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by Paolo Monaco sj

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Esperienze

Effatà, apriti!

Mese ignaziano

 

 

 

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Note di metodo

 

Programma. 2

 

Appunti

 

Impressioni 4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note di metodo

 

Il mese di esercizi spirituali si è svolto nella casa delle Missionarie del Sacro Costato a Roma (Borgata Ottavia).

 

Vi hanno partecipato sedici religiose di tre congregazioni (Missionarie del Sacro Costato, Figlie di S. Anna, Francescane Missionarie del Sacro Cuore), provenienti da otto paesi (Albania, Bolivia, Brasile, Bulgaria, Ecuador, Filippine, Italia e Taiwan).

 

Il corso era proposto in modo particolare alle novizie e juniores delle Missionarie del Sacro Costato, una congregazione di spiritualità ignaziana, che inserisce l’esperienza del mese ignaziano in due momenti del cammino formativo: all’inizio, in noviziato, e alla fine, in preparazione alla professione perpetua.

 

Insieme con la maestra delle novizie e l’istruttrice delle juniores abbiamo deciso di seguire il libretto di Ignazio nel modo più completo possibile. Per due ragioni.

 

Innanzitutto, perché conoscere, sperimentare e interiorizzare il testo ignaziano è un passaggio fondamentale per tutti coloro che sono chiamati da Dio a vivere la spiritualità ignaziana.

 

In secondo luogo, perché le religiose, alla luce di questa esperienza, nella misura in cui lo vorranno e secondo la grazia di Dio, potranno dare anche ad altri gli esercizi.

 

 

 

Programma

 

Abbiamo voluto privilegiare la «seconda settimana» degli Esercizi, che abbiamo proposto in tutta la sua interezza nei 15 giorni centrali del mese. Di conseguenza abbiamo concentrato nei primi sette giorni la «prima settimana», mentre abbiamo dedicato i sette giorni conclusivi alla «terza e quarta settimana».

 

Durante le tre pause il gruppo ha visitato: il Santuario del Divino Amore; la Cappella de La Storta, nella quale Ignazio ebbe la conferma di essere «messo con il Figlio», cioè, compagno di Gesù; e infine le «Camerette di sant’Ignazio» che si trovano nel palazzo adiacente la Chiesa del Gesù, dove il santo, dopo la fondazione della Compagnia e la sua elezione a generale, visse e concluse la sua vita.

 

In ciascun «giorno di esercizi» erano previsti due incontri: il primo, alle 20.30, nel quale si presentavano gli esercizi da fare nelle cinque ore di preghiera personale (meditazioni, contemplazioni, ecc.); il secondo, alle 15.30, per leggere insieme gli orientamenti metodologici, i criteri di discernimento, ecc. che Ignazio propone nel libretto degli Esercizi.

 

Alle 12.00, sobriamente e in modo spontaneo, celebravamo la messa. La liturgia delle ore, il rosario, ecc., erano vissuti personalmente, in modo tale che ciascuna avesse la maggior libertà possibile di organizzare la giornata di preghiera secondo la propria sensibilità ed esigenza.

 

Ogni giorno tutte le religiose incontravano nel colloquio personale uno degli accompagnatori (oltre a me, la maestra delle novizie e l’istruttrice delle juniores).

 

Per vivere poi il mese di esercizi spirituali come un’esperienza educativa al rapporto con Dio non solo nell’arte della preghiera, ma anche nella spiritualità di comunione (cf. NMI 32-33.42-43), abbiamo proposto alcuni incontri di comunione d’anima in gruppo (novizie, juniores, professe) e, al termine del mese, tutti insieme.

 

Ci è stato di grande aiuto la coincidenza dei primi giorni di esercizi con la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, orientata alla riscoperta di Gesù che, presente dove due o tre sono riuniti nel suo nome, fa la comunità una. Abbiamo così vissuto l’esperienza del mese alla luce dell’unità e ci siamo impegnati a mantenere viva la presenza di Gesù in mezzo a noi.

 

 

 

 

Appunti

 

1) Mi pare di aver capito di più il senso dei tre esercizi: Due vessilli, Tre tipi di uomini, Tre maniere di umiltà. Dice p. Rendina che esse aiutano l’esercitante ad orientare l’intelligenza, la volontà, l’affetto e amore solo verso Dio e la ricerca e accoglienza della sua volontà.

 

Mi chiedevo: perché Ignazio inserisce i tre esercizi tra i misteri di Nazaret-Tempio e il Giordano, ovvero, tra la prima parte della seconda settimana e la seconda nella quale si fa l’elezione?

 

Ho trovato questa risposta: i tre esercizi vogliono in qualche modo rappresentare sinteticamente la crescita e lo sviluppo di Gesù dopo l’esperienza del Tempio e la presa di coscienza di doversi «occupare delle cose del Padre suo». Tornato a Nazaret, Gesù, con l’aiuto dello Spirito Santo, impara nella vita quotidiana ad orientare la sua intelligenza, la sua volontà e il suo amore solo verso «le cose del Padre».

 

I tre esercizi tenderebbero a modellare l’anima dell’esercitante su quella di Gesù. O meglio, a far venire fuori in lui l’«uomo nuovo», cioè, Gesù, l’unico che può sentire la volontà del Padre.

