Benedetto XVI, Udienza ai Padri
della Congregazione Generale della Compagnia di Gesù
(Roma, 21 febbraio 2008)
Un’attenzione specifica vi invito infine a riservare a
quel ministero degli Esercizi Spirituali che fin dalle origini è stato
caratteristico della vostra Compagnia. Gli Esercizi sono la fonte della
vostra spiritualità e la matrice delle vostre Costituzioni, ma sono anche un
dono che lo Spirito del Signore ha fatto alla Chiesa intera: sta a voi
continuare a farne uno strumento prezioso ed efficace per la crescita
spirituale delle anime, per la loro iniziazione alla preghiera, alla
meditazione, in questo mondo secolarizzato in cui Dio sembra essere assente.
Proprio nella settimana scorsa ho profittato anch’io degli Esercizi
Spirituali, insieme con i miei più stretti collaboratori della Curia Romana,
sotto la guida di un vostro esimio confratello, il Card. Albert Vanhoye.
In un tempo come quello odierno, in cui la confusione e la
molteplicità dei messaggi, la rapidità dei cambiamenti e delle situazioni,
rende particolarmente difficile ai nostri contemporanei mettere ordine nella
propria vita e rispondere con decisione e con gioia alla chiamata che il
Signore rivolge a ognuno di noi, gli Esercizi Spirituali rappresentano
una via e un metodo particolarmente prezioso per cercare e trovare Dio, in
noi, attorno a noi e in ogni cosa, per conoscere la sua volontà e metterla in
pratica.
Lettera
apostolica Rosarium Virginis Mariae di Giovanni
Paolo II
(16 ottobre 2002)
L'enunciazione
del mistero
29.
Enunciare il mistero, e magari avere l'opportunità di fissare contestualmente
un'icona che lo raffiguri, è come aprire uno scenario su cui concentrare
l'attenzione. Le parole guidano l'immaginazione e l'animo a quel determinato
episodio o momento della vita di Cristo.
Nella spiritualità che si è sviluppata nella Chiesa, sia
la venerazione di icone che le molte devozioni ricche di elementi sensibili,
come anche lo stesso metodo proposto da sant'Ignazio di Loyola negli Esercizi
Spirituali, hanno fatto ricorso all'elemento visivo e immaginativo (la compositio loci), ritenendolo di grande aiuto per
favorire la concentrazione dell'animo sul mistero. È una metodologia, del
resto, che corrisponde alla logica stessa dell'Incarnazione: Dio ha voluto
prendere, in Gesù, lineamenti umani. È attraverso la sua realtà corporea che
noi veniamo condotti a prendere contatto con il suo mistero divino.
A questa esigenza di concretezza risponde anche l'enunciazione
dei vari misteri del Rosario. Certo, essi non sostituiscono il Vangelo e
neppure richiamano tutte le sue pagine. Il Rosario, pertanto, non sostituisce
la lectio divina, al contrario la suppone e la promuove. Ma se i misteri
considerati nel Rosario, anche con il completamento dei mysteria
lucis, si limitano alle linee fondamentali della
vita di Cristo, da essi l'animo può facilmente spaziare sul resto del
Vangelo, soprattutto quando il Rosario è recitato in particolari momenti di
prolungato raccoglimento.
Preghiera ed ascesi: il combattimento spirituale
38. La
chiamata alla santità è accolta e può essere coltivata solo nel silenzio dell'adorazione
davanti all'infinita trascendenza di Dio: «Dobbiamo confessare che abbiamo
tutti bisogno di questo silenzio carico di presenza adorata: la teologia, per
poter valorizzare in pieno la propria anima sapienziale e spirituale; la
preghiera, perché non dimentichi mai che vedere Dio significa scendere dal
monte con un volto così raggiante da essere costretti a coprirlo con un velo
(cfr Es 34, 33)[...]; l'impegno, per rinunciare a
chiudersi in una lotta senza amore e perdono [...]. Tutti, credenti e non
credenti, hanno bisogno di imparare un silenzio che permetta all'Altro di
parlare, quando e come vorrà, e a noi di comprendere quella parola». Ciò
comporta in concreto una grande fedeltà alla preghiera liturgica e personale,
ai tempi dedicati all'orazione mentale e alla contemplazione, all'adorazione
eucaristica, ai ritiri mensili e agli esercizi spirituali.
