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by Paolo Monaco sj

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Saggi >
Primi Gesuiti

Francesco Saverio,
Lettere e altri documenti

Brani scelti, IV

 

 

 

Francesco Saverio,

Lettere e altri
documenti,
Città Nuova,
Roma 1991

 

I - II - III

 

 

 

 

 

 

 

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A Ignazio di Loyola (29 gennaio 1552) 14

 

A Simón Rodrigues (30 gennaio 1552) 15

 

A Simón Rodrigues (27 marzo 1552) 15

 

A Melchiorre Barreto (3 aprile 1552) 15

 

A Simón Rodrigues (7 aprile 1552) 15

 

A Ignazio di Loyola (9 aprile 1552) 16

 

Ad Alfonso Cipriano (6 e 14 aprile 1552) 16

 

Istruzione per Barzeo (6 e 14 aprile 1552) 17

 

 

 

 

 

 

 

 

Al padre Ignazio di Loyola, in Roma (Cochín, 29 gennaio 1552)

Vostra Santa Carità, l desiderio di rivedersi

 

1. Mio vero Padre: ho ricevuto a Malacca, proprio quando sono arrivato dal Giappone, una lettera di Vostra santa Carità e, nell’apprendere le notizie di una vita e di una salute tanto amate, Dio nostro Signore sa quanto ne fu consolata la mia anima. E fra le molte altre e sante parole e consolazioni della sua lettera, ho letto le ultime che dicevano: «Tutto vostro, senza potervi mai dimenticare, Ignazio», le quali, così come con lacrime le ho lette, con lacrime le scrivo, ricordandomi del tempo passato, del molto amore che sempre ha avuto ed ha per me e considerando inoltre come Dio nostro Signore mi abbia liberato dai molti travagli e pericoli del Giappone per l’intercessione delle sante preghiere di Vostra Carità.

 

3. Vostra santa Carità mi scrive quale desiderio Ella abbia di vedermi prima di terminare questa vita. Dio nostro Signore sa quanta emozione hanno fatto nella mia anima queste parole di così grande amore e quante lacrime mi costano ogni volta che mi ricordo di esse; e mi sembra che possano essermi di conforto, poiché non vi è cosa impossibile per la santa obbedienza.

 

22. Per amore e servizio di Dio nostro Signore che Vostra santa Carità, con tutta la Compagnia, mi raccomandi continuamente a Dio. io desidero molto essere raccomandato a tutti i Padri, specialmente ai Professi, e questo per intercessione di Vostra santa Carità.

 

23. E così termino pregando Dio nostro Signore, prendendo come intercessore sulla terra Vostra Carità con tutta la Compagnia, insieme a tutta la Chiesa militante; e quindi in cielo, cominciando da tutti i beati che in questa vita appartennero alla Compagnia, con tutta la Chiesa trionfante, affinché per mezzo delle loro preghiere e meriti Dio nostro Signore mi faccia intendere in questa vita la Sua santissima volontà e, dopo averla intesa, [mi conceda] la grazia per adempierla bene e perfettamente…

Il figlio più piccolo e il maggiore nell’esilio.

 

 

 

Al padre Simón Rodrigues, in Portogallo (Cochín, 30 gennaio 1552)

Aprire il cammino degli altri, perché io da solo non faccio nulla

 

9. Fratello mio Maestro Simón, Dio nostro Signore ci riunisca nella gloria del paradiso, dato che noi procediamo così dispersi. Che sarà, Fratello mio Maestro Simón, se noi ci riuniremo magari nella Cina? Pregate Dio nostro Signore affinché mi dia la grazia di aprire il cammino agli altri, poiché io da solo non faccio nulla.

 

 

 

Al padre Simón Rodrigues, in Portogallo (Goa, 27 marzo 1552)

Ci riunisca nella gloria del paradiso, impresso nella mia anima, vi vedo in spirito

 

2. … Dio nostro Signore ci riunisca nella gloria del paradiso, poiché non so quando ci vedremo di persona in questa vita. Sappiate di sicuro, Fratello mio Maestro Simón, che io vi tengo impresso nella mia anima, e poiché di continuo vi vedo in ispirito, non mi procura più tanto desiderio, come ero solito, quella vista corporea per la quale desideravo tanto vedervi: e la ragione di questo è che vi vedo sempre presente nella mia anima.

