli occhi della sua anima sono offesi dalla sconcezza delle impurità e sporcizie del suo corpo e di quelle della lussuria e della gola. Se considererà pure la cattiva reputazione di cui gode, sentirà cosa significa diffondere malo odore e lo proverà anch’egli di se stesso. Se si accorgerà della propria ira, collera, invidia e superbia, si troverà subito, e lo sentirà, di essere divenuto amaro e insipido: insipido per la propria superbia, amaro nei movimenti di collera o invidia. Se infine diverrà sensibile alla propria pigrizia spirituale ed avarizia, il suo tatto spirituale sentirà come un freddo esagerato, per cui non si saprò affezionare al bene, e si accorgerà che tutto il suo calore è riversato sulle preoccupazioni temporali e sull’amore di esse, dalle quali non si sa districare. Allora sentirà anche le altre possibilità del suo tatto e cioè la troppa tenerezza con cui si trattiene nel riposo, e la troppa durezza per la quale non si lascia penetrare dalle cose divine. L’uomo dunque provi se stesso se vuole nutrirsi del pane celeste, che è cibo e insieme dell’anima e del corpo, rifacimento e glorificazione di ciascun senso. D’altra parte anche noi dobbiamo sforzarci di divenire pasto di Cristo e cibo che egli possa trasformare nel suo Corpo mistico, e in esso farci divenire uomini perfetti e membra utili per l’intero organismo. Perciò guardiamoci dalla possibilità di essere riprovati da qualcuno dei sensi di Cristo.

 

Inizio