La prima evangelizzazione: annunciare Cristo alle
genti
77. Chi ama
Dio, Padre di tutti, non può non amare i suoi simili, nei quali riconosce altrettanti
fratelli e sorelle. Proprio per questo egli non può restare indifferente di
fronte alla costatazione che molti di loro non conoscono la piena
manifestazione dell'amore di Dio in Cristo. Nasce di qui, in obbedienza al
mandato di Cristo, lo slancio missionario ad gentes,
che ogni cristiano consapevole condivide con la Chiesa, per sua natura
missionaria. E' slancio avvertito soprattutto dai membri degli Istituti sia
di vita contemplativa che di vita attiva. Le persone consacrate, infatti,
hanno il compito di rendere presente anche tra i non cristiani il Cristo
casto, povero, obbediente, orante e missionario. Restando dinamicamente
fedeli al loro carisma, esse, in virtù della più intima consacrazione a Dio,
non possono non sentirsi coinvolte in una speciale collaborazione con
l'attività missionaria della Chiesa. Il desiderio tante volte espresso da
Teresa di Lisieux, «amarti e farti amare», l'anelito ardente di san Francesco
Saverio che molti, «studiando le scienze, meditassero sul conto che Dio nostro
Signore chiederà di loro stessi e del talento loro concesso, si
smuoverebbero, ricorrendo a quei mezzi e a quegli Esercizi spirituali
che fanno conoscere e sentire dentro le proprie anime la volontà divina e
così, uniformandosi ad essa più che non alle proprie inclinazioni, direbbero:
‘Signore, sono qui, che vuoi che io faccia? Mandami dove vuoi'»,ed altre simili testimonianze di innumerevoli anime
sante, manifestano l'insopprimibile tensione missionaria, che distingue e
qualifica la vita consacrata.
Esortazione
apostolica Pastores dabo vobis di
Giovanni Paolo II
(25 marzo 1992)
80. Se ogni
momento può essere un « tempo favorevole » nel quale
lo Spirito Santo conduce il sacerdote ad una diretta crescita nella preghiera,
nello studio e nella coscienza delle proprie responsabilità pastorali, ci
sono però momenti « privilegiati », anche se più comuni e prestabiliti.
Sono qui da ricordarsi, anzitutto, gli incontri del
Vescovo con il suo presbiterio, siano essi liturgici (in particolare la
concelebrazione della Messa Crismale del Giovedì Santo), siano essi pastorali
e culturali, in ordine cioè al confronto sull'attività pastorale o allo
studio su determinati problemi teologici.
Ci sono poi gli incontri di spiritualità sacerdotale, come
gli esercizi spirituali, le giornate di ritiro e di spiritualità, ecc.
Sono un'occasione per una crescita spirituale e pastorale, per una preghiera
più prolungata e calma, per un ritorno alle radici dell'essere prete, per
ritrovare freschezza di motivazioni per la fedeltà e lo slancio pastorale.
Importanti sono anche gli incontri di studio e di
riflessione comune: impediscono l'impoverimento culturale e
l'arroccamento su posizioni di comodo anche in campo pastorale, frutto di
pigrizia mentale; assicurano una sintesi più matura tra i diversi elementi
della vita spirituale, culturale e apostolica; aprono la mente e il cuore
alle nuove sfide della storia e ai nuovi appelli che lo Spirito rivolge alla
Chiesa.
68. La formazione
continua
è un processo globale di rinnovamento che si estende a tutti gli aspetti
della persona del religioso
ed all'insieme dello stesso istituto.