 

 

 

Al padre Melchiorre Nunes Barreto, in Bassein (Goa, 3 aprile 1552)

Il frutto delle predicazioni: farsi amare dagli uomini

 

10. E badate che vi raccomando di essere molto amico del Vicario, di tutti i Padri, del Capitano, degli ufficiali del Re e di tutto il popolo, perché nel saper guadagnare la benevolenza degli uomini e nel farsi amare da essi, sta proprio in questo il frutto delle predicazioni.

 

 

 

Al padre Simón Rodrigues, in Lisbona (Goa, 7 aprile 1552)

Desiderio di ricevere notizie dei compagni

 

16. … E poiché temo che le vostre occupazioni non vi daranno il tempo di potermi scrivere tanto a lungo, riceverei una grande carità se raccomandaste a qualche Fratello, che sia stato con voi, di scrivermi tutto quello che è accaduto là, perché io sarei assai confortato da tale lettera.

 

17. Sarei anche consolato se il Rettore del Collegio di Coimbra mi volesse scrivere una lettera, a nome di tutti i Padri e i Fratelli di questo santo Collegio di Coimbra, nella quale mi desse conto del numero dei Padri e dei Fratelli della Casa, delle virtù, dei desideri e della scienza che Dio ha posto in loro. E poiché temo che le sue occupazioni saranno grandi e che non avrà tempo per questo, gli chiedo e prego, per amore di Dio nostro Signore, di dare l’incarico a qualche Fratello affinché molto minuziosamente mi scriva notizie dei Padri e dei Fratelli, dei loro esercizi e santi desideri di patire per Cristo. Infatti in qualche modo si devono ricordare di me dato che io, ricordandomi dei loro santi desideri, sono andato negli anni scorsi in Giappone ed ora in Cina per aprire la strada affinché essi adempiano questi santi desideri e facciano sacrificio delle loro persone. Fratello mio carissimo Maestro Simón, Dio nostro Signore, per la Sua misericordia, ci riunisca nella gloria del paradiso e anche in questa vita presente, se fosse per il Suo servizio.

 

 

 

Al padre Ignazio di Loyola, in Roma (Goa, 9 aprile 1552)

Notizie dei compagni

 

12. Riceverei una grande consolazione se Vostra santa Carità raccomandasse a qualche persona della Casa di scrivermi molto ampiamente notizie di tutti i Padri con i quali arrivammo da Parigi e di tutti gli altri, e della prosperità con cui procedono le cose della Compagnia, tanto dei collegi e delle case, come del numero dei Padri professi, e di alcune persone molto insigni che avevano grandi qualità prima di entrare nella Compagnia e di alcuni importanti studiosi che vi sono in essa, poiché questa lettera sarà uno svago fra le molte fatiche tanto in mare come in terra, nella Cina e nel Giappone. Nostro Signore ci riunisca nella gloria del paradiso e, se fosse per Suo servizio, anche in questa vita presente. Questo si può facilmente adempiere quando per obbedienza mi fosse comandato. Tutti mi dicono che dalla Cina si può andare a Gerusalemme. Se questo fosse così come dicono, io lo scriverò a Vostra santa Carità, e quante leghe vi sono e in quanto tempo ci si può andare… Il suo figlio più piccolo e il maggiore nell’esilio.

 

 

 

Al padre Alfonso Cipriano, in Meliapur (Goa, fra il 6 e il 14 aprile 1552)

Voi vi vedreste chiaramente nella mia anima

 

8. O Cipriano, se conosceste l’amore con cui vi scrivo queste cose, giorno e notte voi vi ricordereste di me e forse piangereste ricordando il grande amore che vi porto; e se i cuori degli uomini si potessero vedere in questa vita, credete, Fratello mio Cipriano, che voi vi vedreste chiaramente nella mia anima. Tutto vostro senza potermi mai dimenticare di voi.

 

 

 

Terza istruzione per il padre Barzeo circa l’umiltà (Goa, fra il 6 e il 14 aprile 1552)

Amare molto il popolo, preghiere e meriti della Compagni
a, esercizi di umiltà, amare i fratelli

 

1. Per prima cosa cercare una grande umiltà circa il predicare, attribuendo, per prima cosa e in maniera perfetta, tutto quanto a Dio.

 

2. In secondo luogo terrò il popolo davanti ai miei occhi, considerando come Dio abbia dato la devozione al popolo per udire la Sua parola, e proprio a motivo della devozione popolare, ha concesso a me la grazia per predicare e al popolo la devozione per ascoltarmi.