 

Nei tre esercizi si può vedere anche un’impronta trinitaria: il Padre (Due vessilli), il Figlio (Tre tipi di uomini) e lo Spirito Santo (Tre maniere di umiltà-amore).

 

2) Ho notato una straordinaria convergenza tra i misteri proposti dal sesto al dodicesimo giorno della seconda settimana e il testo sull’elezione (169-189). Ad ogni mistero sembravano corrispondere le parole di Ignazio. Uno commentava e spiegava l’altro.

 


3) Ha colpito molto il commento del n. 189, Emendare e riformare la vita, nella linea della cultura del dare e dei sette aspetti della spiritualità dell’unità (cf. Chiara Lubich, Una via nuova, Città Nuova, Roma 2002).

 

4) Hanno risuonato in maniera particolare Gesù abbandonato e Maria desolata come chiavi di lettura della Passione. Nella contemplazione e nella vita quotidiana alcune religiose hanno capito la dinamica della Parola che genera Gesù in noi.

 

5) Ho capito in che senso va cercata la conferma dell’elezione nella terza e quarta settimana. La conferma avviene come conseguenza della purificazione della sensibilità e affettività che nella terza e quarta settimana viene liberata dal disordine che nasce da una parte dalla paura della morte, del dolore, del fallimento, ecc., di tutto ciò che è negativo; e dall’altra viene liberata dalla paura del piacere, della gioia, ecc., di tutto ciò che è positivo.

 

In questo modo l’affettività, che deve vagliare e ponderare i motivi a favore o contrari, è più libera di sentire la volontà di Dio, cioè, di unirsi a Lui e come “uomo nuovo” sentire ciò che Dio sente. Fino ad ora io pensavo che la conferma dell’elezione avvenisse a livello di motivi razionali.

 

6) Per tutte le religiose ha rappresentato una novità e una scoperta importante contemplare Maria come il «dover essere» e considerare se stesse come il «poter essere» Maria. Hanno superato la visione devozionistica che rendeva Maria totalmente diversa e del tutto inavvicinabile.

 

7) Il cammino degli Esercizi è diventato sempre di più un’esperienza di Vangelo, un tempo di «allenamento» alla vita cristiana, esercitandoci nella preghiera, e in tutti gli altri momenti della giornata, a contemplare Cristo «con gli occhi di Cristo», a far vivere cioè in noi Gesù, l’uomo nuovo.

 

 

 

Impressioni

 

Lavorare sul libro degli Esercizi è stato un po’ difficile all’inizio, ma ora vedo il frutto che porto con me: un tesoro che mi è divenuto familiare e che illuminerà il mio cammino. I momenti di comunione d’anima mi hanno aiutata a fare del mese un cammino spirituale concreto, a far crescere la dimensione fraterna, a vedere il Signore nella persona che mi sta accanto. Gli orari mi hanno permesso di trovare il mio ritmo, senza preoccuparmi di altre cose. Infine, il modo nel quale mi hai accompagnato mi è stato di grande aiuto: lasciarmi trovare le risposte insieme al Signore, spingermi ad agire contro me stessa, guardare dove non desideravo, aiutarmi a chiamare ogni cosa per nome e a scendere nelle radici delle situazioni, sono stati momenti di Grazia che porterò per la vita! Grazie di cuore!

 

Non sentivo l’unione con Dio. Sotto la croce Maria si è svuotata di Gesù e ha generato Gesù-Parola. Allora Maria mi ha aiutato a svuotarmi, ad aprirmi. In modo particolare è successo in una messa durante l’omelia e dopo la lettura del vangelo della guarigione del sordomuto: «Effatà», Apriti. Voglio essere pane spezzato per l’altro. Voglio «essere».

 

Ho contemplato Cristo crocifisso: bello. Più grande della sofferenza c’è l’amore, veramente bello. Bellezza che non si può misurare, Gesù, l’Amore che ha dato tutto. Ho contemplato Maria nella Risurrezione: essere Maria, vivendo la Parola come lei ha fatto in tutte le tappe della sua vita. Maria madre della Risurrezione. Io sono figlia della Risurrezione, figlia dell’alba. Anch’io sono chiamata a portare la luce della Risurrezione nel discernimento della Parola qui e ora.

 

Torno a casa per un’altra strada, ho cambiato rotta perché ho incontrato Cristo! La mia vita è nata di nuovo: ho toccato con le mie mani, ho riconosciuto e creduto all’Amore di Dio! Mi sento «divorata» da questa Vita in me e spinta a comunicarla agli altri. La cosa più preziosa che porterò con me è l’esperienza di Gesù-Parola. Parola che parla, non io. Il Signore che si svuota in me ed io in Lui. È una realtà concreta che vivo adesso! Il più bel frutto è la gioia della Vita in me che nasce non dal fare qualcosa, ma dall’essere Qualcuno: Gesù, Maria.

 

Carissimo p. Paolo, conoscendola, ho detto: «C’è qui una generazione nuova di gesuita».

 

Ho riscoperto il senso del mistero pasquale: il dolore come fonte di fecondità e maternità spirituale.

 

Ho sperimentato la liberazione dalla mia via passata.

 

In questo mese di esercizi mi sono convertita: ora credo alla vita nuova in me. Maria è più vicina. Ho contemplato Gesù risorto che sta sempre nella comunità: allora io non posso rimanere da sola.

 

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