Essa si deve svolgere tenendo
conto
che i suoi diversi aspetti
sono inseparabili e che si influenzano mutuamente
nella vita di ogni religioso
e di ogni comunità. Possono essere
ricordati i seguenti aspetti:
la vita secondo
lo Spirito o spiritualità:
deve
avere il primato poiché include un approfondimento
della fede
e del senso della professione
religiosa.
Quindi, bisogna privilegiare gli esercizi spirituali
annuali e i tempi di ripresa spirituale
sotto forme diverse;
la partecipazione alla vita
della Chiesa secondo
il carisma dell'istituto
e soprattutto l'aggiornamento dei metodi e dei
contenuti delle attività pastorali,
in collaborazione con gli altri agenti
della pastorale locale;
il riciclaggio dottrinale e professionale,
che comprende l'approfondimento
biblico e teologico,
lo studio dei documenti
del magistero universale
e particolare, una migliore
conoscenza delle culture dei luoghi
in cui si vive e si agisce,
la riqualificazione professionale e tecnica, se c'è motivo;
la fedeltà al proprio carisma,
con una sempre migliore conoscenza
del fondatore, della storia
dell'istituto, del suo spirito,
della sua missione, ed uno sforzo
correlativo per viverli, personalmente ed in comunità.
Formazione dei
chierici
Can. 246 - §5.
Gli alunni facciano ogni anno
gli esercizi spirituali.
La predicazione della Parola di Dio
Can. 770 -
I parroci in tempi
determinati,
secondo
le disposizioni del Vescovo
diocesano,
organizzino quelle predicazioni, che denominano esercizi spirituali e sacre
missioni, o altre forme
adattate alle necessità.
Requisiti per l’ordinazione
Can. 1039
- Tutti coloro che debbono essere
promossi a qualche ordine,
attendano agli esercizi spirituali per
almeno cinque giorni, nel luogo
e nel modo stabiliti dall'Ordinario;
il Vescovo, prima di procedere
all'ordinazione, deve accertarsi
che i candidati li abbiano debitamente
compiuti.
Dimensione
contemplativa della vita religiosa
(Congregazione per gli Istituti
di Vita Consacrata
e le Società di Vita Apostolica, marzo 1980)
22. - L'inserzione ecclesiale
dei Religiosi
I Religiosi e le Religiose,
da parte loro, devono
testimoniare la loro effettiva e cordiale appartenenza, «alla famiglia
diocesana» (C.D. 34).
E questo, non soltanto
rendendosi disponibili, secondo il loro carisma,
alle esigenze della Chiesa
locale
(C.D. 35; cfr.
doc. M.R., passim), ma ancor
più offrendo la loro esperienza spirituale
ai sacerdoti diocesani e facilitando, per tutti
i fedeli, incontri di preghiera.
«V'è poi un particolare
problema, la cui importanza merita
oggi
d'essere segnalata: è quello degli stretti rapporti
che intercorrono tra gli Istituti religiosi
e il Clero in merito alla dimensione
contemplativa
che ogni vita consacrata
al Signore deve
avere come suo costitutivo fondamentale.
I sacerdoti secolari
hanno bisogno di attingere nella contemplazione
la forza e il sostegno
del loro apostolato. Come nel passato, essi devono
trovare
normalmente un appoggio, a questo riguardo,
presso religiosi sperimentati e nel contatto
con monasteri disposti ad accoglierli per gli esercizi
spirituali e per periodi di raccoglimento
e di ripresa » (Messaggio
del Papa alla Plenaria,
n. 4).
Inoltre, la loro partecipazione
alle iniziative di preghiera promosse dalla stessa Chiesa
locale
potrà contri-buire a incrementare e arricchire la vita spirituale
di tutta la comunità cristiana
(cfr. M.R.
24-25).
1. Il prossimo 20 dicembre ricorre il 50° anniversario
della pubblicazione dell’Enciclica Mens nostra del
mio venerato predecessore Pio XI sugli Esercizi Spirituali. È un
documento che ha inciso fortemente nella pastorale degli ultimi decenni; è
sapienza rileggerlo attentamente. Pio XI raccomandava il metodo di
sant’Ignazio, guida sicura in questo cammino per lo speciale carisma ricevuto
da Dio a vantaggio di tutta la
Chiesa.
