«Il cristianesimo non è la carità come la intendono
molti. Il cristianesimo richiede essere altri Cristo. Se si dovesse coniare
un verbo per esprimerlo bisognerebbe forse dire “gesuire” e cioè vivere come Gesù».
Chi sono i Gesuiti? Per descrivere la vita di circa 20.000
persone, presenti in 127 paesi, che nella Chiesa e nella società fanno di
tutto e anche di più, potrei percorrere tante strade. In questo articolo ne
scelgo una: l’esperienza mistica di
s. Ignazio.
Seguendo questo filo d’oro, cercherò di cogliere gli elementi fondamentali della
spiritualità ignaziana. In essa, più che in tutto il resto, sono
convinto di trovare la novità sempre attuale del carisma ignaziano e l’anima
di ogni sua espressione apostolica.
LA COMPAGNIA DI GESÙ E I CHIERICI REGOLARI
Insieme alla scoperta dell’America, due grandi eventi
dominano la storia della Chiesa del XVI secolo: la Riforma protestante e il
Concilio di Trento.
In questo contesto nascono i Gesuiti che, sviluppando i
modelli di tipo monastico e conventuale, contribuiscono, insieme ad altre
famiglie religiose, alla nascita di una nuova forma di vita religiosa più
adatta ai tempi moderni, quella dei Chierici
regolari: «La finalità
nettamente apostolica, l’estrema mobilità della Compagnia, l’adattabilità ai
diversi ambienti e situazioni, la forte centralizzazione, il tipo di governo
in cui al Generale è concessa una notevole ampiezza di movimento, il quarto
voto di speciale obbedienza al Papa, la libertà da forme di vita ritenute
essenziali allo stato religioso [assenza del coro e dell’abito, NdR], hanno
portato a un nuovo tipo di struttura e di formazione aderente alla società
moderna che aveva preso avvio con l’Umanesimo e il Rinascimento. Questo tipo
di comunità, d’ora in poi, sarà sempre di più il punto di riferimento per le
nuove istituzioni religiose».
La prima volta che Ignazio avverte qualcosa di nuovo è a Manresa, in Spagna, sulle rive del
fiume Cardoner, dove «gli comunicò
Nostro Signore gli esercizi, guidandolo in maniera tale affinché tutto si
impiegasse nel servizio suo e salvezza delle anime; ciò che gli mostrò con
devozione specialmente in due esercizi, ossia, del Re e delle bandiere. Qui
comprese il suo fine e ciò a cui tutto si doveva applicare e avere per scopo
in ogni sua opera, che è quello che ha ora la Compagnia».
Rientrato in Spagna da Gerusalemme, dove voleva stabilirsi
per sempre, Ignazio decide di studiare e di cercare la sua vocazione.
Comincia a vivere uno stile di vita
tutto orientato alla «salvezza delle anime», che attira l’attenzione
di tanti. Soprattutto suscita l’interesse dell’Inquisizione che in vari
processi esamina la sua persona e il libretto degli Esercizi Spirituali.
Proprio questi processi,
a cui egli si sottopone con umiltà e fermezza, aiuteranno Ignazio a prendere
coscienza che le altre forme di vita consacrata già esistenti non fanno per
lui. Attraverso il dialogo con l’autorità della Chiesa, Ignazio vedrà
compiersi quel progetto di Dio che troverà infine a Roma piena accoglienza da
parte del Papa e la sua concreta realizzazione nella fondazione del nuovo
Ordine religioso.
Nella vita di Ignazio e dei Gesuiti non solo emerge una
nuova forma di vita consacrata, ma anche una nuova spiritualità che potremo
chiamare la “spiritualità dell’obbedienza”, della quale tenterò di
evidenziare i punti principali.
Ferito gravemente nella battaglia di Pamplona del 1521,
Ignazio è costretto ad una lunga convalescenza nella sua casa di Loyola. Gli vengono
offerti da leggere due libri: una vita di Gesù e una vita di santi.
Immergendosi progressivamente in questa lettura, Ignazio si innamora di Dio.
Tutto il resto, come l’onore, la vita di corte e l’amore per una grande dama,
perde di valore e attrattiva. Dio è più grande e più bello ed è l’unico che
gli dona una consolazione che non ha fine.
Ignazio sceglie Dio come suo ideale e desidera fare grandi
cose per Lui a imitazione dei santi. È una scelta radicale che lo spinge a
lasciare per sempre la sua casa e la sua famiglia. Ecco la radice di
quell’espressione che diventerà un segno di riconoscimento dei Gesuiti: ad maiorem Dei gloriam (AMDG), per la
maggior gloria di Dio.