 

3. Impegnarsi nell’amare molto il popolo, considerando l’obbligo che gli devo perché, per sua intercessione, Dio mi ha dato la grazia di predicare.

 

4. Considerare inoltre come questo bene mi sia venuto grazie alle preghiere e ai meriti dei membri della Compagnia, che con molta carità, amore e umiltà, chiedono a Dio le grazie e i doni per quelli della Compagnia stessa, e ciò per maggior gloria di Dio e salvezza delle anime.

 

5. Pensare continuamente che mi devo umiliare molto perché quello che predico non è affatto mio, ma concesso liberalmente da Dio; e servirmi con amore e timore di tale grazia, come colui che ne deve rendere stretto conto a Dio nostro Signore, guardandomi dall’attribuire alcuna cosa a me stesso, eccetto le molte colpe, i peccati, la superbia, la negligenza e l’ingratitudine sia verso Dio come verso il popolo e i membri della Compagnia, per merito dei quali Dio mi ha concesso questa grazia.

 

6. Chiedere a Dio con grande insistenza che mi faccia sentire, dentro la mia anima, gli impedimenti che io metto da parte mia e a causa dei quali Egli tralascia di concedermi grazie maggiori e di servirsi di me per grandi cose.

 

7. Umiliarmi molto nell’intimo davanti a Dio, che vede i cuori degli uomini, e guardandomi in tutti i modi possibili dal dare scandalo al popolo nel predicare, nel conversare e nell’agire, umiliandomi assai davanti al popolo poiché come ho già detto prima voi gli dovete tanto.

 

8. Quello che soprattutto dovrete fare, meditando sui punti suddetti, è di notare con grande attenzione le cose che Dio nostro Signore vi fa sentire dentro la vostra anima, scrivendole in qualche libretto e imprimendole nella vostra anima, poiché in questo consiste il frutto. E di quello che il Signore vi comunicherà voi mediterete alcuni punti e da essi ne nasceranno altri di grande frutto. E meditando sulle cose che Dio vi comunicherà, esse andranno crescendo soltanto per la misericordia di Dio e voi farete molti progressi se perseverate in questo santo esercizio di umiltà e conoscenza interiore delle vostre colpe, perché in ciò consiste tutto il frutto. Per amore di Dio nostro Signore e per il molto che dovete a nostro Padre Ignazio e a tutta la Compagnia del nome di Gesù, vi prego una volta, un’altra, e tante altre volte quanto posso, di esercitarvi continuamente in questi esercizi di umiltà poiché, se farete il contrario, temo che vi perderete. Infatti saprete per esperienza che molti si sono perduti per mancanza di umiltà: guardatevi di non essere voi fra costoro.

 

9. Non dimenticatevi neanche per un momento che nell’inferno vi sono molti predicatori che ebbero maggiori doti di voi nel predicare, e che con le loro prediche ottennero più frutto di quanto voi fate, e per di più essi furono lo strumento affinché molti lasciassero di peccare. Ma quello che più fa meraviglia è che furono loro la causa strumentale grazie alla quale molti sono andati alla gloria, mentre loro stessi, i miseri, sono andati all’inferno, avendo attribuito a sé quello che era di Dio, gettandosi in mezzo al mondo, rallegrandosi di venire lodati da esso, crescendo in una vana opinione di sé e in una grande superbia, e per tale motivo si sono perduti. Pertanto ognuno si preoccupi di questo, perché, se ben consideriamo, non abbiamo di che gloriarci al di fuori delle nostre malvagità, perché soltanto esse sono opere nostre. Infatti le buone opere Dio le fa per mostrare la Sua bontà e per la nostra confusione nel vedere che con strumenti tanto vili Egli si vuole manifestare agli altri.

 

10. Badate di non disprezzare i Fratelli della Compagnia, se vi sembra di fare di più di loro e che loro non fanno nulla. Abbiate per certissimo che proprio per un riguardo ai Fratelli i quali servono in uffici bassi e umili e per i loro meriti, Dio vi fa più doni e vi dà la grazia per bene operare: di conseguenza voi siete più obbligati con loro di quanto essi non lo siano verso di voi. Questa conoscenza interiore vi avvantaggerà per non disprezzarli mai, ma anzi per amarli e per umiliarvi sempre, Francisco.

 

Inizio