Da tale storico documento, pastori d’anime e istituti
religiosi hanno preso ispirazione e incoraggiamento ad aprire case di esercizi,
che si possono ben definire “polmoni della vita spirituale” per le anime e
per le comunità cristiane, poiché gli esercizi sono un insieme di
meditazioni e di preghiere nell’atmosfera di raccoglimento e di silenzio, e
soprattutto una particolare spinta interiore suscitata dallo Spirito Santo
per aprire ampi spazi dell’anima all’azione della grazia.
Il cristiano nel forte dinamismo degli esercizi è
aiutato ad entrare nell’ambito dei pensieri di Dio, dei suoi disegni per
affidarsi a lui, Verità ed Amore, così da prendere decisioni impegnative
nella sequela di Cristo, misurando chiaramente i suoi doni e le proprie
responsabilità.
Spero che la ricorrenza di questo cinquantesimo sia
provvidenziale occasione perché sacerdoti, religiosi e laici continuino ad
essere fedeli a questa esperienza e le diano incremento: faccio questo invito
a tutti i sinceri ricercatori della verità. La scuola degli esercizi
spirituali sia sempre un efficace rimedio al male dell’uomo moderno
trascinato dal vortice delle vicende umane a vivere fuori di sé, troppo preso
dalle cose esteriori; sia fucina di uomini nuovi, di autentici cristiani, di
apostoli impegnati. È il voto che affido all’intercessione della Madonna: la
contemplativa per eccellenza, la maestra sapiente degli esercizi
spirituali.
Fra i metodi lodevoli per dare Esercizi ai laici,
quello basato sugli Esercizi spirituali di S. Ignazio di Loyola, fin
dall’approvazione data da Paolo III nel 1548, è il più largamente usato. I
direttori di ritiri, d’altronde, non devono mai cessare di approfondire
l’efficacia delle ricchezze dottrinali e spirituali del testo ignaziano e di
esprimere queste ricchezze secondo la teologia del Concilio Vaticano II. Il
ritiro non deve diventare uno studio dei documenti conciliari; il direttore
deve, però, presentare i temi degli Esercizi, qualunque sia il metodo
di cui si serve, in un contesto teologico familiare ai laici di oggi. Sarebbe
tuttavia diluire il ritiro degli Esercizi con innovazioni che, per
quanto buone in se stesse, riducessero l’efficacia del ritiro chiuso. Queste
iniziative – come: attività di gruppo, discussioni religiose e ricerche di
sociologia religiosa – hanno il loro posto nella Chiesa, ma il loro posto non
è il ritiro chiuso, nel quale l’anima, sola con Dio, riceve generosamente
l’incontro con lui, ed è da lui meravigliosamente illuminata e fortificata…
Bisogna dar, specialmente in Italia, alla predicazione…
un’espressione più forte, più conclusiva, più persuasiva di quanto non abbia
avuto finora. E sappiamo che la predicazione più efficace è proprio quella
degli Esercizi spirituali. Già lo è; ma quanto ancora deve
svilupparsi:
- sia nel contenuto: guai se gli Esercizi spirituali,
per avere quel paradigma meraviglioso e magistrale che S. Ignazio ha loro
lasciato, diventassero una ripetizione formalistica e, direi, pigra, di
questo schema; si deve vedere la profondità di dottrina che esso contiene, la
ricchezza spirituale di cui è sorgente, l’applicabilità enorme che esso apre
davanti; e, quindi, c’è tutta una rielaborazione degli Esercizi che
Noi auguriamo davvero che i nostri bravi sacerdoti sappiano dare;
- di più un’estensione numerica… dobbiamo allargare questa
fonte di salvezza e di energia spirituale, dobbiamo renderla possibile a
tutte le categorie…
Questo momento di intensità e di riflessione su temi
religiosi, che appunto è ciò che caratterizza gli Esercizi spirituali,
deve diventare un’abitudine del popolo cristiano, molto, molto più diffusa e
molto più nutrita di quanto non sia oggi…
Enciclica
Mens Nostra di Pio XI
(20 dicembre 1929)
La grande malattia dell’età moderna, fonte precipua dei
mali che tutti deploriamo, è la mancanza di riflessione, quell’effusione