Ma leggere il Vangelo non basta, occorre viverlo. A
Manresa, dopo un periodo di forte purificazione, Dio insegna ad Ignazio come
a un bambino i misteri della fede attraverso alcune visioni intellettuali:
della Trinità «sotto forma di tre
tasti»; di come Dio aveva creato il mondo: «una cosa bianca, dalla quale uscivano raggi e con la quale Dio faceva
luce»; della presenza di Gesù Cristo nostro Signore nel Santissimo
Sacramento: «come dei raggi bianchi
che scendevano dall’alto»; dell’umanità di Cristo «come un corpo bianco non molto grande né
molto piccolo, senza, però, vedere distinzione alcuna di membra», e di
Maria «allo stesso modo, senza
distinzione di membra». Infine, sulla riva del fiume Cardoner, riceve
«un’illuminazione così grande che
tutte le cose gli apparivano come nuove… una grande luce nell’intelletto»,
che lo trasforma in un uomo nuovo.
Per le grazie ricevute da Dio il Vangelo in Ignazio
diventa vita e, attraverso la scrittura degli Esercizi Spirituali, «metodo». Il libretto, infatti, contiene
gli eventi fondamentali della storia della salvezza, e in modo particolare i
misteri della vita di Cristo, organizzati in una determinata successione,
proposti secondo vari modi di pregare, orientati alla scoperta della volontà
di Dio e finalizzati all’unione personale con Cristo.
Ignazio, che tutto vede illuminato dall’Amore, riceve in
modo particolare il dono del discernimento degli spiriti. D’ora in poi egli
imparerà sempre di più a vivere «nel Signore nostro», a fare cioè in ogni
momento la volontà di Dio e così poter in tutto amare e servire Dio.
Partito da Manresa per Gerusalemme, il lavoro di Dio si
concentra in modo incandescente su un punto: aiutare le anime. Durante il viaggio, e nella città santa, Gesù
si fa suo compagno e gli si manifestava abitualmente «infondendogli grande consolazione e risolutezza: gli pareva di vedere
una cosa rotonda e grande, come se fosse d'oro... gli pareva di vedere Cristo
continuamente sopra di sé».
L’amore e la condivisione di vita con i poveri, la
conversazione spirituale con le persone alle quali dà gli Esercizi, la cura di alcuni
compagni che condividono la sua vita e l’impegno dello studio, saranno gli
ambiti nei quali Ignazio vive l’amore evangelico.
A Rouen, vicino Parigi, accade un fatto importante che va
messo in evidenza, perché fa da spartiacque decisivo. Ignazio va a trovare un
giovane spagnolo, caduto malato mentre ritornava in Spagna, con l’intenzione
di aiutarlo e di conquistarlo al suo ideale.
Il viaggio è faticoso, l’anima di Ignazio è pesante, gli
sembra di tentare Dio, ma rimane fermo nel suo proposito. Fino a quando,
salendo su un’altura, non viene liberato da questo travaglio spirituale con «una grande consolatione et sforzo
spirituale con tanta allegrezza, che cominciò a gridare per quei campi et
parlar’ con Dio».
Risultato: aiuta il giovane spagnolo ad imbarcarsi per la Spagna e addirittura gli
consegna delle lettere per i tre compagni che non lo avevano seguito a Parigi
e dai quali Ignazio definitivamente si distacca.
Dopo questa esperienza ritorna a Parigi e decide di non
parlare più delle cose di Dio, ma di dedicarsi solo allo studio. Ed è proprio
in questo tempo che Ignazio «conversava
con Mro. Pietro Fabro [Pierre Favre] et con Mro. Francesco Xavier, li quali poi guadagnò a servizio di Dio
per mezzo degli Exercitii».
Così Pierre Favre ricorda quel periodo: «Vivevamo sempre insieme, condividendo la
camera, la borsa; e poi egli mi era insegnante di vita spirituale, dandomi la
possibilità di ascendere alla conoscenza della volontà divina e della mia
propria. Così fu che divenimmo una cosa sola nei desideri, nella volontà e
nel fermo proposito di scegliere la vita, che ora seguiamo tutti noi, i quali
facciamo o faremo parte di questa Compagnia, di cui io non sono degno».
È in questa esperienza di unità che germoglia la Compagnia di Gesù,
fioriscono i «gesuiti». Al centro, però, non c’è più Ignazio, ma Gesù.
Ignazio ha messo da parte il suo desiderio di conquistare i «suoi» compagni.
È diventato uno strumento docile nelle mani di Gesù che lo ha condotto dai
Suoi compagni, da coloro che Egli, per mezzo di Ignazio, vuole chiamare a Sé.
Ignazio, Francisco Xavier e Pierre Favre sono una cosa
sola perché vivono «l'intima legge della carità e dell'amore
che lo Spirito Santo scrive ed imprime nei cuori. L’amore reciproco
troverà posto nel Proemio delle Costituzioni
della Compagnia di Gesù come premessa ad ogni altra regola.
