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L’esercizio
del re I
nn. 91-98 degli «Esercizi spirituali» di s. Ignazio
di Loyola |
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INTRODUZIONEL’esercizio del re, insieme alla meditazione dei due vessilli (o bandiere), è stato uno dei fili conduttori che ha attraversato negli anni ‘90 la mia ricerca sul carisma ignaziano e sulla spiritualità ignaziana. Nella dissertazione del baccalaureato, L’esercizio del regno di Cristo nella tradizione della Compagnia di Gesù. I nn. 91-98 degli Esercizi Spirituali di s. Ignazio di Loyola dal 1599 al 1940 (PFTIM, Napoli 1993), riportai i commenti più significativi dei due esercizi dal 1599, anno di pubblicazione del Direttorio del padre Acquaviva, fino al 1940, cioè al periodo pre-conciliare. Avevo anche letto gli autori successivi al 1940, che però non inserii nella dissertazione per mantenere il lavoro nelle proporzioni adeguate. Avevo inoltre maturato il desiderio di conoscere anche gli autori precedenti al 1599, cioè quelli della “prima generazione”, per completare in questo modo tutto l’arco storico dell’interpretazione dell’esercizio del re e della meditazione dei due vessilli. Così, nella tesina di licenza in teologia spirituale, La «gratia Societatis» secondo il padre Nadal (PUG, Roma 1997), ho rivolto la mia attenzione al p. Jeronimo Nadal, uno degli interpeti più rappresentativi e autorevoli dei “primi tempi” della Compagnia di Gesù; colui che, istruito dallo stesso Ignazio, era da questi inviato a suo nome in tutta Europa, per raccontare a tutti i gesuiti della prima generazione la “gratia Societatis”, ovvero, la storia del carisma (l’esperienza personale di Ignazio, gli eventi della fondazione della Compagnia di Gesù, ecc.) e i suoi tratti caratteristici (la maggior gloria di Dio, militare sotto il vessillo di Cristo, la vita apostolica modellata su quella dei Dodici, l’obbedienza, ecc.). Seguendo p. Nadal mi sono trovato quindi a dover dilatare il mio orizzonte su tutto il carisma e alla luce di esso comprendere meglio l’esercizio del re e la meditazione dei due vessilli. Finalmente, dopo molto tempo, sono riuscito a mettere in ordine tutto questo materiale e a sintetizzarlo in questo saggio. Qual è il valore di questa ricerca? Per me è stata l’occasione provvidenziale che mi ha permesso di entrare dentro la “tradizione” spirituale della Compagnia di Gesù ed che mi ha fatto immergere immergere nelle viscere della sua storia come per assorbirne i “valori perenni”. Nello stesso tempo questo studio ha svolto la funzione di prepararmi alla diretta e personale rilettura delle fonti. Perché questa rilettura non fosse né una mera ripetizione del passato e neppure qualcosa di inventato. Ma invece fosse “nuova”, perchè nella mediazione del testo ignaziano ricevessi dallo Spirito Santo il dono del carisma e della sua comprensione. E nello stesso tempo “antica”, perché radicata nella storia del carisma, cioè in quella progressiva comprensione del dono di Dio ispirata dallo stesso Spirito ed espressa da tanti. Ciò che ai miei occhi pare decisivo è comunque lo spirito che legge, lo spirito che interpreta, lo spirito che giudica. L’incontro con Chiara Lubich e la pratica della spiritualità dell’unità, non solo mi ha spinto a conoscere sempre più profondamente Ignazio e il suo carisma, ma soprattutto mi ha dato quella “luce interiore” che non mi fa tanto “copiare” la personalità del mio fondatore, unico e irripetibile come me, quanto riviverne oggi lo spirito, il carisma: essere “fondatore vivo”, spirito nello Spirito. Il saggio non è finito: come tappa di sintesi rimane aperto ad altri contributi, a revisioni e confronti, a correzioni. Spero rappresenti per altri, come è stato per me, un momento di incontro con una storia affascinante, come lo è ogni storia di Dio con l’uomo. |
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