continua e veramente febbrile alle cose esterne, quella immoderata appetenza delle
ricchezze e dei piaceri, che a poco a poco affievolisce negli animi ogni più
nobile ideale, li immerge nelle cose terrene transitorie e non permette loro
di assurgere alla considerazione delle verità eterne, delle leggi divine, di
Dio, unica fonte di tutto ciò che esiste, unico fine dell'universo creato, il
quale nella sua infinita bontà e misericordia, ai giorni nostri, con
effusione straordinaria di grazie, potentemente tira a sé le anime,
nonostante la corruzione che dappertutto s’infiltra. Ora, a un morbo così
profondo della famiglia umana, quale rimedio migliore possiamo Noi proporre
che indicare tutte queste anime dissipate e stanche al raccoglimento egli Esercizi?…
Nei tempi difficili in cui viviamo, nei quali il
vero senso di Cristo, lo spirito soprannaturale, essenza della nostra santa
religione, soffre tanti ostacoli e impedimenti, nell’imperversare nel
naturalismo, che pelle ad illanguidire la vivezza degli ideali di fede e a
smorzare gli ardori della carità cristiana, è quanto mai salutare sottrarre
l'uomo a quell’«affascinamento della vanità» che «oscura il bene» (Sap 4,12),
e trasportarlo in quella beata solitudine, ove in un celeste magistero
l'anima apprende il vero valore dell'umana esistenza, risposta appunto nel
servizio di Dio, il salutare orrore della colpa, il santo timor di Dio, la
vanità delle cose terrene, e nella contemplazione di Colui che è «via e
verità e vita» (Gv 14,6) impara a deporre l'uomo vecchio (Ef 4,22) e a
rinnegare se stesso e, nell'esercizio dell'umiltà, dell'ubbidienza, della
mortificazione, a rivestirsi di Cristo, fino a giungere a quell'«uomo
perfetto» e quella «misura dell'età piena di Cristo» (Ef 4,13) di cui parla
l'Apostolo, anzi fino a poter dire con lui: «Vivo non già io, ma vive in me
Cristo» (gal 2,20): sublimi ascensione e divina trasformazione dell'anima
compie sotto l'azione della grazia invocata nella più frequente e fervorosa
preghiera, attintale la partecipazione più devota ha il sacrosanti Misteri…
Da questa pienezza della vita cristiana, che gli Esercizi
spirituali apportano e perfezionano, oltre il frutto soavissimo della pace
interiore, germoglia quasi spontaneo un altro importantissimo frutto che ha
una più larga risonanza sociale: lo spirito di apostolato. È infatti naturale
effetto della carità che un'anima, quando è piena di Dio, senta il bisogno di
comunicare alle altre anime la conoscenza e l'amore dell'infinito bene che
essa ha trovato…
Condizione importantissima perché gli Esercizi siano fatti
bene riescano fruttosissimi, è il farli secondo un
metodo sapiente e pratico. Or non vi è dubbio che tra tutti i metodi di Esercizi
spirituali che lodevolmente si attengono ai principi della sana ascetica
cattolica, ve n’è uno che ha riscosso le piene le ripetute approvazioni di
questa Sede Apostolica, ha meritato amplissimi elogi dei Santi e dei Maestri
della vita spirituale, ha raccolto incalcolabili frutti di santità attraverso
ormai quattro secoli: intendiamo alludere al metodo di S. Ignazio di Loyola,
di questo che ci piace chiamare Maestro specializzato degli Esercizi,
il cui «ammirabile libro degli E-sercizi» (Breviario Romano 31 luglio,
Lez. IV), piccolo di mole ma grande e prezioso di
contenuto, dal giorno in cui venne solennemente approvato, lodato,
raccomandato dal Nostro Predecessore Paolo III di santa memoria, «quasi
subito si affermò e si impose – per usare le parole che noi stessi prima del
Sommo Pontificato avemmo già occasione di scrivere – quale il più sapiente e
universale codice di governo spirituale delle anime, quale sorgente inesauribile
della pietà più profonda a un tempo e più solida, quale stimolo irresistibile
e guida sicurissima alla conversione e alla più alta spiritualità e
perfezione (S. Carlo e gli Esercizi spirituali di S. Ignazio, in S.