Da questo momento in poi la vita di comunione dei compagni
di Gesù fa un salto di qualità. Per l’amore reciproco, Gesù si rende presente
tra loro come Compagno invisibile e suggerisce nell’unità obbediente al Papa,
Vicario di Cristo, la strada per realizzare il loro desiderio di vivere per
la maggior gloria di Dio e il bene delle anime.
Terminati gli studi parigini e in attesa di partire per
Gerusalemme, Ignazio e i compagni di Gesù si trasferiscono in Veneto. I tempi
di attesa si allungano. In tutto questo periodo Ignazio «hebbe molte visioni spirituali, et molte
quasi ordinarie consolationi; et per il contrario quando fu in Parigi;
massime quando si cominciò a preparare per essere sacerdote in Venetia, et
quando si preparava per dire la messa, per tutti quelli viaggi hebbe grandi
visitazioni spirituali, di quelle che soleva havere stando in Manressa».
Il dono di nuove «visioni» è la traccia che il disegno di
Dio si va realizzando. Di fronte alle domande sulla loro identità, infatti, i
compagni, alla luce dell’esperienza vissuta insieme da Parigi fin qui e su
proposta di Ignazio, decidono il
proprio nome: Compagnia di Gesù.
Questo nome, che sarà confermato da Dio nella visione de La Storta, è così importante
per Ignazio che solo Dio può cambiarlo. Il nome infatti
dice la realtà mistica della Compagnia. La Compagnia non è «di
Gesù» nel senso devozionale del termine. «Di Gesù» vuole dire che la Compagnia è nella
Chiesa una presenza di Gesù, il Compagno per eccellenza, il Figlio obbediente
del Padre inviato nel mondo.
L’amore reciproco, che generava la presenza di Gesù, fa
sperimentare a Ignazio e ai compagni di Gesù un’unità sempre più profonda che
sarà il criterio più importante nella fondazione del nuovo Ordine religioso.
Alla luce di questa esperienza, nel Proemio delle Costituzioni della Compagnia di
Gesù non solo l’amore reciproco ma anche l’unità trova posto come premessa ad
ogni altra regola: «ciò che nel
nostro disegno occupa il primo posto e ha maggior peso sia quel che riguarda
il corpo intero della Compagnia, di cui si cerca sopra tutto l'unione, il
buon governo e il mantenimento in buono stato, a maggior gloria di Dio».
Ma l’unità obbediente dei compagni di Gesù tra di loro e
con il Papa non può essere data per scontata, acquisita o realizzata una
volta per sempre. I compagni sono chiamati a «militare per Iddio sotto il
vessillo della croce»: l’unità obbediente
di Gesù infatti è «fino alla morte e
alla morte di croce».
È quanto Ignazio vede e ascolta nella visione de La Storta, vicino Roma,
proprio alla vigilia dell’incontro con il Papa: «Haveva deliberato, dipoi che fosse sacerdote, di stare un anno senza
dire messa, preparandosi e pregando la Madonna lo volesse mettere col suo figliuolo.
Et essendo un giorno, alcune miglia prima che arrivasse a Roma, in una
chiesa, et facendo oratione, ha sentito tal mutatione nell’anima sua, et ha
visto tanto chiaramente che Iddio Padre lo metteva con Cristo, suo figliuolo,
che non gli basterebbe l’animo di dubitare di questo, senonché Iddio Padre lo
metteva col suo figliuolo».
Il Padre, per la mediazione di Maria e Gesù, accetta
Ignazio e lo mette con il Figlio. Ignazio, e in lui tutti i gesuiti e tutta la Compagnia come unico
corpo, è ricevuto come servitore di Gesù e con Gesù del Padre.
In questa visione, dunque, la chiamata del Cardoner, che
aveva dilatato l’anima di Ignazio su tutta la Chiesa e l’umanità, si specifica.
Ignazio e i compagni di Gesù hanno trovato la via. Per loro vivere il Vangelo
è ri-vivere il mistero di Gesù obbediente che, uno con il Padre, è da lui
inviato nel mondo, perché «sia fatta
la tua volontà come in cielo così in terra».
Ignazio e tutta la Compagnia di Gesù, messa con Gesù Figlio
obbediente e associata alla sua passione, è inviata a «servire soltanto il Signore
e la Chiesa
sua sposa», facendosi carico
delle sue croci. Si comprende allora una dimensione più profonda dell’amore
specialissimo di Ignazio per il Papa, Vicario di Cristo in terra. Per
Ignazio, Figlio obbediente, il Papa è vicario del Padre che lo invia in
missione.
L’azione e l’ispirazione trinitaria che, come abbiamo
visto, danno forma a Ignazio e alla Compagnia di Gesù continuano
nell’intensissima esperienza mistica dell’ultimo periodo della vita di
Ignazio.