Carlo Borromeo nel III Centenario della Canonizzazione, n. 23 «settembre
1910» p. 488).
E quando agli inizi del Nostro Pontificato, «assecondando
i voti e gli ardentissimi desideri dei sacri Pastori di quasi tutto l’orbe
cattolico dell’uno e dell’altro rito», con la Costituzione Apostolica
Summorum Pontificum del
25 luglio 1922 «abbiamo dichiarato e costituito S. Ignazio di Loyola Celeste
Patrono di tutti gli Esercizi spirituali, e quindi degli istituti,
sodalizi, associazioni di qualunque genere che prestano cura ed assistono
quelli che fanno gli Esercizi spirituali», non abbiamo fatto altro che
sancire con la Nostra
suprema Autorità quello che già sentivano comunemente i Pastori e i fedeli;
quello che implicitamente più volte avevano detto i Nostri Predecessori,
lodando gli Esercizi spirituali di S. Ignazio, specialmente, oltre il
ricordato Paolo III, i grandi Pontefici Alessandro VII (Lett. Ap. Cum sit, 12
ottobre 1657), Benedetto XIV (Lett. Ap. Quantum secessus,
29 marzo 1753; Lett. Ap. Dedimus sane,
16 maggio 1753), Leone XIII (Ep. Ignatianae commentationes,
8 febbraio 1900); quello che hanno dichiarato con alti elogi, e ancor più con
la loro virtù attinta o aumentata a questa scuola, tutti quelli che (per
usare le parole dello stesso Nostro Predecessore di felice memoria, Leone
XIII) «o per la loro dottrina ascetia o per la
sanità dei costumi» i questi ultimi quattro secoli «sommamente fiorirono»
(Leone XIII; lett. cit.). La sodezza della dottrina spirituale, lontana dai
pericoli e dalle illusioni degli pseudo-mistici, l’ammirabile adattamento ad
ogni ceto e condizione di persone, dalle anime dedite per vocazione alla vita
contemplativa sino agli uomini viventi nel mondo, l’unità organica delle sue
parti, il mirabile ordine con cui si succedono le verità da meditare e i
documenti spirituali, ordinati a condurre l’uomo dalla liberazione della
colpa alle più alte vette dell’orazione e dell’amore di Dio perla via sicura
dell’abnegazione e della vittoria sulle passioni, rendono il metodo degli Esercizi
di S. Ignazio il più raccomandabile e il più fruttuoso.
Breve Pastoralis Officii di Paolo III
(31 luglio 1548, vivente s.
Ignazio)
[…] il diletto figlio Ignazio di Loyola [...] aveva
compilati certi insegnamenti o Esercizi spirituali tratti dalle Sacre
Scritture e dalle esperienze della vita spirituale e redatti in ordine
adattissimo a muovere piamente gli animi dei fedeli [...] noi, che abbiamo
fatto esaminare gli insegnamenti e tali Esercizi [...] li abbiamo
riconosciuti pieni di pietà e di santità e che sono e saranno molto utili e
salutari per l’edificazione e spirituale profitto dei fedeli [...] e tutte e
singole le cose in essi contenute, con nostra certa scienza approviamo,
lodiamo e, col patrocinio del presente scritto, comunichiamo. Molto esortiamo
tutti i singoli i fedeli di Cristo d’ambo i sessi dovunque stabiliti che
vogliano usare gli insegnamenti ed Esercizi tanto pii ed essere in
quelli devotamente istruiti.
Inizio
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