Maria e la
Trinità lo guidano nell’incarnazione del carisma, nella
costruzione e nel governo del nuovo ordine religioso e fino alle vette più
alte della vita spirituale: «Et che
anche adesso havea molte volte visioni, maxime quelle, delle quali sopra si è
detto, di vedere Cristo come sole. Et questo gli accadeva spesso andando
parlando di cose di importanza, et quello gli faceva venire in confirmatione.
Quando diceva messa, aveva anche molte visioni; et che quando faceva le
constitutioni le aveva anche molto spesso; et che adesso lo può questo
affirmare più facilmente, perché ogni dì scriveva quello che passava per
l’anima sua, et lo trovava adesso scritto. Et così mi mostro un fasce assai
grande di scritture; delle quali me ne lesse buona parte. Il più erano
visioni, che lui vedeva in confirmatione di alcuna delle constitutioni, et
vedendo alle volte Dio Padre, alle volte tutte le tre persone della Trinità,
alle volte la Madonna
che intercedeva, alle volte che confirmava».
Di fronte ai bisogni dell’umanità, quale può essere il contributo dei Gesuiti e della
spiritualità dell’obbedienza?
Innanzitutto, la vita dei Gesuiti è sicuramente
caratterizzata dall’obbedienza al
Papa: «Anche oggi, in spirito
di fede, la nostra Compagnia riconferma il tradizionale legame d’amore e di
servizio, che la unisce al Romano Pontefice, vuole corrispondere ai desideri
che egli le ha manifestato in diverse occasioni e adempiere alle missioni che
le ha affidato, e allo stesso tempo intende collaborare con il Collegio
episcopale nel servizio dell’evangelizzazione».
Obbedienza al Papa inattuale, fuori moda? La straordinaria
dimostrazione di amore, che tantissime persone hanno voluto dedicare a
Giovanni Paolo II nel momento della sua partenza per il Cielo e a Benedetto
XVI all’inizio del suo mandato, ha evidenziato come oggi l’unità con il Papa
sia invece ancora attuale e significativa. Essa ha fatto vedere al mondo il
volto della Chiesa come Popolo e quanto la spiritualità dell’obbedienza sia
diventata patrimonio di tutta la
Chiesa.
Con gli Esercizi
Spirituali il carisma propone poi un «metodo» universale per raggiungere l’unione con Dio. Anche
oggi, la preghiera personale nel silenzio della solitudine rimane un tempo
necessario,
affinché la parola comunicata nell’incontro con il fratello edifichi sempre
di più la Chiesa
come «casa e scuola della comunione».
In un mondo che propone false identità e libertà, o tende
a disciogliere la persona nella massa, l’esperienza degli Esercizi può rappresentare una via
per rientrare in se stesso, trovare Dio e il
suo amore misericordioso e ritornare da uomini nuovi nella famiglia umana: «La
nostra missione di gesuiti raggiunge qualcosa di fondamentale nel cuore
umano: il desiderio di trovare Dio in un mondo sfregiato dal peccato, e
vivere poi secondo il Vangelo in tutte le sue implicazioni».
D’altra parte, se gli Esercizi Spirituali rappresentano il «prototipo» della via
individuale a Dio, è pur vero che questa esperienza trova la sua pienezza e
un «di più» di senso nell’unione con Dio sperimentata nella comunione con il
fratello. Diventa quindi indispensabile il dialogo tra queste due vie,
affinché l’una e l’altra insieme portino alla Chiesa e all’umanità tutta la
ricchezza che nasce dalle cose nuove e antiche.
Nella società, alla luce del cammino fatto insieme alla
Chiesa, anche i Gesuiti, come «servitori
della missione di Cristo»,
si sentono oggi chiamati e inviati a contribuire con la loro presenza e
testimonianza alla «difficile
ricerca dell’unità del mondo».
Il servizio della
fede e la promozione della giustizia, «di quella “giustizia del Vangelo”, la quale è come il sacramento
dell'amore e della misericordia di Dio» è la missione
attuale dei Gesuiti che include «come
sue dimensioni integrali, proclamazione del Vangelo, dialogo ed
evangelizzazione della cultura». Esse «nascono da un'attenzione obbediente a ciò che il Cristo risorto sta
compiendo per condurre il mondo alla pienezza del Regno di Dio».
Obbedienza al Papa, fedeltà alla Chiesa e servizio
all’umanità, per amore del Padre. Qui sta il cuore segreto dei compagni di
Gesù, l’anima di tutte le loro attività apostoliche, la fonte di irradiazione
del carisma ignaziano nella Chiesa e nel mondo: dire ad ogni uomo, con la
vita e la parola, che può trovare la sua vera libertà e identità, la sua
piena felicità nel dare la propria vita agli altri per amore. Come Gesù.
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